Mentre buona parte della scuola italiana è intenta a lottare contro il patriarcato e «i residui di maschilismo nella società italiana» (citazione puntuale del ministro dell’Istruzione, Valditara), moltissimi genitori si interrogano, tra ansie e speranze, sul destino dei loro figli, sulla loro posizione nel mondo di domani. Ad esempio, ci sono quei genitori, come il sottoscritto, che si chiedono se sia opportuno impegnare bambini maschi di nove anni nella realizzazione di bambole e origami, nell’ambito dell’insegnamento di “tecnologia”, quando solo trent’anni fa, il mio maestro unico ci faceva trascorrere il Natale col seghetto, la colla, il legno, a realizzare presepi intarsiati e altri lavori manuali, senza la necessità di un insegnamento specifico, normato da circolari ministeriali.
Ma tant’è. Il mondo, si dirà, è cambiato. Non esistono giochi, colori, lavoretti per bimbi maschi e i corrispondenti per femminucce. È un approccio retrogrado, trogloditico. Visto dunque che apparteniamo alla categoria dei retrogradi, forse vale la pena esserlo fino in fondo, orgogliosamente. Anche perché in un mondo che osanna le diversità, il paradosso essenziale è che l’unica diversità a non essere valorizzata è quella fra maschi e femmine, considerata mera eredità di stereotipi culturali o religiosi.
Ecco perché a Natale dovremmo regalare ai nostri figli e regalare a noi stessi, e ai loro nonni, un libro per ragazzi appena uscito per le edizioni Passaggio al Bosco: Figlio del Sole di Austin Kimball (€ 12,00). Si tratta di un libro illustrato che unisce tre generazioni: un figlio, un padre, un nonno. Non starò a raccontarvi il suo contenuto, ma mi limito a riportarvi un passaggio dello scambio fra padre e figlio, mentre avanzano nel bosco e nella radura illuminata dal sole:
«Papà, non hai paura di perderti?» domandò Justin. «No, figliolo. Se mi mantengo sul sentiero tracciato, e ho una luce che mi guida e mi mostra il cammino, troverò sempre la mia strada». Parole che valgono un po’ per tutti noi padri, investiti di uno dei compiti più belli e più complessi che ci siano. Figlio del Sole contiene già nel titolo un rimando alla solarità, come emblema del principio maschile ed uranio, il principio dominante del pantheon olimpico, che surclassa la stirpe titanica dove domina la dimensione ctonia. Nella purezza solare anelavano alla propria salvezza gli adepti del culto mitraico, del Sole Invitto, il cui simbolismo confluisce nel cristianesimo.
Così Costantino, che dal 312 in poi fece coniare monete che portavano impresso il simbolo del Sole Invitto, trasformò successivamente la festa del Natale del Sole, in quella del Natale di Cristo. In questo però non c’è da leggere alcuno scandalo né per i cristiani né per gli “anticristiani”, perché la permanenza di una verità spirituale rinnovata dalla salvezza del sacrificio incruento di Cristo è il centro della trasformazione del mondo pagano in mondo cristiano. Mondo nel quale permane l’identità fra Dio incarnato nel maschio e principio solare che illumina la via dell’uomo. Non dice forse Cristo in Giovanni (12,35): «Camminate finché avete luce, perché le tenebre non vi sorprendano. Chi cammina nelle tenebre non sa dove va. Finché avete luce, credete nella luce, perché diventiate figli della luce?».
Unica nota dissonante del volume, il ricorso all’intelligenza artificiale per l’elaborazione delle illustrazioni, prassi ormai piuttosto in voga. Non è un caso se la gioia della luce viene sintetizzata dalla tecnica in riverbero crepuscolare, in alone luminoso, dalle tonalità opache e per certi versi post-apocalittiche. Il che conferma la natura ctonia, titanica, imitativa di ogni prometeismo, la cui fascinazione va sempre combattuta attraverso una consapevole autonomia spirituale dalla tecnica, sulla quale sempre è destinato a trionfare il Sol Justitiae.
Figlio del Sole è dunque il mirabile cammino nella luce di un figlio e di un padre, che ritrovano il nonno e rievocano assieme il potere delle tradizioni, la forza della luce per lottare contro il buio e le sue paure, la riscoperta della dimensione maschile come coraggio, guida, capacità di conservare e trasmettere valori (Fonte foto: Pexels.com)
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