È possibile peggiorare un disegno di legge monstre? Obiettivamente, si tratta di una impresa difficile occorrono determinazione ed impegno. Purtroppo, questa determinazione e questo impegno sembrano proprio esserci stati in Francia dove, nel corso della approvazione della nuova legislazione sulla bioetica, è stato approvato un emendamento che, incredibile ma vero, la peggiora ulteriormente.
Già, perché tale legge è già eticamente inaccettabile dal momento che, tra le varie novità, introduce la fecondazione extracorporea per le donne single e le coppie lesbiche; così facendo, diventa quindi assoluto – e non più soggetto a «paletti» quali per esempio quello dell’infertilità – il desiderio di genitorialità da parte di una coppia e non solo.
Si tratta quindi davvero di una legge pessima. Eppure, si diceva, è stata ancora peggiorata. Ciò è avvenuto sabato scorso quando i deputati francesi, in seconda lettura, hanno modificato l’impianto normativo in esame con un emendamento che, intervenendo in materia di aborto, stabilisce un principio sconvolgente: quello secondo cui «il disagio psicosociale» può essere causa di «grave pericolo» per la donna e, pertanto, può divenire valido motivo per abortire. Ora, non occorre essere fini bioeticisti per capire come questa novità – oltretutto approvata nel cuore della notte, come denunciato dai pro life d’Oltralpe, potrà avere effetti catastrofici sotto il profilo antropologico.
Nella misura in cui, infatti, si introduce un concetto nebuloso e indefinito come quello di «disagio psicosociale» su un versante già drammatico come quello dell’aborto volontario, di fatto si fa solo una cosa: si spalancano praterie alla cultura abortista. O forse qualcuno ritiene che sarà facile verificare in modo oggettivo e neutro «il disagio psicosociale»? Chiaramente non lo sarà. Ne consegue come, a lato pratico, con questo emendamento potrà davvero avere effetti devastanti.
Sì, perché se da una parte oggi il Collegio nazionale dei ginecologi e ostetrici francesi (CNGOF) già riconosce l’aborto basato sul «disagio psicosociale» come pratica «poco conosciuta» – e riguardante per lo più «donne in situazione di pericolo personale, violenza, difficoltà psicologiche» -, dall’altra con l’emendamento inserito nella nuova legislazione della bioetica, la possibilità di pratiche abortive di questo tipo rischia davvero di estendersi a dismisura. Tanto più, come evidenziato dal dottor Aubert Agostini, professore di ginecologia all’Assistance publique des hôpitaux di Marsiglia (AP-HM), che ad oggi «esistono pochissimi strumenti per valutare il disagio psicosociale».
Ma se «esistono pochissimi strumenti per valutare il disagio psicosociale», cosa accadrà a lato pratico con la svolta abortiva introdotta dai deputati francesi? Quello che già si diceva poc’anzi: si assisterà ad una esiziale dilatazione del concetto di autodeterminazione della donna, ossia di insindacabilità dell’aborto procurato, che diventerà così molto più che una possibilità, evolvendo di fatto quasi a diritto fondamentale. Benissimo fanno pertanto i pro life francesi, già sulle barricate per la nuova legislazione bioetica monstre – contro la quale hanno alzato la voce anche i vescovi d’Oltralpe -, a denunciare l’emendamento notturno sull’aborto per «disagio psicosociale» come intollerabile colpo di mano, specie nella Francia di oggi.
Sì, perché nonostante la fama della nazione francese quale felice eccezione demografica europea, con la natalità ad alti e invidiati livelli, dal 2014 le nascite per donna sono scese sotto il decisivo tasso di sostituzione (2,1) arrivando nel 2019 a 1,85: e 0,25 – numero apparentemente minimo – nel contesto demografico odierno è una quota molto consistente. Significa che, sia pure con ritardo rispetto ad altri Paesi, a partire dell’Italia, anche la Francia sta sprofondando nell’inverno demografico. E leggi come quella in fase di approvazione sulla bioetica – con l’aborto riconosciuto anche per «disagio psicosociale – di certo non contribuiranno a migliorare le cose. Tutt’altro.
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