Con il Mercoledì delle ceneri iniziamo il nostro cammino quaresimale, che ha la durata di quaranta giorni. Esso lo scopo di condurci a partecipare alla gioia della Pasqua del Signore, alla vittoria della Vita sulla morte. Si tratta di un cammino di conversione e di rinnovamento spirituale che coinvolge non solo il singolo battezzato, ma tutta la comunità cristiana. È per questi motivi che il Papa ci invita a digiunare per la pace.
La Quaresima inizia con un “austero gesto”, ossia l’imposizione delle ceneri. Si tratta di un gesto che fa riferimento al primo libro della Bibbia, la Genesi, dove Dio ad Adamo ed Eva, che hanno commesso il peccato originale ricorda: polvere tu sei e in polvere tornerai (Gen. 3.19). L’imposizione delle ceneri sul nostro capo, allora, non è un rito semplicemente esteriore, ma è un gesto di una grande rilevanza esistenziale perché ci richiama la fragilità della condizione umana. Ricordandoci la verità della nostra vita, la Chiesa non vuole farci cadere nello sconforto o indurre ad una visione pessimista dell’esistenza umana, ma aiutarci a scoprire l’impensabile presenza di Dio nella nostra mortalità che ci consente di vincere la morte e di entrare nella vita eterna.
Questa possibilità di vincere la morte ci è stata offerta da Dio stesso, che nella persona del suo Figlio, ha voluto condividere in tutto, eccetto il peccato, la nostra condizione umana. E, dopo che Gesù ha donato la sua vita per la nostra salvezza, il Padre lo ha risuscitato con la potenza del suo Santo Spirito ed è diventato, come dice san Paolo, Spirito datore di vita. Dio ha mandato il proprio Figlio nella nostra terra devastata dal peccato affinché l’uomo, che ha scelto di vivere lontano da Dio, di vivere come se Dio non ci fosse, di vivere rinnegando e combattendo Dio, possa ritrovare la strada del ritorno alla propria vera casa. Gesù se viene accolto nella nostra vita può trasformare i nostri cuori di pietra in cuori capaci di amare.
Ma come vivere la Quaresima? Ci aiuta a rispondere a questa domanda la “Colletta”, la preghiera iniziale della santa Messa. In essa si parla di “armi della penitenza” e di “combattimento contro lo spirito del male”. Si tratta di espressioni che ci ricordano che l’esistenza cristiana è una lotta, una battaglia contro colui che vuole la nostra rovina: Satana.
Le armi che abbiamo a nostra disposizione per il combattimento spirituale sono la preghiera, la penitenza e l’esercizio della carità fraterna. La preghiera assume la caratteristica di un ascolto più attento e assiduo della Parola di Dio, la quale è luce che illumina il cammino della vita. La penitenza può assumere tante modalità. Essa non si risolve solo in un rapporto più sobrio con il cibo, ma anche in un utilizzo più consapevole dei mezzi di comunicazione sociale quali la televisione e i “social” per lasciare spazio al dialogo, all’ascolto dell’altro, alla costruzione di relazioni durature. Digiuno, dunque, è anche rispetto dell’altro. La carità fraterna, a sua volta, deve tradursi in gesti concreti, umili e disinteressati verso il prossimo. Infatti, la concretezza dell’amore costituisce uno degli elementi essenziali della vita dei cristiani. I discepoli di Gesù, infatti, sono chiamato a divenire con le loro “opere buone” luce del mondo affinché gli uomini rendano gloria a Dio.
Accogliamo, dunque, l’invito “a ritornare a Dio con tutto il cuore” e iniziamo con gioia il pellegrinaggio quaresimale per imparare a camminare nei tortuosi sentieri della vita in comunione tra noi e con il Signore. In particolare, come ci chiede papa Francesco, con il nostro digiuno e la nostra preghiera chiediamo al Signore di confermare il Suo disegno di amore e di pace sull’umanità, in particolare sull’Ucraina. Nessuno sia sordo a Dio che desidera farci uomini nuovi, con quella sorprendente novità che è partecipazione alla Sua stessa vita divina. Ci accompagna in questo cammino la Vergine Maria, Madre della Chiesa e Madre nostra.
Si tratta, naturalmente, di una battaglia spirituale che ha come nemici ogni forma di egoismo e di odio e, ultimamente, Satana per vivere in Dio.
Secondo s. Agostino il cristiano che desidera camminare nell’amore di Dio non può accontentarsi di liberarsi dai peccati gravi e mortali, ma «opera la verità riconoscendo anche i peccati che si considerano meno gravi…e viene alla luce compiendo opere degne. Anche i peccati meno gravi, se trascurati, proliferano e producono morte» (In Jo. Evang. 12, 13,35).
+Francesco Cavina
Vescovo emerito di Carpi
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