Come è possibile che nel 2016 Donald Trump abbia vinto le elezioni con oltre due milioni e mezzo di voti in meno rispetto a Hillary Clinton? Perché se si vota a inizio novembre l’esito arriva soltanto a inizio gennaio? La Casa Bianca, o le due Camere del Congresso, rappresentano il popolo americano o gli Stati abitati da storie e identità? Qualcuno sa che oltreoceano il calendario del voto è condizionato anche da motivi religiosi? Sono alcune delle domande a cui risponde Marco Respinti nella sua ultima fatica letteraria, intitolata “Come si Usa – guida ( e curiosità) per l’elezione del presidente americano” (D’Ettoris editore).
Si sbaglierebbe tuttavia chi pensasse di ridurre il lavoro di Respinti ad un manualetto pronto all’uso in vista dell’ormai prossimo appuntamento alle urne a stelle e strisce che vede sfidarsi Kamala Harris per il Partito Democratico e Donald Trump per i Repubblicani, non siamo di fronte ad un prontuario sul sistema elettorale americano ma di uno strumento che si addentra nei meandri della storia, della geografia, della politica e anche della religione. Il libro infatti sviscera i meccanismi di un sistema decisamente complesso e arzigogolato, a tratti apparentemente contraddittorio, ma che permette di conoscere a fondo l’America e la sua storia.
«Di per sé, il ruolo assegnato all’Election Day è quello di consentire ai cittadini di influenzare profondamente l’elezione della Casa Bianca (attraverso l’elezione e quindi il condizionamento del Collegio elettorale): non però di stabilire il futuro – scrive Respinti – Il rapporto fra i delegati eletti e gli elettori popolari sancito formalmente quel giorno resta fondamentalmente fiduciario, e non c’è bisogno di gridare al tradimento qualora una parte di quegli eletti ritenesse, al momento debito, che la fiducia accordata loro dai cittadini per operare per il bene comune venga onorata e servita meglio dall’autonomia del giudizio rispetto all’obbedienza cieca. Il rapporto fiduciario, infatti, è l’aspettativa quanto meglio fondata che viene accordata a persone libere e responsabili da persone libere e responsabili: altrimenti la politica diventerebbe solo ricatto. Certo, la libertà è tale per cui, oltre alle virtù, c’è spazio pure per il vizio: ma se così non fosse, sarebbe anzitutto la virtù a non conoscere spazi».
Per il 2024, l’appuntamento con le presidenziali è per il 5 di novembre. Ma chi decide la data? Respinti spiega che negli Stati Uniti calendarizzare il voto di domenica sarebbe stato semplicemente impensabile poiché farlo avrebbe messo in difficoltà chi la domenica si reca in chiesa, violando così la Costituzione che al primo emendamento tutela la libertà religiosa. Escluso anche il mercoledì, tradizionalmente giorno di mercato, ed ecco quindi spiegato perché si vota di martedì. E novembre? Era il mese in cui la società americana, prevalentemente agricola all’epoca, avrebbe concluso la stagione del raccolto. Ma perché proprio il secondo martedì e non il primo? Per evitare la festa di Ognissanti. Correva il 1845 e tutto era perfettamente calcolato. Anche se oggi nessuno ci pensa più.
Il volume di Respinti è una miniera di nozioni, da leggere con la matita in mano per sottolineare, assimilare, meditare, dati, nomi e storie apparentemente lontane che poi si intrecciano, si incrociano e si incontrano a in un Mezzogiorno di Fuoco che è quello del 20 gennaio, l’Inauguration Day, l’anno è nuovo, il Sole ricomincia la sua corsa consegnando al nuovo presidente il mandato e il compito di salvaguardare la Costituzione da nemici esterni ed esterni. Tra queste due date c’è la storia di una democrazia che molti crocifiggono, altri esaltano, i più non comprendono perché in fondo non ne hanno mai osservato le radici. E che se certamente non è perfetta, ha un impatto tale sulla nostra storia per cui va certamente conosciuta (Fonte foto: Dettoriseditori)
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