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30.12.2024

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Emanuela Orlandi, 40 anni dopo il Papa ha espresso vicinanza «soprattutto alla madre»
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26 Giugno 2023

Emanuela Orlandi, 40 anni dopo il Papa ha espresso vicinanza «soprattutto alla madre»

Un pensiero e due messaggi. Le parole che ieri papa Francesco ha dedicato alla scomparsa, 40 anni dopo, di Emanuela Orlandi erano forse più di un semplice pensiero, dato che – anche se i grandi media hanno sorvolato – contenevano due aspetti degni di nota. Il primo è un «ricordo a tutte le famiglie che sentono il dolore di una persona scomparsa», quasi a dire che non ci sono «scomparsi» di serie A o di serie B (chi ha orecchie per intendere, intenda); il secondo, una sottolineatura esplicita con cui il Santo Padre ha espresso «vicinanza ai familiari, soprattutto alla mamma».

«Soprattutto alla mamma?». Certo, sicuramente 40 anni di sofferenza per la scomparsa della figlia della signora Maria Pezzano, che oggi ha 93 anni, sono tantissimi. Ma forse in quel «soprattutto alla mamma» papa Francesco ha voluto far capire che non ha dimenticato l’atteggiamento del fratello Pietro Orlandi, che lo scorso 12 aprile su La7 – dopo che era stato mandato in onda l’audio shock su Papa Giovanni Paolo II, che a dire di tale Marcello Neroni le ragazzine «pure insieme se le portava a letto» – non ha trovato di meglio, pur riconoscendo di non «avere prove» in tal senso, che commentare così: «Mi dicono che Wojtyla ogni tanto la sera usciva con due monsignori polacchi e non andava certo a benedire le case…. ».

Che papa Francesco non abbia gradito il sollevare ombre sul suo predecessore è provato dal fatto che sull’argomento, in pochi giorni, si è soffermato ben due volte: il 16 aprile – subito dopo quindi la messa in onda dell’audio di Neroni – quando dopo la recita del Regina Caeli, ha parlato di «illazioni offensive e infondate» e una dozzina di giorni dopo quando, volando a Budapest, aveva nuovamente liquidato le voci sul papa polacco come «una cretinata che hanno fatto». Insomma, il fatto che il pontefice argentino ci abbia tenuto a sottolineare la «vicinanza ai familiari» ma «soprattutto alla mamma», potrebbe non essere così causale. Chissà.

Nel frattempo, le indagini continuano sia alla Procura di Roma sia in Vaticano, con il promotore di giustizia Alessandro Diddi che ha da poco fatto trapelare un passaggio importante. L’ha fatto il 22 giugno parlando al Tg1, quando ha detto: «In pochi mesi abbiamo raccolto molte carte, che forse erano sfuggite negli anni passati agli inquirenti; e le abbiamo messe a disposizione della Procura della Repubblica di Roma con la quale per la prima volta, in tanti anni, è nato uno spirito di collaborazione per svolgere le indagini. Credo che questo sia l’aspetto più importante su cui si deve riflettere. Abbiamo trovato sicuramente dei dati che non erano mai stati lavorati e credo che adesso è il momento per portare a compimento questo nuovo filone di indagine». Quali sono questi «dati mai lavorati»?

Secondo quanto rivelato in esclusiva sul numero di giugno del Timone (qui per abbonarsi), almeno una parte di questi «dati mai lavorati» corrisponde ad un incrocio fatto gli inquirenti vaticani: quello tra le «carte, che forse erano sfuggite» – e che Diddi non ha trovato belle pronte sul tavolo, tanto meno in un fantomatico dossier, ma si è andato a cercare – e «le persone responsabili di alcuni uffici all’epoca dei fatti». Questo, secondo quanto risulta al Timone, ha portato all’individuazione di profili di soggetti mai indagati in 40 anni; profili di qualcuno che poteva conoscere Emanuela Orlandi, che poteva aver motivo di frequentare i Giardini Vaticani (dove secondo la testimonianza di un’amica, con cui si confidò una settimana prima di sparire, la cittadina vaticana subì attenzioni indesiderate) e dagli atteggiamenti ambigui verso le giovani donne.

Qualcuno, ancora, che però non è mai stato un «alto prelato» – essendo un laico – ma che poteva essere percepibile come «vicino al Papa». Questi e altri sono i «dati mai lavorati», su cui il promotore Diddi sta lavorando a testa bassa. Il perché l’ha detto sempre lui: «Il mandato che mi è stato personalmente dal Santo Padre e dal Segretario di Stato è quello di accertare a 360 gradi, laddove anche dovessimo imbatterci in tentativi in passato di occultare la verità non devo averli paura di farli emergere. Questo è il mandato che ho ricevuto». Insomma, il Vaticano ora sta facendo sul serio e continuerà a farlo per mesi. Per la ricerca della verità, per la memoria di Emanuela Orlandi e «soprattutto» per la sua «mamma» (Foto: Imagoeconomica).

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