Durante la conferenza del FVD, partito conservatore olandese di centrodestra nel novembre 2019, è intervenuta Eva Vlaardingerbroek una giovane di 23 anni, laureata in giurisprudenza e dottoranda in Filosofia del Diritto. Il suo discorso ha suscitato molte polemiche in Olanda, dove è stata definita «serva della destra radicale» e «suprematista bianca».
Ma cos’ha detto di così scandaloso?
Eva ha iniziato dalle polemiche furiose suscitate dal titolo della sua relazione “Pericoli del femminismo”. «Come puoi, come donna, essere contro il femminismo? Senza il femminismo non potresti votare, non avresti il diritto di lavorare» e nemmeno il diritto di stare su quel palco. Secondo Eva, però, il femminismo oggi non ha più nulla a che fare con queste cose. Anzi, a causa del femminismo moderno, queste libertà fondamentali sono a rischio. E per dimostrare questo paradosso ha esaminato la tipologia dei messaggi presenti ad una classica “marcia delle donne”: le bandiere antifa, arcobaleno, palestinesi e comuniste e gli slogan, da “Morte al Patriarcato!” a “Tutti gli uomini fanno schifo!” e “Tutti i rifugiati sono i benvenuti!”.
Ecco il paradosso: l’uomo occidentale è il nemico giurato delle femministe, ma la massiccia immigrazione di centinaia di migliaia di uomini soli provenienti da società molto patriarcali non è un problema. «E tutto ciò», ha rincarato la dose Eva, «mentre nel paradiso multiculturale della Svezia, un terzo delle giovani donne è vittima di molestie sessuali».
«Emotivamente, l’Europa inizia, per me, dove uomini e donne interagiscono con serenità. Dove le donne possono essere loro stesse senza dover temere per la propria vita», ha detto citando il musicista e documentarista belga Jan Leyers. «La triste conclusione seguendo questa definizione», ha proseguito, «è che molte città europee non sono più europee».
Ma alle femministe di oggi in realtà non importa dell’Europa e dei suoi valori: «Sono così impegnate ad occuparsi di immaginarie divisioni, di giocattoli “gender neutri” e a farsi crescere i peli sotto le ascelle, che non sono in grado di vedere che è proprio la civiltà europea che permette loro di beneficiare di più libertà di qualsiasi altra donna al mondo».
«Non c’è dubbio che la parità tra uomini e donne davanti alla legge è il gioiello della corona della nostra civiltà europea», ha proseguito tra gli applausi.
Il femminismo, come dimostrano le bandiere comuniste sventolate alla “marcia delle donne”, è stato spesso e volentieri inglobato dal marxismo culturale: la tradizionale lotta di classe è stata sostituita dalla lotta delle minoranze e delle donne contro il nuovo oppressore, l’uomo bianco. «E come liberare la società da questo presunto nuovo oppressore? Semplice, negando le differenze tra uomini e donne».
Ha portato alcuni esempi grotteschi: dal «Signore e Signori» sostituito sui mezzi di trasporto di molti paesi con il più inclusivo «Cari viaggiatori», agli assorbenti igienici che non sono più per «le donne» ma per le «persone mestruate», fino alla sostituzione della parola «man» in parole come «policeman» con «person» per “demaschilizzare” il linguaggio. «E, signori qui presenti, se aprite la porta ad una signora, per le femministe di oggi siete sessisti».
Nel finale Eva ha citato il pensatore francese Alexis de Tocqueville: «In Europa vi sono molte persone che, confondendo i diversi attributi dei sessi, pretendono fare dell’uomo e della donna degli esseri non soltanto uguali, ma simili [..]. Si può facilmente intuire che, sforzandosi così di uguagliare un sesso all’altro, li si degrada entrambi; e che da questo grossolano miscuglio delle opere della natura non potrebbero mai uscire che uomini deboli e donne disoneste».
«Il femminismo contemporaneo si è smarrito. Dobbiamo tornare ai veri valori europei e liberarci dal suo pensiero totalitario. Nell’interesse di tutti: degli uomini, delle donne e della società», ha concluso la giovane.
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