Sabato 14 ottobre, in un incontro promosso dalla fondazione di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che soffre a Graz, in Austria, l’arcivescovo Georg Gänswein ha chiesto sostegno concreto e preghiera per i cristiani che subiscono persecuzioni in tutto il mondo. Non una richiesta “d’ufficio”, ma una necessità vitale per la Chiesa universale poiché, ricorda il porporato che ha accompagnato a lungo come segretario particolare Benedetto XVI, «Non c’è stato un tempo nella storia della Chiesa in cui più cristiani fossero perseguitati che nel presente – anche dove non si sa».
La Chiesa, nelle sue più alte cariche e massimamente nel cuore del Sommo Pontefice, ha molto a cuore il destino dei numerosi fratelli nella fede minacciati materialmente e politicamente, e si prodiga in diversi modi per aiutarli e difenderli dai pericoli, gravi e molteplici, che li colpiscono. Uno di questi modi consiste proprio nel non dire pubblicamente tutto ciò che potrebbe esporre a ulteriore rischio le persone esposte alla persecuzione nei propri paesi.
Una delle opere più instancabili messe in atto a favore dei cristiani perseguitati è quella che si consuma nel cuore stesso del vicario di Cristo in terra, ovvero la sua personale preghiera di intercessione: «Nella vita di preghiera di ogni papa, la Chiesa perseguitata ha un posto fisso.», ha ricordato il prelato. La discrezione diplomatica della Santa Sede però non significa affatto che le diverse chiese sparse per il mondo e appartenenti all’unica famiglia mondiale della Chiesa non debbano interessarsi l’una dell’altra; così si è espresso Monsignor Gänswein durante il Sinodo in corso a Roma: «Più si sa l’uno dell’altro, meglio ci si capisce- o si può parlare direttamente.»
La persecuzione, che spesso infierisce su minoranze inermi, non significa affatto perdita di fede. Nota ancora l’arcivescovo come nei paesi di lingua tedesca il dibattito sia concentrato sulle strutture e le strategie mentre le questioni di fede, che quelle strutture dovrebbero servire, vengono paradossalmente trascurate. Ne è riprova il fatto che risulta più facile ottenere aiuti per costruire un acquedotto che per sostenere le attività di catechesi.
Succede l’opposto in numerosi paesi del continente africano: «Potremmo anche fare una missione al contrario. (…) Nel territorio di lingua tedesca, la vita di fede e anche la conoscenza della fede sono “in caduta libera”. In altri paesi i cattolici sono una minoranza, «ma la vita di fede fiorisce. (…) Se le strutture non aiutano più la predicazione della fede, allora devono essere cambiate – non la fede. Le strutture dovrebbero servire la fede e non dovrebbero sostituirla.»
E se è vero che il desiderio di Dio continua a rendere beneficamente inquieti molti cuori, è anche altrettanto vero che spesso questa ricerca di senso avviene al di fuori della Chiesa, forse addirittura escludendola a priori, in quanto ritenuta ipotesi scadente o ormai esausta nella sua spinta attrattiva. Come cristiani sappiamo che la grazia di Dio è capace di una dolce e instancabile persecuzione nei confronti di tutte le sue creature; cionondimeno dobbiamo ricordarci, come ha detto l’arcivescovo nell’omelia in cattedrale a Graz, che «Il mistero della fede non è chiuso a nessuno, ma la gente può chiudersi ad esso.» (Photo: Imagoeconomica)
Riceverai direttamente a casa tua il Timone
Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone
© Copyright 2017 – I diritti delle immagini e dei testi sono riservati. È espressamente vietata la loro riproduzione con qualsiasi mezzo e l’adattamento totale o parziale.
Realizzazione siti web e Web Marketing: Netycom Srl