«Il mio nuovo incarico è una bella sfida a cui sono pronto». È un Georg Gänswein sereno e fiducioso quello che, domenica, è stato intervistato sulle colonne del quotidiano tedesco Bild. Dialogando con la giornalista Tanja May, l’arcivescovo storico segretario di Benedetto XVI ha voluto raccontare anzitutto il suo entusiasmo per il nuovo incarico di nunzio apostolico nei Paesi Baltici, a Vilnius, dove arriverà tra una decina di giorni esatti, il prossimo 22 di agosto, superando la permanenza a Friburgo impostagli da Roma nel maggio 2023, appena cinque mesi dopo la morte di Benedetto XVI.
Proprio a Benedetto XVI a cui è stato vicino per ben 27 anni (prima come dipendente alla Congregazione della dottrina della Fede, poi a partire dal 2003, più da vicino, come segretario), nel corso dell’intervista al quotidiano tedesco, riserva un pensiero di nostalgia: «Mi manca Papa Benedetto Visivamente e fisicamente è assente, ma spiritualmente è quasi onnipresente». Quando l’intervistatrice ha chiesto al monsignor Georg Gänswein se fossero vere le voci di difficoltà se non di attriti tra il pontefice tedesco e papa Francesco, risponde che le considera assurdità passate: «Ora sorrido quando leggo o sento cose del genere».
Tuttavia, pur essendo quella rilasciata una intervista assolutamente serena e piena di fiducia nel futuro, lo storico segretario di Ratzinger non ha mancato di manifestare la sua sofferenza per il periodo – ormai finalmente agli sgoccioli – vissuto fino ad oggi a Friburgo, arrivando a definirlo: «L’anno più difficile della mia vita è alle mie spalle. Ma mi sono riconciliato. Per fortuna non ho avuto problemi, anche se avevo altri progetti, nessuno dei quali si è avverato. La fede e la preghiera sono state e sono i miei migliori aiutanti, dandomi sostegno e forza, soprattutto nei momenti difficili».
Ora, senza nulla togliere a questa ricca ed interessante intervista rilasciata al quotidiano Bild, sia ben chiaro, va detto come questa non sia in realtà la prima volta in assoluto in cui monsignor Gänswein racconta il periodo difficile vissuto dopo l’allontanamento dal Vaticano. Infatti, già in una intervista rilasciata lo scorso giugno – ampiamente ripresa sul sito del Timone -, l’arcivescovo aveva reso nota l’amarezza con cui, pur in piena obbedienza al Santo Padre, aveva lasciato Roma per tornare nella sua città natale. Un’esperienza che lui stesso, con parole forti, aveva chiamato “esilio”.
«In effetti, non poche persone hanno avuto l’impressione che fossi stato mandato “in esilio”», aveva difatti raccontato in quella occasione, «a dire il vero, anch’io la pensavo allo stesso modo, ma ho seguito senza lamentarmi le chiare istruzioni del Papa che dovevo tornare nella mia città natale, Friburgo, anche se senza che mi fosse stato assegnato un nuovo incarico. È stata un’amara esperienza personale. Ma non mi sono lasciato scoraggiare e ho sperato e pregato che un giorno un nuovo compito mi aspettasse».
Ora l’esilio, per così dire, è definitivamente terminato e Gänswein può tornare a servire al meglio la Chiesa. In che modo intenda adesso farlo, è stato nuovamente lui, il neonunzio apostolico nei Paesi Baltici, a raccontarlo alla testata teutonica Bild; l’ha fatto essenzialmente rifacendosi ad un bel passo della lettera paolina ai Filippesi: «Faccio una cosa sola: dimentico quel che sta alle mie spalle e mi slancio verso quel che mi sta davanti» (Fil. 3, 13). Tutto questo, c’è da immaginare, non solo con piena fede nella Chiesa ma anche, e sempre, con Benedetto XVI nel cuore. (Foto: Imagoeconomica)
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