Non c’è limite al peggio. Non bastava uccidere le persone anziane, non bastava uccidere le persone nel pieno della vita, non bastava uccidere i ragazzini sopra i dodici anni… è importante, ovviamente per il benessere (sic!) della collettività e dei singoli individui, uccidere anche i bambini tra gli uno e i dodici anni. Bambini che, così il contesto culturale di morte in cui siamo immersi vuole, possono già a ragione essere considerati dei sopravvissuti all’aborto, o quello che i ben-parlanti sono soliti chiamare “interruzione volontaria di gravidanza”.
Questa la proposta shock che arriva dall’Olanda. Scrive InfoCatolica: «Il ministro della Salute olandese, Ernst Kuipers, vuole estendere l’eutanasia ai bambini di età compresa tra 1 e 12 anni con malattie terminali che soffrono in modo “insopportabile e disperato”. Per fare questo, e su richiesta dei pediatri, il ministro sta lavorando a una bozza di regolamento – non di legge -, evitando così un dibattito “polarizzante”. Dovrebbe fornire maggiori informazioni al Parlamento in ottobre».
Insomma, la legge non dovrebbe cambiare ma la sostanza sì. E di molto.
Ma perché la nuova proposta interessa i bambini di età compresa tra gli uno e i 12 anni? Semplicemente in quanto per i maggiori di 12 anni che soffrono «insopportabilmente e disperatamente», nei Paesi Bassi è già possibile ricorrere all’eutanasia: pur nella loro giovane età, infatti, che vieta loro altre cose di portata assai minore, come bere alcolici, i ragazzini vengono considerati «capaci di capire la loro situazione e la gravità della loro decisione». Mentre, per quanto riguarda i bambini minori di un anno, in virtù del Protocollo di Groningen del 2005 e con il consenso dei genitori, l’eutanasia è già possibile.
Quindi, in sostanza, la proposta lanciata dal ministro Kuipers va semplicemente a riempire l’unica figura del puzzle di morte che risultava ancora vuota: così facendo, la platea di coloro che possono essere legalmente uccisi raggiunge la quota del 100%.
Ovviamente, allo stato dei lavori, tutto è ancora da definire. Ad ogni modo, pare che la proposta vada nell’ottica di definire sette criteri da soddisfare per poter appunto accedere all’eutanasia per la fascia 1-12 anni. «Il medico», citiamo ancora da InfoCatolica, «deve essere convinto, sulla base delle “conoscenze mediche prevalenti”, che “il bambino soffre in modo insopportabile e senza alcuna speranza possibile”. Sarà necessario il parere di un “esperto indipendente”. Il medico deve essere convinto che l’eutanasia sia “l’unica opzione possibile per alleviare la sofferenza”. Dovrai condividere la diagnosi “nella sua interezza” con i genitori, ma anche discuterla con il bambino “in un modo adattato al loro livello di comprensione”. Entrambi i genitori devono dare il loro consenso. Il medico deve assicurarsi che il bambino non venga soppresso “contro la sua volontà”. Infine, l’eutanasia deve essere effettuata con “cure mediche”». Insomma, tutta una serie di apparenti paletti che vorrebbero arginare la portata mortifera della proposta, ma che – ormai lo si è capito molto bene – servono solo di facciata e sono destinati, nel tempo, a venir abbattuti uno per uno.
Infatti, l’iniziativa che arriva dall’Olanda segna un preciso, e verrebbe da aggiungere “diabolico”, percorso. Lo si capisce bene se si guarda alla tristemente famosa teoria della “Finestra di Overton”: piano piano, gradualmente, concetti universalmente considerati inaccettabili – come in questo caso, uccidere un bambino – vengono inseriti nel dibattito pubblico e di lì progressivamente normalizzati, ovviamente facendo leva sul cosiddetto “caso pietoso” condito con un’abbondante salsa di neolingua, che contribuisce non poco a rendere fumosa la realtà e soprattutto i concetti nella mente delle persone. «Rem tene, verba sequentur», dicevano un tempo i latini con Catone: ora siamo invece al paradosso per cui non ci sono più le parole, perché sapientemente occultate a priori, per dipingere la realtà, e quindi manca anche di conseguenza la capacità stessa di coglierla nella sua essenza, in accordo con la legge naturale. L’impoverimento della lingua uccide la capacità di pensare, e quindi anche di sviluppare un sano giudizio e senso critico.
Che dire, con questa nuova proposta olandese, se l’acqua in cui è immersa la rana non è arrivata a bollore, ci manca davvero poco. E pensare che siano notizie e prassi distanti da noi, dalla nostra Italia, è pura illusione: i recenti casi di Luca Ridolfi (qui) e “Mario” alias Federico Carboni (qui) parlano molto chiaramente – ovviamente a chi vuol sentire – di come anche il nostro Paese stia preparando il terreno per spalancare le porte, ovviamente gradualmente, alla “buona morte”.
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