Ad ogni azione corrisponde una reazione pari e contraria. È la terza legge della dinamica a dimostrarlo, ma anche ciò che sta accadendo in Francia in questo periodo di attesa del Natale.
L’azione, è quella intrapresa dall’Associazione nazionale dei sindaci, la quale con una circolare, denominata Vademecum sulla laicità, ha invitato tutti i sindaci francesi ad evitare di riprodurre la scena della Natività all’interno dei municipi.
La reazione, di gran parte dei primi cittadini d’oltralpe, non si è fatta però attendere. Un coro di voci si è alzato per chiedere a Francois Baroin, ex ministro di centro-destra alle Finanze ed oggi presidente dell’Associazione, di “rivedere il documento” al fine di tutelare la tradizione cristiana.
Tre sindaci di altrettanti comuni della regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra (Cogolin, Fréjus e Luc-en-Provence) hanno preso carta e penna e hanno firmato un testo con cui hanno annunciato le proprie dimissioni dall’Associazione. “Protestiamo contro l'abbandono di tutte le nostre tradizioni e delle nostre radici culturali – scrivono gli amministratori locali – Non desideriamo più prendere parte a un'associazione che, con il pretesto di difendere la laicità, calpesta cultura e tradizioni del nostro Paese”.
Dal canto suo, l’Associazione ha tentato di difendersi precisando che non si tratta di una "ingiunzione", bensì di una "raccomandazione" finalizzata a far rispettare la legge del 1905 sulla separazione tra religione e Stato. Ciò non tiene in considerazione, tuttavia, una sentenza del Tribunale amministrativo di Montpellier della scorsa estate, la quale ha stabilito che il presepe ha sì “soprattutto e necessariamente un significato religioso”, ma il divieto previsto dalla legge in questione non si applica a tutti gli oggetti aventi un significato religioso ma solo a quelli che “simboleggiano la rivendicazione di opinioni religiose”.
Considerando dunque che la rappresentazione della nascita di Gesù non rivela “la manifestazione di una preferenza per le persone di fede cristiana”, il presepe – secondo i giudici – non si deve toccare. Anzi, esso è un’espressione della religiosità popolare la cui tutela costituisce un gesto di attenzione, oltre che delle radici spirituali, del patrimonio culturale del Paese.
La pensano così i deputati Hervé Mariton e Philippe Gosselin, promotori di una petizione per chiedere di ritirare il vademecum. Ma la pensano così anche i 106mila cittadini che hanno firmato il testo. Tra loro, Xavier Bertrand, ex ministro del Lavoro e attuale sindaco di Saint-Quentin, il quale ha annunciato che non applicherà quanto richiesto dalla guida, giacché “noi francesi non dobbiamo scusarci per quello che siamo, per i nostri valori”. Ricordando che la Francia, oltre ad essere laica è anche cristiana, Bertrand ha avvisato: “Se cominciamo a vacillare anche sui nostri valori e sulle nostre tradizioni, questo Paese è spacciato”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Julien Aubert, deputato di centro-destra nemmeno quarantenne che ci tiene affinché la Francia rispetti il suo antico bagaglio culturale. Aubert ha presentato due proposte di legge “per metter fine all’attuale deriva” del “politicamente corretto”, integrando la legge del 1905 sulla separazione Chiesa-Stato con una deroga a favore della conservazione “delle nostre radici giudaico-cristiano, delle nostre tradizioni, del nostro folklore e delle nostre usanze culturali tradizionali”.
Visto il clima che si respira in Francia, le due leggi difficilmente verranno approvate, almeno non in tempi brevi. Una loro applicazione di fatto sta però già avvenendo. In tutto il Paese, numerosi sono i sindaci che si stanno ribellando all’ennesimo attacco alla tradizione cristiana installando presepi magnificenti negli spazi pubblici delle loro amministrazioni. Il simbolo di questa resistenza dei primi cittadini francesi al vuoto di valori è il volto luminoso di Valérie Boyer, sindaco donna di una circoscrizione di Marsiglia.
Giacca di pelle, chioma nera sciolta lungo la schiena, collanina con la croce al collo, la Boyer spiega così la sua decisione di organizzare un concorso e un’esposizione di presepi nella sua circoscrizione: “Per me il Natale non è andare al supermercato a comprare giocattoli made in China”. Il messaggio è chiaro: la reazione sarà sempre più forte dell'azione tesa a calpestare l'identità cristiana della Francia.