Questa volta a lanciare l’allarme sulla denatalità in Italia non è l’Istat, ma l’uomo più ricco del mondo, padre della Tesla e di sette figli: Elon Musk. Sul suo canale Twitter si è detto preoccupato del calo delle nascite in molti Paesi del mondo, con tanto di grafico del Wall Street Journal sul calo delle nascite negli Stati Uniti dal 1940 in poi: «Il tasso di natalità degli Stati Uniti è al di sotto dei livelli minimi sostenibili da circa 50 anni».
A dimostrare il suo interesse per l’argomento ha continuato a commentare la classifica del Paesi, nella quale l’Italia è tra gli ultimi posti a livello mondiale con l’esigua quota di 1,24 figli per donna, «se continua così rischia di rimanere spopolata». Musk poi ci informa su come funziona tra ricchi dicendo quanto non sia scontato che più disponibilità economica si abbia più figli si facciano, parrebbe infatti il contrario. Ebbene, l’uomo più ricco del mondo mette al centro il problema del calo delle nascite, e non è la prima volta.
A questo punto potremmo ergerci a giudici sentenziando che lui sicuramente di problemi a sfamare sette figli non ne ha. Che vogliamo vedere lui a fare i conti a fine mese o ad aspettare quel rimborso dell’asilo per andare a fare la spesa. Non sa di che parla, ci verrebbe da pensare. Ma forse sarebbe più interessante porci un’altra domanda, poi possiamo anche lamentarci un po’.
Che cosa c’è veramente dietro al calo drastico delle nascite? Se vogliamo dare ancora qualche numero ripeschiamo la risposta al Tweet di Musk del data analyst romano Andrea Stroppa, che ha condiviso a sua volta un grafico sui nuovi nati dal 1946 al 2019 in Italia. Nello specifico dimostra che nel nostro Paese un tasso superiore alla soglia di 2,1 figli per donna è stato raggiunto l’ultima volta nel 1976, da lì solo un lento e inesorabile declino. «Anche se abbiamo un buon welfare il tasso di natalità in Italia sta crollando», così commenta a suon di numeri.
Ecco, perché non partire proprio da qui? Il welfare, i bonus bebè, nido, pannolini, salviettine e babysitter dovrebbero spingere forse una donna e un uomo a metter su famiglia? Vogliamo davvero raccontarla così? Diciamocelo, al massimo questi fantomatici bonus possono dare una pacca sulla spalla. Ben accetta, per carità. Perché alla fine quando ti arriva l’assegno unico mensile pensi «To’, adesso possiamo rifare il guardaroba estivo ai bambini, possiamo comprare anche le scarpe», ma di certo non ti senti un genitore più appagato e di sicuro non ti viene da pensare «dai, facciamone un altro così diamo una mano al tasso di natalità».
E non si tratta di fare ironia. Si tratta di rimettere al centro il vero problema. Quindi, grazie Musk per l’interesse, grazie a tutti per lo sbigottimento generale, ma forse dovremmo ritornare a pensare alla famiglia non solo come elemento sociale, economico e via dicendo, ma come trampolino di lancio per il futuro. E quanto sarà solido questo trampolino se continuiamo a voler chiamare famiglia tutto? Un uomo, una donna, tutti e due, un single e il gatto. Ma sì, in fondo che cambia.
Eh, cambia che poi i figli non si fanno. Cambia che per fare figli ci si deve fidare profondamente, di se stessi, dell’altro, della vita e di Dio. Invece siamo fortunati se una coppia, di quelle medievali formate da un uomo e una donna, a un certo punto sente la sveglia dell’orologio biologico e decide di fare un figlio. E, se sopravvive allo stravolgimento totale insieme a cumuli di scontrini della farmacia, forse dopo qualche anno ne farà un altro, giusto per mettere a tacere la cantilena della nonna che a Natale arriva puntuale: «Ma che non lo fate il secondo?».
Ecco che allora verso i trentacinque anni una schiera di uomini e di donne si accorgono che vogliono un figlio e, pur di accontentare quello che sembra un capriccio più che un privilegio altissimo, rimangono insieme e tentano di tenere uniti i pezzi di un puzzle che già di per sé è difficile da incastrare.
Diamo un volto solido alla famiglia. Diamo un significato unico all’Amore, quello che nonostante noi, nonostante tutto, sa regnare in eterno. E allora questo trampolino rimarrà in piedi e da lì potremo gustare la vista meravigliosa di una vita che si spende senza consumarsi, che si apre senza perdere nulla.
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