E’ nell’ordito di questi giorni – il Triduo Pasquale – che viene tessuta da Dio la salvezza degli uomini e la santità della Chiesa. Compiremo dei gesti liturgici che rendono evidente la salvezza, sottraendo la salvezza a qualcosa di astratto. La lavanda dei piedi, il bacio della croce, la Via Crucis, la spogliazione degli altari, il digiuno del venerdì, l’accensione del cero, così come Domenica abbiamo ricevuto il ramo d’ulivo… C’è una ritualità molto fisica che traduce un desiderio di abbracciare Cristo, di imitare Cristo, di accompagnare Cristo, di baciare Cristo, di stare con sua madre accanto a Cristo, di soffrire con Cristo e soffrire della sua stessa sofferenza, di godere Cristo e della sua resurrezione. Alcuni di questi segni peraltro sono almeno due anni che non li vediamo, non li partecipiamo e ora che le nuove disposizioni lo consentono, vogliamo rigustarne il senso.
Nella Messa della Cena del Signore, il gesto in cui, in maniera sensibile, emerge tutta la novità del cristianesimo è costituito dalla lavanda dei piedi.
Il sacerdote, a imitazione di Cristo, dopo l’Omelia depone le proprie vesti e si cinge i fianchi con un grembiule e con una brocca d’acqua si accosta ad alcuni fedeli per lavar loro i piedi e poi asciugarli. E’ un rito liturgico non una messinscena. E’ un rito che rende visibile l’amore di Cristo per gli apostoli. In realtà, si tratta di un gesto rituale molto tipico tra gli ebrei prima di accostarsi alla mensa. Le mani e i piedi sono le parti più sporche e quando si entra in una casa, si riceve quest’attenzione. Non è solo un fatto di igiene, è un fatto che indica la dignità dell’ospite. Quando Gesù entrerà nella casa di un fariseo, una donna, una prostituta entrerà e da sotto il tavolo laverà i piedi di Gesù con le sue lacrime e con i suoi capelli glieli asciugherà…Gesù non mancherà di rimproverare il fariseo Simone perché non ha ricevuto un bacio di benvenuto e non gli è stata dato l’acqua per lavarsi…Lo riconosce nella sua dignità di ospite, il Figlio di Dio.
Ora, Gesù, maestro e Signore, lava i piedi ai suoi discepoli, glieli asciuga e li bacia. “Li amò sino alla fine”. In quel suo chinarsi sulla sporcizia di quei piedi, c’è tutta la premessa della sua offerta sulla Croce. Quelli sono i piedi di coloro che chiama “amici”. Ci sono i piedi di Pietro di cui Gesù conosce l’impeto del cuore e l’inconsistenza della volontà. Quei piedi saranno roccia su si regge la Chiesa! Mentre glieli li lava, glieli plasma! Ci sono i piedi di Filippo che poco prima gli aveva chiesto “Mostraci il Padre e ci basta” e Gesù gli aveva risposto: “Chi vede me, vede il Padre”. Chissà, Filippo, al vedere il Cristo inginocchiato dinanzi al suo lerciume che immagine di Padre può aver intravisto…? Un Padre di misericordia… Ci sono i piedi dell’amato Giovanni. Non sappiamo perché egli sia l’amato. Ci viene in aiuto la scena della lavanda dei piedi che Gesù ha ricevuto nella casa del fariseo…“poiché ha molto amato, molto le è stato perdonato” dice riferito alla donna. Probabilmente, il boanerghes, ossia il “figlio del tuono” come anche viene chiamato Giovanni, è l’amato non perché migliore di altri, ma perché al contrario molto gli è stato perdonato. Certo, possiamo immaginare una tenerezza maggiore quando Gesù si è imbattuto in quei piedi.
Ci sono i piedi di Giuda che fino all’ultimo Gesù chiama “amico”. Purtroppo, il diavolo ha già ghermito il cuore di Giuda e la potenza di Cristo può agire solo se la libertà di Giuda lo desidera. Solo se vuoi, Cristo salva. Solo se accetti di mostrarti per quello che sei, Cristo libera. La lavanda dei piedi ha la natura di segno e non cambia il cuore. Se non si ha l’umile desiderio di lasciarsi raggiungere da Cristo nelle proprie vergogne, la potenza di salvezza rimane inibita.
Il segno della lavanda ha il compimento in due sacramenti. Il primo è l’Eucarestia. “Li amò sino alla fine” non indica soltanto l’abisso dell’amore, fino al punto ultimo, ma indica anche un amore che è “senza fine”. L’Eucarestia è l’amore di Cristo che vince il peccato e ama senza una misura, per sempre. E’ una lavanda che avviene per il tramite del sangue di Cristo, versato su di noi, su di me, “in remissione dei peccati”. Questo sangue continua ad essere “versato” sugli altari ad ogni Santa Messa. Quel calice contiene efficacemente tutta la potenza salvifica di Cristo di cui la lavanda era segno. Il secondo è il Battesimo. C’è un altro lavacro che purifica, non esteriormente, ma sostanzialmente e ontologicamente, il nostro cuore. La lavanda dei piedi mi ricorda che l’unico modo per stare dinanzi a Cristo è di lasciarmi amare da Lui. Ho bisogno di Uno che non abbia paura della mia polvere, la stessa con cui abbiamo cominciato la quaresima “polvere sei”. Anzi, di quella polvere e di me, se n’è innamorato. Al punto da inginocchiarsi, lui il Creatore e adorare l’ospite, la sua creatura.
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