La pornografia è un’industria che frutta miliardi di dollari e che miete sempre più vittime (di tutte le età e di entrambi i sessi), anche in relazione alla facilità con cui è possibile reperire materiale online.
E la pornografia è anche una dei grandi nemici del matrimonio, come ben sa Peter C. Kleponis, psicologo e terapeuta clinico con oltre vent’anni di esperienza nel trattamento delle dipendenze e terapia familiare e recentemente autore del libro Pornografia. Comprendere e affrontare il problema, il cui obiettivo è quello di offrire «un aiuto per ripristinare l’integrità della persona».
Presentando parte dei contenuti del suo nuovo volume in un articolo pubblicato su Those Catholic Men, il dottor Kleponis è andato a evidenziare – e quindi a sfatare – otto miti che vengono comunemente citati quando si parla di pornografia e matrimonio, ma che non aiutano le coppie a guarire e a fare un percorso di rinascita sia personale, sia in ottica matrimoniale.
Mito #1: La pornografia è meglio dell’unione reale
La pornografia soddisfa pienamente le persone? Per lo specialista, la risposta è negativa perché «se lo facesse, i consumatori di pornografia non avrebbero bisogno di cercare costantemente su internet esperienze sessuali più eccitanti». Per rendere meglio il concetto, Kleponis utilizza la metafora del fuoco: «Vedere pornografia è come accendere una miccia. Si accende in maniera vivace ed è attraente, ma si spegne altrettanto rapidamente. Non ci lascia mai soddisfatti. Invece il sesso in una sana relazione coniugale è come un fuoco lento che cresce nel tempo. Potrebbe non essere attraente ogni volta, ma soddisfa e riempie sempre».
Mito #2: «Il sesso è una necessità»
Il sesso non è un bisogno primario come quello di bere e di nutrirsi. Se questi ultimi vengono a mancare, la persona muore, mentre «se non puoi fare sesso, può essere una croce difficile da portare, ma questo non ti ucciderà». In tal senso, il sesso è un appetito che può essere governato e che è bene canalizzare nel giusto contesto, ossia l’unione coniugale.
Mito #3: È colpa del coniuge
Su questo punto il dottor Kleponis è categorico: «Il consumo di pornografia da parte di una persona non è MAI colpa del suo coniuge». E anche se questa affermazione è una via di fuga che viene cavalcata molto spesso (perché si ha litigato, perché ci si unisce raramente, perché non ci si sente rispettati…), non va scaricata sul proprio partner una colpa che è frutto di una decisione e di una responsabilità che sono personali.
Mito #4: La pornografia è solo al maschile
Le statistiche parlano chiaro: un terzo delle persone che visitano siti pornografici appartengono al sesso femminile. E quando la dipendenza è “in rosa” presenta caratteristiche peculiari che rendono molto difficile l’individuazione del problema e la sua risoluzione: da un lato, in quanto le donne sono «attratte da una più ampia varietà di media pornografici rispetto agli uomini»; dall’altra, in quanto la grande vergogna che solitamente attanaglia queste donne fa sì che risulti per loro estremamente difficile chiedere aiuto.
Mito #5: La pornografia è una forma di egoismo
Spesso la pornografia viene concepita dal coniuge che non ne è direttamente coinvolto come un atto egoistico o un fallimento morale. «Tuttavia», afferma il dottore, «come nell’alcolismo, dobbiamo considerare la dipendenza dalla pornografia come una malattia, […] una malattia che colpisce tutta la famiglia».
Mito #6: Chi fa uso della pornografia, vorrebbe più sesso
Questo mito è forse tra i più diffusi. Eppure la realtà è che «la pornografia non ha nulla a che fare con il sesso. È semplicemente una droga che viene utilizzata per far fronte a sentimenti o situazioni difficili». In tale ottica, chi sviluppa questa dipendenza sta solo manifestando di avere un problema, ed è alla radice di questo che bisogna andare.
Mito #7: Il coniuge non è più attraente
Questa credenza, sottolinea Kleponis, è solitamente tipica delle mogli: il marito fa uso di pornografia perché non le trova più attraenti. «È raramente così», afferma però lo specialista, perché – come si è visto nel punto precedente – la pornografia è «semplicemente una droga usata per affrontare sentimenti o situazioni difficili. Ha poco a che fare con il marito o la moglie».
Mito #8: Smettere di usare pornografia per tornare alla vita di un tempo
Guarire da una dipendenza non è facile. Guarire come coppia lo è ancora di più. E questo perché spesso la pornografia è un problema antecedente all’unione coniugale, che quindi non si caratterizza per essere un rapporto sano, tra due persone equilibrate.
Per curare la situazione occorre dunque ricominciare tutto da capo. E, chiosa Kleponis, «anche se questo può essere laborioso, può anche essere eccitante per la coppia lavorare all’unisono per creare il matrimonio che hanno sempre voluto avere!».
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