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30.12.2024

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Elezioni, tra europeismo e atlantismo c’è una sola domanda ragionevole
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1 Agosto 2022

Elezioni, tra europeismo e atlantismo c’è una sola domanda ragionevole

Caro direttore, leggo su molti giornali che l’eventuale vittoria di una coalizione di centro destra alle elezioni politiche del prossimo 25 settembre sarebbe per l’Italia la rovina assoluta in quanto FdI, Lega e Fi ci porterebbero più o meno direttamente fuori dall’Europa e dalla Nato. Io, dopo anni di voto vanificato da governi “tecnici” e letterine da Bruxelles in cui ci viene detto cosa dobbiamo fare in casa nostra, sono ormai convinto che votare non serva a nulla. E mi sembra che anche il centrodestra sia ormai allineato, anzi si preoccupi di farsi vedere più europeista e atlantista che si può. Mauro A. via mail

Caro Mauro, l’Italia è inserita in una realtà geopolitica ed economica globale in un luogo preciso, storicamente definito, che rappresenta lo spazio di agibilità per le nostre forze politiche. Mi sembra un dato di realtà incontrovertibile. Nello stesso tempo, è altrettanto risaputo che questo spazio ci sta abbastanza stretto, riducendo di molto i nostri margini di manovra a ciò che è possibile o, peggio, concesso.

Perché questo spazio è per noi così angusto lo ha scritto papale papale il New York Times, la bibbia liberal, con l’articolo intitolato «La caduta di Mario Draghi non è una minaccia alla democrazia, ma il suo trionfo», comparso sulle pagine del quotidiano statunitense mercoledì scorso a firma di Christopher Caldwell.

«Il problema dell’Italia è che i suoi governi ora servono due padroni: l’elettorato e i mercati finanziari globali. Forse questo è vero per tutti i paesi dell’economia globale, ma non è così che dovrebbe funzionare la democrazia, e l’Italia è soggetta a un vincolo particolare. Con il debito pubblico al di sopra del 150 per cento del prodotto interno lordo, la popolazione in calo e i tassi di interesse in aumento, l’Italia è intrappolata in una moneta unica europea che non può svalutare». Sono le parole di Caldwell che fotografano la situazione dell’Italia, e non solo, dicendo quasi tutto in poche righe. Non c’è bisogno di teorizzare chissà quale great reset ideato chissà dove per capire che, non da oggi, e nemmeno da ieri o ieri l’altro, l’Italia dipende da poteri economici, finanziari e quindi politici che si trovano al di fuori dei nostri confini nazionali.

Possiamo stare dentro questo triangolo, Bruxelles-Washington-€uro, in altro modo, senza complessi di inferiorità? Io, caro Mauro, penso che sia questa l’unica domanda che ragionevolmente ci dobbiamo porre davanti alle offerte politiche che si candidano a governare il Paese alle prossime elezioni. Il discorso è complesso, ma non vedo scorciatoie o, peggio, fughe in avanti che vaneggino di rapide uscite o approdi su altri lidi. L’eventuale vittoria del centrodestra non ci porterà fuori da questo triangolo, come non lo farà, ovviamente, la possibile vittoria del centrosinistra.

Semmai c’è un problema di uomini e donne in grado davvero di farci stare dentro questo triangolo in modo non supino. Per questo occorrono politici che innanzitutto sappiano coniugare la voce del verbo bene comune in senso forte, e la cosa non è affatto scontata.

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