Il 9 gennaio, più di 8 milioni di devoti filippini, per lo più scalzi, hanno riempito le strade della capitale Manila per la processione annuale del “Nazareno Nero”, una delle più grandi manifestazioni di devozione religiosa al mondo – conosciuta con il nome di Translacion. Si stima che quest’anno abbiano partecipato 8,1 milioni di pellegrini, superando di gran lunga i 6,5 milioni del 2024 e i 4 milioni del 2019. L’evento, che comprendeva una veglia notturna, diverse Messe e una processione di quasi 24 ore, ha segnato una delle maggiori affluenze della sua storia.
La processione, che è iniziata alle 4:41 del mattino e si è conclusa più di 21 ore dopo nella chiesa di Quiapo, prevede che i devoti portino attraverso tutta la città una statua di legno a grandezza naturale che rappresenta Gesù Cristo coronato di spine e recante una croce nera. Milioni di cattolici filippini si uniscono alla marcia ogni anno per vedere e toccare la statua di Gesù Nazareno, che si ritiene sia fonte di innumerevoli guarigioni e miracoli nel corso degli anni. «I devoti non vogliono lasciarla [la statua di Gesù, n.d.R.] andare, ma onestamente, è lui che non vuole lasciarci andare. È Lui che ci tiene», ha detto padre Rufino Sescon Jr., rettore della Basilica Minore e Santuario Nazionale di Gesù Nazareno, nell’omelia dopo la processione. «Sappiamo che è il primo che non si stanca mai, il primo che non si stanca mai, il primo che non smette mai di aiutarci», ha proseguito.
Milioni di pellegrini hanno percorso la processione a piedi nudi per imitare l’esperienza del Calvario. Il Nazareno Nero ha percorso una distanza di circa 6,5 chilometri (circa 4 miglia) dalla Tribuna Quirino alla Basilica Minore e Santuario Nazionale di Gesù Nazareno, notoriamente conosciuta come Chiesa di Quiapo, a Manila. Quando l’immagine di Gesù ha raggiunto la chiesa di San Sebastian, 15 ore dopo, i devoti hanno assistito al tradizionale Dungaw, l’incontro solenne tra il Nazareno Nero e l’immagine di Nostra Signora del Monte Carmelo, che rappresenta simbolicamente l’incontro tra Gesù e sua madre Maria, afflitta dal dolore, sulla Via Crucis.
La statua venne portata a Manila nel 1606 dal Messico dai missionari spagnoli. Nonostante la nave che la trasportava prese fuoco, la statua carbonizzata sopravvisse e fu chiamata per questo “Nazareno Nero”. Oggi, custodita nella chiesa di Quiapo, rimane un potente simbolo di miracoli e preghiere esaudite per i fedeli. È anche sopravvissuta miracolosamente agli incendi che hanno distrutto la chiesa due volte, alle inondazioni dovute a numerosi tifoni, a due terremoti e ai bombardamenti della Seconda guerra mondiale.
Jahbee Cruz, il fotografo che ha seguito la processione negli ultimi sei anni, ha riferito che «partecipare alla più grande processione delle Filippine è un’esperienza profondamente toccante. Stando in mezzo a milioni di persone unite nella fede, ho sentito la presenza di Dio in ogni preghiera, in ogni inno e in ogni passo fatto con sacrificio. […]. Attraverso il mio obiettivo, non stavo solo catturando immagini: ero testimone dell’anima di una nazione che si arrendeva all’amore di Dio. Questo evento mi ha profondamente ispirato a servire con una devozione ancora maggiore. Ogni foto è diventata più di una semplice istantanea; è stata una storia della fede incrollabile e della speranza del popolo filippino. Mi ha ricordato che il mio lavoro è un ministero, la mia offerta per condividere la bellezza della grazia di Dio e avvicinare gli altri a Lui».
Per molti, la processione non è solo un momento di devozione, ma occasione di vera e propria conversione. Tra la folla quest’anno era presente il turista britannico Adan Jeffrey, 26 anni, che si dichiara ateo. Venuto alla processione per curiosità ne è poi rimasto profondamente colpito, tanto da dichiarare a Rappler in una videointervista: «Non ho mai visto nulla di simile: la lunghezza della coda, la quantità di persone, la devozione che hanno; aspettare così tanto tempo per baciare la statua è davvero fenomenale. È un po’ difficile da comprendere. Queste persone sono così devote; ci hanno messo così tanto tempo, impegno e amore. Non ho mai vissuto un’esperienza simile. Non ho mai avuto una passione per qualcosa come quella che queste persone hanno per la religione. È incredibile da vedere. È una cosa che apre gli occhi, davvero. Qui fuori si vede l’amore… lo si sente».
Anche gli attuali e gli ex detenuti della prigione regionale di Leyte hanno partecipato alla processione e alla Santa Messa. Per l’ex detenuto Maki Gonzalez, che ha scontato 15 anni di carcere per tentato omicidio, il Nazareno Nero è diventato la sua via di redenzione. Gonzalez ha raccontato: «Sono entrato e uscito di prigione, finché non ho incontrato Gesù Nazareno. La mia vita non è più stata la stessa. Sono entrato a far parte di Lingkod Ni Kuya [tradotto come Servi di Gesù, una comunità cattolica dedicata a Gesù Nazareno], e gradualmente ho visto la mia vita trasformarsi. Recentemente ho avuto un ictus, ma sono riuscito a riprendermi tre mesi fa, ed è per questo che la mia fede in Gesù Nazareno si è approfondita ancora di più».
Mentre il peso fisico del Nazareno nero veniva trasportato da milioni di persone, veniva sorretto anche il fardello di innumerevoli anime. Per ogni partecipante alla processione, Gesù che porta la propria croce sulla via del Calvario non è solo, come ognuno di noi non è solo a portare la propria croce se si affida a Lui. (Fonte foto: Facebook)
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