Oggi è il giorno cruciale, quando il premier Giuseppe Conte si presenterà al Senato per ottenere la fiducia e c’è da verificare se troverà i numeri per superare la crisi. Volenterosi, responsabili, costruttori, le definizioni usate per indicare i parlamentari che dovrebbero salvare il Governo Conte sono numerose ma, gira che ti rigira, politici e semplici osservatori guardano ad una pattuglia di fantomatici cattolici.
In realtà al momento solo la Binetti sembra rientrare nell’identikit del centrista ex democristiano che offre il suo voto all’attuale esecutivo, infatti l’Udc di Cesa si è ufficialmente sfilato da ogni trattativa e non sembra che abbia intenzione di portare acqua al mulino della maggioranza.
Molto più consistenti sono stati invece gli appelli provenienti dal mondo cattolico di base e dai vescovi italiani. Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha citato il presidente Mattarella parlando di “tempo di costruttori”. E un richiamo all’assunzione di responsabilità lo hanno fatto le Acli e Azione Cattolica, con quest’ultima che ha parlato apertamente di crisi “deleteria”.
GANDOLFINI: “VA BENE LA RESPONSABILITA’, MA SULLA BASE DI VALORI CHIARI”
Allo stesso tempo c’è tutta una parte di mondo cattolico che guarda con molto scetticismo e disillusione questi appelli all’unità e alla responsabilità. Personaggi che non si fidano a dare un assegno in bianco a Conte al solo scopo di evitare il voto o la formazione di una nuova maggioranza durante la lotta alla pandemia. Uno di questi è il leader del Family Day Massimo Gandolfini che spiega al Timone: «Tutti gli appelli che vanno nella direzione di ricompattare il Paese, per aiutarlo ad uscire dalla grave crisi economica sociale e sanitaria devono essere salutati con favore e sostenuto con convinzione. Ciò premesso non ci si può limitare a dei generici appelli alla collaborazione, ma bisogna esplicitare alcune tematiche di fondo senza le quali io sono convinto che nessuna ricostruzione è possibile».
Il pensiero di Gandolfini va quindi ai gradi temi antropologici e sociali che sono alla base di ogni comunità nazionale: «Dovremmo imparare dal mondo dell’edilizia che da sempre ha ben chiaro che per costruire una casa solida si inizia dalle fondamenta, è queste riguardano i temi fondamentali quali la vita, la famiglia e la mondo dell’educazione della formazione». «Se mi passa il termine», prosegue il neurochirurgo bresciano, «il positivo della pandemia è stato far di rivelare la fondamentale importanza della famiglia nel proteggere la vita, la salute e il benessere dell’intera società».
Gandolfini pretende quindi di vedere prima un programma concreto a sostegno di qualsiasi manovra volta all’unità delle forze politiche: «Non pretendo un libro dei sogni ma bisogna cominciare sostenendo e finanziando ogni forma di contrasto alla piaga della denatalità, iniziando dal ridurre gli aborti che vengono praticati per povertà economica e disagio sociale; serve difendere la famiglia da attacchi ideologici quali genitori 1 e 2 e il suo correlato della legittimazione dell’utero in affitto; contrastare la violenza sui giovani iniziando dal sostenere ogni azione contro la diffusione delle droghe e incrementare la rete della solidarietà sanitaria per difendere le fragilità e allontanare lo spettro del suicidio assistito e dell’eutanasia”.
Il presidente del Family Day prende atto che questi valori «non sono rappresentati in maniera chiara e completa da nessuno degli attuali partiti presenti in parlamento», ma i cattolici «devono influenzare e sostenere con la propria rappresentanza civile e il proprio voto le persone e i partiti che assumo il più possibile nel loro piano strategico i valori della vita, della famiglia e della libertà educativa». «A lungo termine – prosegue – bisognerà mettere in atto un forte impegno culturale e politico, perché sia dia vita ad una rappresentanza sicura che traduca questi principi in azioni politiche concrete». Gandolfini conclude il suo pensiero ricordando che proprio ieri sono ricorsi i 101 anni dallo storico discorso ai liberi e ai forti di Don Luigi Sturzo, «credo che al di là della commemorazione storica abbiamo il dovere di cogliere l’attualità di quel discorso per dargli nuova vita».
ROCCELLA: “ILLUSIONI DIETRO AL SOSTEGNO CHE SI VUOLE DARE A CONTE”
Ancora più perplessità vengono nutrite da Eugenia Roccella, promotrice del Family Day del 2007 e sottosegretario alla Salute dal 2009 al 2011 nell’ultimo governo Berlusconi: «Penso che ci siano delle illusioni dietro l’appello al bene comune e al sostegno che si vuole dare a Conte, perché effettivamente ogni critica avanzata da Renzi è verificabile, siamo il Paese con più morti in rapporto alla popolazione, con la crisi economica più profonda e che ha bloccato la scuola più a lungo». «Comprendo la logica di non disturbare il guidatore», aggiunge Roccella, «ma il guidatore se ne sta approfittando, sta usando la pandemia e gli argomenti della buona volontà per il suo interesse di bottega».
«Perché è irrinunciabile Conte? Non mi sembra un grande leader», si chiede Roccella secondo la quale «questo premier non sta prendendo decisioni che aiutano a risolvere la crisi». L’ex parlamentare del centro-destra ed esperta di bioetica ritiene che lo stesso Conte «dovrebbe fare un passo indietro per facilitare la risoluzione della crisi».
Molto duro anche il giudizio sui cosiddetti cattolici in politica: «Da parecchio tempo sono irrilevanti, lo dico con enorme tristezza e mi sembra che nessuno se ne preoccupi, al massimo ci si preoccupa di avere l’appoggio della Chiesa ma questo non vuol dire una presenza politica cattolica significativa e forte». Roccella si rammarica che non sia stata appresa e sfruttata la lezione della pandemia: «Almeno la metà dei cattolici sono stati permeati dal pensiero del mondo, ma con la sfida del Covid si potevano riprendere alcune questioni antropologiche e sociali da angolazioni diverse. Questo non è stato fatto perché anche tra i conservatori vedo che ha prevalso più che altro l’approccio individualista e liberista della difesa delle libertà personali».
«Noi cattolici dovremmo far emergere il discorso del modello di felicità che la società propone», continua Roccella, «il modello è l’apericena? Non c’è più l’idea di essere felici in altri modi, perché se non offriamo altro allo abbracciamo le tesi tipiche dell’autodeterminazione».
La globalizzazione è un altro tema forte emerso in questa pandemia e che dovrebbe essere cavalcato dai cattolici, afferma ancora Roccella: «Abbiamo visto che ci sono beni essenziali che non possono essere prodotti in altri paesi, la pandemia ci ha fatto vedere le conseguenze di una globalizzazione di uno sviluppo senza freni».
«Bisogna avere un progetto alternativo di sviluppo», conclude, «un modello più rispettoso delle realtà locali, più rispettoso delle vere realtà produttive del lavoro, combattere la smaterializzazione del lavoro e questo modello alternativo i cattolici ce l’avrebbero e non è quello di Conte».
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