Ieri durante la Messa domenicale nella cattedrale dell’isola filippina di Jolo, nella provincia di Sulu appartenente alla Regione Autonoma nel Mindanao Musulmano, è avvenuto un tragico attentato che è costato la vita almeno a 27 persone.
«È successo durante la Santa Messa», ha dichiarato ad Acs monsignor Lito Lampon, vescovo emerito di Jolo e oggi arcivescovo di Cotabato. «La prima bomba è esplosa mentre i fedeli cantavano l’Alleluia», ha detto Lampon, «la seconda mentre le autorità rispondevano al fuoco». Secondo le autorità regionali un ordigno è esploso all’interno della cattedrale e l’altro all’ingresso.
Come riporta Asianews, che cita Arnel dela Vega, capo del Comando di Mindanao occidentale delle Forze armate filippine, i principali sospettati sono i terroristi di Abu Sayyaf ma sono in corso «ulteriori valutazioni e convalide».
«Jolo è un luogo storico per la comunità islamica di Mindanao», spiega ad Asianews padre Sebastiano D’Ambra, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) da oltre 40 anni a Mindanao. «I cristiani rappresentano una sparuta minoranza. Nel corso degli anni, violenze e minacce da parte dei gruppi radicali li hanno spinti a fuggire dalla città. Al momento, ne restano poche migliaia. La cattedrale di Jolo si trova al centro della città ed è sempre presidiata dai militari, perché obiettivo sensibile. In passato, i rapporti tra musulmani e cristiani erano molto buoni. Lo dimostra la posizione centrale della chiesa. Negli ultimi tempi, con l’ascesa di vari gruppi fondamentalisti, il luogo di culto è finito nel mirino di chi ne vuole la distruzione».
Come Aiuto alla Chiesa che Soffre ha più volte denunciato, da anni nella regione di Mindanao i cristiani subiscono attacchi orribili ad opera degli estremisti islamici e separatisti di Abu Sayaf, affiliati ad Isis.
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