Dall’Austria arriva un grido d’allarme che interessa tutta la Chiesa: la conoscenza religiosa è oggigiorno «caduta al minimo» e si vede una «erosione e decostruzione delle credenze cattoliche tradizionali nella conoscenza di fede di non pochi cristiani cattolici».
La pericolosa conseguenza di questa situazione e che, passo dopo passo, goccia dopo goccia, si sta profilando, soprattutto in area germanica, sempre più concreta? Una graduale protestantizzazione della Chiesa cattolica, da intendersi sia rispetto ai contenuti per così dire “innovativi” che vengono avanzati, sia – e in parte di conseguenza -rispetto alla metodologia stessa dell’operare, che va a minare quella che è la struttura, la gerarchia ecclesiastica stessa.
A esprimersi in tal senso, in un comunicato redatto in relazione al Sinodo dei vescovi e ripreso dal Tagespost, è il rettore dell’Università filosofico-teologica Benedetto XVI – Santa Croce, Wolfgang Buchmüller (foto a lato). Un’università fondata nel 1802 presso l’abbazia cistercense di Heiligenkreuz (in italiano: Santa Croce) e che nel 2007 è stata elevata a università di diritto pontificio appunto da papa Benedetto XVI, rispetto al cui pensiero filosofico e teologico vi è grande comunione e interesse – come dimostra il fatto che il nome del Papa emerito è stato aggiunto al nome dell’università stessa -, e un’università che da sempre si qualifica come molto legata a quello che è il ministero petrino e, di conseguenza, che si distingue per la sua fedeltà al Magistero della Chiesa.
Secondo il rettore, un primo pericolo, appunto «soprattutto nei Paesi di lingua tedesca», è di fatto la «messa in discussione» della natura stessa del sacerdozio, con al centro i noti temi del celibato e dell’apertura alle donne. Accanto a questo, e si potrebbe dire in relazione, vi è poi una sorta di nociva, a suo dire, equiparazione tra persone consacrate e laici nella vita della Chiesa stessa. In tal senso si possono vedere dei chiari esempi certamente nel Cammino sinodale tedesco, ma anche in tutta la questione degli abusi che, sottolinea ancora Buchmüller, è stata strumentalmente utilizzata nell’ottica di «cambiare, o addirittura abolire, la struttura sacramentale di base della Chiesa e un sacerdozio sacramentalmente ancorato».
L’APPELLO AL SINODO DEI VESCOVI
Di qui, dopo aver presentato le criticità, la richiesta mossa dal cistercense al Sinodo romano: «Difendere e presentare più in profondità il rapporto tra ufficio, servizio unitario e sacramentalità». E, con questo, andando appunto a combattere quelli che sono dei tentativi di protestantizzare una parte, per la verità sempre più ampia, della Chiesa.
L’auspicio, prosegue quindi il comunicato, è quello che Roma voglia assumere «un chiaro impegno per il celibato e si opponga alla richiesta di ammissione delle donne al diaconato e all’ordinazione sacerdotale».
Due temi, quello del celibato e del ruolo delle donne nella Chiesa che, come ben sanno i lettori del Timone, sono centrali anche nelle discussioni portate avanti in seno al Cammino sinodale tedesco. Cammino che, lo ricordiamo, ha da poco visto la conclusione della Terza assemblea, svoltasi a Francoforte dal 3 al 5 febbraio 2022, ma che è ancora nel pieno dei lavori, tanto che i forum sinodali sono ad oggi impegnati nella revisione di ulteriori testi che verranno poi resi oggetto di discussione.
E Cammino sinodale che rischia di fare pericolosamente scuola, secondo Buchmüller, appunto anche rispetto alla metodologia stessa, con un’impostazione che vede una sorta di “Parlamento” in cui laici e vescovi votano su un piano paritario rispetto a questioni centrali per la fede cattolica. E questo, sottolinea ancora l’abate, «equivarrebbe a una distruzione dell’ufficio sacramentale del vescovo e dell’ufficio di insegnamento della nostra Chiesa».
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