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Ganswein: «È l’11 settembre della Chiesa»
NEWS 12 Settembre 2018    di Ermes Dovico

Ganswein: «È l’11 settembre della Chiesa»

Dagli scandali sugli abusi sessuali alla preghiera come mezzo per ricostruire la Chiesa, fino all’incoraggiamento ai laici impegnati nei mezzi di comunicazione cattolici indipendenti. È stato un monsignor Georg Ganswein a tutto campo quello intervenuto ieri alla sala «Aldo Moro» della Camera nell’ambito della presentazione del libro L’Opzione Benedetto, scritto dal giornalista statunitense Rod Dreher e che si ispira all’esempio di san Benedetto da Norcia, fondato sul quaerere Deum, cioè il «cercare Dio» per rispondere all’oscurità che sta attanagliando un mondo sempre più post-cristiano.

L’11 SETTEMBRE DELLA CHIESA

L’arcivescovo Ganswein, prefetto della Casa Pontificia e segretario particolare di Benedetto XVI, ha spiegato, come riferisce Aci Stampa, che la Chiesa sta vivendo «il proprio 11 settembre» (ieri ricorreva il 17° anniversario degli attentati di Al-Qaeda contro gli Stati Uniti), a cui la Sposa di Cristo «guarda piena di sconcerto».

Citando il rapporto del Gran giurì della Pennsylvania e il caso McCarrick, l’ormai ex cardinale al centro di uno scandalo a sfondo omosessuale, Gaenswein ha detto che la catastrofe interna alla Chiesa «non è purtroppo associata a un’unica data, quanto a tanti giorni e anni e a innumerevoli vittime. Vi prego di non fraintendermi. Non intendo paragonare né le vittime né i numeri degli abusi nell’ambito della Chiesa cattolica con le complessive 2.996 persone innocenti che l’11 settembre persero la vita a seguito degli attentati terroristici al World Trade Center e al Pentagono. Nessuno finora ha attaccato la Chiesa di Cristo con aerei di linea pieni di passeggeri». Le cattedrali sono integre ma rimane il dolore per le notizie che «ci hanno informato di quante anime sono state ferite irrimediabilmente e mortalmente da sacerdoti della Chiesa cattolica». Questo ci trasmette «un messaggio ancor più terribile di quanto avrebbe potuto essere la notizia del crollo di tutte le chiese della Pennsylvania insieme alla Basilica del santuario nazionale dell’Immacolata Concezione a Washington».

L’INSEGNAMENTO (INASCOLTATO) DI BENEDETTO XVI

Monsignor Gaenswein cita quella basilica perché proprio lì, il 16 aprile 2008, Benedetto XVI «in modo toccante cercò di scuotere i vescovi convenuti da tutti gli Stati Uniti: parlava chino per la “profonda vergogna” causata “dall’abuso sessuale dei minori da parte dei sacerdoti”». Ma evidentemente «il lamento del Santo Padre non riuscì a contenere il male, e nemmeno le assicurazioni formali e gli impegni a parole di una gran parte della gerarchia». L’arcivescovo tedesco ha ricordato pure due altri forti richiami di Ratzinger e cioè quello alla Via Crucis del 25 marzo 2005, poche settimane prima di essere eletto al soglio di Pietro, quando denunciò la «sporcizia» nella Chiesa e la celebrazione di «noi stessi senza renderci conto di Lui»; e le parole dell’11 maggio 2010 in volo verso Fatima, quando disse che «la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa».

IL VERO E IL FALSO ECUMENISMO

La crisi della fede è manifesta nel crollo della partecipazione alla Messa domenicale: «Nel mio paese, in Germania, solo il 9.8% dei fedeli si incontrano la domenica nelle case di Dio per celebrare l’Eucaristia». Una situazione che stride con la fede e la fortezza dei primi cristiani come per esempio, ricorda Gaenswein, i 49 martiri di Abitina (†304) che si riunirono per la santa Messa nonostante il divieto dell’imperatore Diocleziano, non temendo la morte perché «sine dominico non possumus», cioè senza celebrare il giorno del Signore non possiamo vivere, come disse uno di quei santi. Il prefetto della Casa Pontificia ha parlato pure dell’unico ecumenismo possibile: l’ecumenismo dei martiri «vero e compiuto», già insegnato da Giovanni Paolo II e incarnato da figure contemporanee come santa Edith Stein e Dietrich Bonhoeffer. Ben diverso è invece l’ecumenismo che va oggi per la maggiore e cioè quello della «mondanizzazione» e della «comune fuga da Dio e dalla Chiesa», che «attraversa tutte le confessioni» fino a essere «l’ecumenismo del generale oscuramento di Dio».

È L’ORA DEI FEDELI LAICI NEI «MEZZI DI COMUNICAZIONE CATTOLICI INDIPENDENTI»

Pensando al fatto che Dreher sia un laico che con il suo lavoro «desidera conquistare anime al Regno di Dio», Ganswein ha detto che la crisi della Chiesa è «nel suo nocciolo una crisi del clero». Da qui discende, ora più che mai, la necessità di un maggiore impegno dei fedeli laici a risollevare moralmente e spiritualmente la Chiesa, essendo «scoccata l’ora dei laici forti e decisi, soprattutto nei nuovi mezzi di comunicazione cattolici indipendenti».

LA PROVA PER LA CHIESA. E COME AVVERRA’ IL RISVEGLIO

Di fronte a questa crisi drammatica, Ganswein non ha mancato di richiamare l’insegnamento del Catechismo sulla «prova finale» che attraverserà la Chiesa e «scuoterà la fede di molti credenti», mentre «la persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il “mistero di iniquità” […]» (cfr. CCC 675). Eppure, nonostante i tempi bui, il prelato ricorda che Dio non abbandona i Suoi figli, come ha ben descritto Dreher nel sottolineare la reazione avuta da padre Cassian Folsom, allora priore dei benedettini di Norcia, davanti al terremoto che nel 2016 fece crollare pure la Basilica di San Benedetto, risparmiandone la sola facciata. Padre Cassian «rifletté che il terremoto simboleggiava lo sbriciolarsi della cultura cristiana dell’Occidente, ma che c’era un secondo simbolo di speranza quella notte. “Il secondo simbolo erano le persone raccolte attorno alla statua di san Benedetto, in piazza, per pregare”», scrisse ai sostenitori, indicando l’unico modo per ricostruire.

«Anche Benedetto XVI», ha confidato Ganswein, «dal momento della sua rinuncia si concepisce come un vecchio monaco che, dopo il 28 febbraio 2013, sente come suo dovere dedicarsi soprattutto alla preghiera per la Madre Chiesa, per il suo successore Francesco e per il ministero petrino istituito da Cristo stesso». Secondo l’arcivescovo, la Chiesa saprà rinnovarsi, rendendo possibile al contempo il rinnovamento della nostra civiltà, se seguirà un semplice passaggio della Regola di San Benedetto: «Nulla si anteponga all’amore di Cristo». Il risveglio della Chiesa, che «non è morta, ma solamente dorme e riposa», avverrà ricentrandosi su Cristo crocifisso e risorto, scoprendo la grazia nella crisi, perché «alla fine a “farci liberi” non sarà un particolare sforzo qualsiasi, ma la verità, come il Signore ci ha assicurato».


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