Se siamo cristiani, si deve vedere. Domenica 21 gennaio il cardinale Erdö, arcivescovo di Budapest, ha celebrato la messa in memoria di Santa Margherita d’Ungheria, sull’isola danubiana a lei intitolata. Nell’omelia ha ricordato ai fedeli quale sia “il ciclo vitale” di una fede vissuta. «Tutto nella nostra vita ha un significato speciale: la conversione iniziale, quando sentiamo che il Signore ci chiama, e poi l’evoluzione delle nostre azioni», riporta il sito di notizie cattoliche in lingua tedesca, kath.net. «Il cristianesimo non è un modo conveniente. Non basta stare nella chiesa ad aspettare che passino gli anni. Dobbiamo anche agire»; dai fedeli si attendono «atti disinteressati e generosi».
Significa che da una fede autenticamente vissuta, come da un seme che getta germogli e si irrobustisce fino a diventare albero e a dare a sua volta frutti, è giusto e doveroso attendersi decisioni, gesti, comportamenti coerenti con la natura del seme. Al seme tocca la fatica di lasciarsi marcire e di rompere la crosta dura del terreno, al cristiano quella di impegnarsi in una lotta, che è vero preludio di pace, nei confini della propria anima, durante la quale è continuamente chiamato a decidersi per Cristo: il cristianesimo, continua il cardinale, «non è un’ampia strada in cui possiamo seguire la semplice opinione pubblica e la nostra convenienza». È il paradosso della nostra fede, bellicosa contro il male che ci dà battaglia proprio nel teatro del nostro cuore, e portatrice di pace, in noi e intorno a noi: «la fonte della forza e la ricompensa» che si gusta già “durante gli scontri” «è sempre la Grazia di Dio».
Santa Margherita, nata nel 1242 e morta il 18 gennaio del 1270, è venerata come una delle più grandi mistiche medievali d’Ungheria; così la ricorda il Martirologio Romano: «presso Buda in Ungheria, santa Margherita, vergine: figlia del re Bela IV, promessa in voto a Dio dai suoi genitori per la liberazione della patria dai Tartari e affidata in tenera età alle monache dell’Ordine dei Predicatori, ancora dodicenne si consacrò così totalmente a Dio nella professione religiosa, da desiderare ardentemente di assimilarsi a Cristo crocifisso.» Il processo di canonizzazione, iniziato nel 1271, terminò 672 anni dopo, quando Pio XII la proclamò santa nel 1943.
Santa Margherita è un esempio da seguire perché come lei, e come tutti gli innumerevoli santi che hanno attraversato la storia, siamo chiamati ad amare Cristo e ad assimilarci a Lui nel tempo che ci è dato di vivere: la nostra lotta è stata già la sua, la nostra fatica è la stessa che è toccata a lei. Le armi a sua disposizione sono quelle che possiamo impugnare anche noi, gli effetti collaterali previsti, anzi, predisposti dalla volontà di Dio, sono assai desiderabili perché, come diceva Paolo VI, se è vero che il cristianesimo non è facile, è altrettanto vero che è felice. (Fonte foto: Imagoeconomica)
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