MARTIN VS. STRICKLAND
Interesting: “Where the Bible mentions [same-sex sexual] behavior at all, it clearly condemns it. I freely grant that. The issue is precisely whether the biblical judgment is correct. The Bible sanctioned slavery as well and nowhere attacked it as unjust.. https://t.co/52jL6NDgRu
— James Martin, SJ (@JamesMartinSJ) 23 ottobre 2019
«Interessante: “Laddove la Bibbia menziona il comportamento omosessuale, lo condanna chiaramente. Lo concedo liberamente. Il problema è precisamente se il giudizio biblico sia corretto. La Bibbia approvava anche la schiavitù e da nessuna parte l’ha attaccata come ingiusta […]”».
Questo è il tweet del noto gesuita pro-Lgbt James Martin, che riporta alcune frasi dell’articolo A deeper tenor. Un tweet che ha suscitato la reazione di Joseph Edward Strickland, vescovo della Diocesi di Tyler (Usa), il quale ha ribattuto, sempre a mezzo social:
Thank you for acknowledging that you question scripture. If we go down that road where do we stop? I know you have lots of support but you are challenging the Deposit of Faith that I promised to defend. As a bishop I’ll keep defending it. https://t.co/EwlHf2YU05
— Bishop J. Strickland (@Bishopoftyler) 24 ottobre 2019
«Grazie per aver riconosciuto di aver messo in discussione le Scritture. Se percorriamo quella strada dove ci fermiamo? So che hai molto supporto, ma stai sfidando il Deposito di Fede che ho promesso di difendere. Come vescovo continuerò a difenderlo»
Un battibecco a suon di cinguettate, questo, che mette in luce l’attuale confusione sulla dottrina della Chiesa, che vede da una parte una certa tendenza all’eresia, sospinta dalle onde “del mondo”, e dall’altra qualche coraggioso Defensor fidei.
LA “PACHAMAMA” RIEMERGE DALLE ACQUE
Tra questi difensori del depositum fidei vi è anche il già Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede Gerhard Müller, il quale in questi ultimi giorni ha rilasciato dei commenti in merito al Sinodo per l’Amazzonia, durante un’intervista realizzata da Raymond Arroyo, nella sua trasmissione The World Over, sul canale EWTN.
Interrogato sull’episodio delle statuette amazzoniche utilizzate durante i diversi riti cui si è assistito nei giorni del Sinodo e conservate in Santa Maria in Traspontina, che sono state trafugate all’alba del 21 ottobre per essere gettate nel Tevere, il cardinale Müller ha commentato: «Il grande errore è stato quello di portare gli idoli dentro la Chiesa, non di metterli fuori, perché secondo la Legge di Dio stesso – il Primo Comandamento – l’idolismo [idolatria] è un peccato grave e non bisogna mescolarli con la liturgia cristiana. Metterli fuori, buttarli fuori può essere contro la legge umana, ma portare gli idoli nella Chiesa è stato un grave peccato, un crimine contro la Legge Divina».
Papa Francesco ieri pomeriggio, nel corso della 15a Congregazione Generale del sinodo panamazzonico, al termine della preghiera, ha detto che le statue della «Pachamama» (così le ha definite lo stesso pontefice) si trovavano nella chiesa della Traspontina «senza intenzioni idolatriche». Quindi ha chiesto «perdono» come «vescovo della diocesi» del fatto che siano state buttate nel Tevere, infine ha comunicato che le statue «sono state ritrovate nel Tevere» e che ora «sono custodite nell’ufficio del Comandante dei Carabinieri italiani». Ha concluso dicendo che i carabinieri sono a disposizione anche qualora si decidesse per «“l’esposizione delle statue durante la Santa Messa di chiusura del Sinodo”, si vedrà. Io», ha detto Francesco, «delego il Segretario di Stato che risponda a questo».
Il cardinale Müller, che già si era pronunciato sui riti compiuti durante il Sinodo in un commento pubblicato da LifeSiteNews, aveva scritto di essere rammaricato per il fatto che «nemmeno i vescovi si rendano conto quando è stato attraversato il confine con il “vecchio paganesimo”», anche in questo caso sottolineando che «l’idolatria e la superstizione sono “un peccato contro Dio perché confondono il Creatore con la Sua Creazione».
Di contro, l’ex Prefetto riponeva l’accento sulla dottrina: «L’adorazione di Dio», spiegava infatti, «è la vera teologia della liberazione dalla paura, dallo spavento e dall’insicurezza che ci vengono dal mondo materiale e dai nostri simili. E solo con l’aiuto del Vangelo e della grazia di Cristo una cultura può sviluppare la sua influenza positiva ed essere liberata dal potere del male».
IL MANIFESTO DELLA FEDE: DAL TESTO, UN DOCUMENTARIO
Il cardinale Müller si era già distinto per aver pubblicato, l’8 febbraio scorso, un Manifesto della Fede. Un testo di quattro pagine redatto in risposta alla crescente confusione sulla dottrina della Chiesa: «Oggi, molti cristiani», lamentava infatti il prelato tedesco, «non sono più nemmeno a conoscenza degli insegnamenti di base della Fede, quindi c’è un crescente pericolo di perdere il cammino verso la vita eterna». E Manifesto che, non a caso, si chiude con questa invocazione: «Possa Maria, la Madre di Dio, implorare per noi la grazia di rimanere fedeli senza vacillare alla confessione della verità su Gesù Cristo».
Il Manifesto della Fede è ora stato trasposto in un documentario, che vi proponiamo qui sotto (l’audio è in lingua inglese, ma c’è la possibilità di aggiungere i sottotitoli in italiano cliccando sulla rotellina in basso a destra).
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