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Gemelline ogm in Cina. Abbiamo varcato il confine?
NEWS 29 Novembre 2018    di Giulia Tanel

Gemelline ogm in Cina. Abbiamo varcato il confine?

In questi giorni sta facendo il giro del web la notizia, resa pubblica durante l’International Summit on Human Genome Editing in corso a Hong Kong, della nascita di due gemelline “geneticamente modificate” in Cina. Un annuncio tutto da verificare nella sua veridicità, ma che ha comunque lasciato di stucco la comunità scientifica, e non solo. E soprattutto un evento che apre a problemi etici di portata enorme.

Questi i fatti, secondo quanto riportato dalla Cna: il ricercatore cinese He Jiankui ha modificato a livello genetico otto coppie di embrioni – solamente due dei quali hanno appunto già visto la luce, mentre una seconda gravidanza sarebbe ai primissimi stadi – per «dare loro la capacità di resistere all’infezione da Hiv, disabilitando il gene Ccr5, che consente all’Hiv di entrare in una cellula». Per riuscire in questo intento, Jiankui ha utilizzato la tecnologia di editing genetico che va sotto il nome di Crispr/Cas9, la quale – semplificando – è stata paragonata «[…] a un coltellino svizzero multifunzione, dotato di bussola per individuare il punto giusto, morsa per afferrare il Dna, cesoie per recidere. Una volta tagliato, il Dna viene aggiustato dai naturali meccanismi di riparazione della cellula. […] La tecnologia Crispr può produrre mutazioni puntiformi, indistinguibili da quelle naturali, che possono essere impiegate per spegnere un gene dannoso. Oppure è possibile operare correzioni più estese, servendosi di uno stampo che suggerisca le lettere giuste, per far sì che un gene difettoso possa tornare funzionante. Se necessario è possibile anche inserire un segmento nuovo di Dna, che conferisca una nuova caratteristica utile».

Il caso cinese è il primo che va ad agire su esseri umani allo stato embrionale: il Crispr è infatti già stato utilizzato su persone adulte affette da malattie mortali, oltre che sugli animali. E questo fatto apre a questioni importanti, con la stessa comunità scientifica che si divide tra coloro che guardano con scetticismo a una siffatta sperimentazione sugli uomini (peraltro, secondo alcuni, forse non debitamente informati) e invece coloro che lodano l’intento di contrastare la diffusione dell’Hiv.

Kiran Musunuru, esperto di editing genetico presso l’Università della Pennsylvania, fa parte della fazione degli scettici: quello di Jiankui, ha affermato, è «un esperimento su esseri umani che non è moralmente o eticamente difendibile». Lo studioso ha inoltre rilevato che, nonostante l’esperimento abbia portato al beneficio di disabilitare il gene Ccr5, nel contempo esso «porterebbe l’individuo ad aumentato rischio di altre complicazioni mediche, tra le quali contrarre il virus del Nilo occidentale e morire di influenza».

Per quanto riguarda poi una valutazione su un piano di fede, secondo John DiCamillo, del National Catholic Bioethics Center, «i cattolici devono essere attenti a dove sono i pericoli», senza considerare quale negativa ogni novità scientifica. Infatti, se una particolare tecnica è specificamente indirizzata a migliorare la vita di un paziente (e, potenzialmente, dei suoi discendenti), potrebbe essere lecita. Naturalmente questo deve essere fatto senza perseguire la volontà di creare dei super-uomini e senza che, nel rincorrere un fine di per sé anche giusto, si contravvenga al Magistero della Chiesa, laddove esso vieta – per esempio – tecniche di estrazione di sperma ed ovuli al di fuori del rapporto coniugale, o la fecondazione in vitro, oppure la soppressione di embrioni (esseri umani a tutti gli effetti) ai fini della ricerca. Inoltre, dal momento che la tecnologia Crispr è nuova, è anche importante stare attenti rispetto a possibili effetti collaterali non intenzionali e non di immediata scoperta.

A fare eco a tutte le preoccupazioni DiCamillo vi è anche il neuroscienziato padre Tadeusz Pacholczyk, anche lui legato al National Catholic Bioethics Center, il quale ci tiene a porre una sottolineatura particolare sul fatto che «gli embrioni umani sono tra i più vulnerabili tra le creature di Dio» e, proprio per questo, vanno particolarmente tutelati.


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