Per riflettere sul mistero della Epifania quest’anno ci lasciamo guidare dalle osservazioni sempre acute dell’intellettuale francese Ernest Hello. Nel suo testo Fisionomie di Santi (Fògola, 1977) Hello dedica un capitolo alla figura dei magi e questi offrono lo spunto per apprezzare un’importante legge dello spirito: «gli eletti sono eletti secondo la loro natura, chiamati secondo il loro proprio carattere» (p. 9).
Ecco una dimensione cruciale della festa epifanica: il Signore si mostra, l’infinito si presenta attraverso le forme finite di questo nostro mondo, la divinità appare e si svela (dal greco: epi-fania). Ma a quali condizioni? Come possiamo noi uomini realmente cogliere tale svelamento? Esso non ha la forma eccezionale di una magia o di un effetto scenico, non si confonde con una qualche manifestazione in stile cinematografico con effetti speciali che inchiodano l’umanità dinanzi alla potenza della Trinità: «i re eletti e sacri furono chiamati da una stella».
L’aspetto meraviglioso della epifania è che il divino si manifesta davvero, si manifesta quasi silenziosamente e si manifesta propriamente attraverso quei canali che ci sono più cari, attraverso ciò che tocca da vicino la nostra vocazione, la nostra indole, la nostra cultura.
I magi incontrano il Signore a partire da quanto meglio conoscevano: l’astrologia. I pastori lo avvicinano durante i propri pascoli. Gli apostoli lo riconosceranno al termine della pesca. Il centurione si converte al termine di un crudo turno di servizio. E questo è un messaggio di speranza assoluta: ognuno di noi può arrivare a Dio e coglierne la manifestazione a partire dalle proprie qualità e attitudini. Nessuno è escluso dal ripetersi dell’Epifania nella propria vita.
Certo, quest’occasione va guadagnata. Bisogna desiderare di incontrare il Cristo, bisogna umiliarsi nella ricerca di Lui, bisogna con fiducia lanciarsi nella ricerca, a costo di mettere da parte certezze e consuetudini.
Pensiamo al paradosso: gli uomini più vicini a cogliere il mistero del Natale erano sacerdoti e scribi. Conoscevano le Scritture, sapevano i tempi e i luoghi, li suggeriscono ai magi stessi, eppure non pensano minimamente a mettersi sulla via del Messia. Peggio, nel caso di Erode, il suo interessamento al Cristo è solo per aggredirlo. «I Magi dovettero indignarsi quando videro che gli Ebrei non di curavano di cercare tra loro stessi Colui il quale l’Oriente era venuto a incontrare da così lontano».
E quindi sostiamo su questo mistero: per chi lo desidera il Signore si mostra, anche nel presente, anche nella società tecnosanitaria, anche tra ricatti e tensioni sociali. Nulla può oscurarne la Rivelazione ieri come oggi. Dai segni della cultura ai consigli dei sacerdoti (i consigli più degli esempi), tutto concorre a condurci in modo sicuro al Senso profondo della nostra esistenza terrena e celeste. La sua Luce continua a vibrare più forte dei molti fuochi salutati nella notte di Capodanno. Solo un quesito rimane: io desidero davvero questo incontro? Voglio davvero muovere dalle mie passioni per arrivare alla sua Passione? O preferisco chiudermi sulle mie certezze e così manifestare sempre e solo il mio ego?
Il dono ci è offerto, a noi scegliere se rispondere. «Non mi pare che la pittura abbia mai saputo rappresentare questa scena con la grandezza che le appartiene». L’augurio è che sia in grado di rappresentarla la nostra vita, con semplicità, con fede e con ardore. Perché questo partire che ci conduce al Bambino custodisce giovinezza e ricerca di Luce, ma anche un’immensa libertà – di cui in questi mesi tutti sentiamo nostalgia: «Erano di certo uomini assolutamente liberi d’ogni dipendenza esteriore, d’ogni abitudine, d’ogni etichetta e pregiudizio se al primo segnale affrontano senza esitare tutto l’ignoto che si para loro dinanzi».
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