Cattolicesimo francese in forte, drammatica ritirata. È quanto emerge da un’indagine agostana, avviata in prossimità della festa dell’Assunzione di Maria, dell’istituto IFOP per Le Monde sondando un campione di poco più di mille persone (1.009, per l’esattezza). A render rilevanti – anche se forse la parola giusta è sconfortanti – i risultati emersi, il raffronto tra quanto riscontrato con questa ricerca e quello che emerse, sempre in Francia, nel 1988, in occasione della visita di san Giovani Paolo II a Strasburgo.
Ebbene, che cosa dicono questa rilevazione e questo confronto? Che i francesi che oggi si recano a messa settimanalmente sono pochissimi – sotto il 10%, anche sotto il 5 – e che, se nel 1988 il 67% dei francesi affermava di conoscere la preghiera del Padre Nostro «a memoria e integralmente», oggi quella percentuale è scesa al 56%. Non solo.
Anche nella privacy domestica la religione svanisce, con la significativa diminuzione, rispetto al 1988, del numero di francesi che possiede in casa oggetti religiosi come un crocifisso (17%, – 22 punti), un rosario (25%, -13 punti), una statuetta Vergine (23%, -14 punti) o ovviamente una Bibbia (31%, -4 punti).
Chiaramente il quadro si aggrava nella misura in cui si considera la fascia dei giovani, ma questo è abbastanza scontato. Il fatto è che la fede praticata e vissuta – la fede propriamente detta, insomma – sta lasciando un Paese che ebbe una forte tradizione cattolica e che, a ben vedere, ha nei recenti roghi delle sue cattedrali (Notre Dame, la cattedrale di Nantes) una plastica dimostrazione della propria crisi. Dunque tutto è finito, per la Chiesa in Francia? Di certo sono anni cupi, ma forse non tutto è perduto.
A sottolinearlo è lo stesso, insospettabile Le Monde che, nel presentare il sondaggio IFOP, così commenta in apertura: «Erosione, ma anche persistenza». Un commento che si spiega alla luce di due elementi. Il primo è puramente quantitativo: se purtroppo molto del cristianesimo francese è in declino, qualcosa tiene, almeno culturalmente. Per esempio a proposito della conoscenza religiosa: oggi il 44% dei francesi sa che la Pasqua celebra la risurrezione di Cristo. Nel 1988, per quanto possa apparire paradossale, quella percentuale era del 43%. Inoltre, esiste una permanenza qualitativa e politica, per così dire, della religiosità.
Ne dà conto il sociologo Yann Raison du Cleuziou, docente di scienze politiche all’Università di Bordeaux, il quale, intervistato sul punto, sottolinea: «Sì, abbiamo un cattolicesimo che è netta minoranza eppure ha una visibilità, nella società francese, che è quasi maggiore rispetto agli anni ’70 quando era più diffuso. Questo è abbastanza paradossale! Ad esempio, nelle ultime elezioni presidenziali, i cattolici sono stati molto attivi, molto visibili in politica, cosa che non accadeva da decenni. E questa visibilità è legata alla consapevolezza del proprio status di minoranza. Come minoranza, si organizzano per influenzare, mentre in precedenza, essendo in maggioranza, non sentivano il bisogno di difendere i propri interessi, di organizzarsi».
Parole, quelle del sociologo francese, che – attenzione – non negano (né potrebbero) la fortissima crisi della Chiesa né ridimensionano la scristrianizzazione in corso (anche) Oltralpe; tornano però utili per comprendere che, anche nella notte della fede, per così dire, delle sentinelle sono rimaste. Poche? Sì. Isolate? Anche. Però attive ed in grado, se Dio vorrà, di riprendere quel processo di evangelizzazione sempre più necessario. Non in giro per il mondo, come poteva avvenire ed era prioritario solo qualche decennio fa. Fuori dalla porta di casa.
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