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22.12.2024

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Dopo quella tra le onde, ecco la Messa in rito «Coppa Cobram»
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15 Settembre 2022

Dopo quella tra le onde, ecco la Messa in rito «Coppa Cobram»

Ci si era lasciati, l’ultima volta, con la Messa celebrata sul materassino gonfiabile da don Mattia Bernasconi, il sacerdote milanese che a luglio – su un materassino, appunto, – in località Alfieri (Crotone) aveva improvvisato la celebrazione d’una liturgia dalla quale erano derivate così tante polemiche che il sacerdote era presto corso a scusarsi. «Carissimo Arcivescovo Mario, carissimi vicari episcopali, carissimi confratelli, carissimi fratelli e sorelle nella Fede», erano state le parole di don Bernasconi, «vi scrivo poche ma sentite righe per chiedere scusa per la celebrazione di domenica 24 mattina nelle acque del mare di Capo Colonna».

Da quel 24 luglio sono trascorsi ormai quasi due mesi ed ecco che arriva la notizia di un’altra Messa a dir poco originale. Si tratta di quella celebrata da don Fabio Corazzina, sessantaduenne parroco di Fiumicello – diocesi di Brescia, domenica 11 settembre, alle ore 13:40, a Mazara del Vallo (TP). Come può verificare chiunque su Facebook, nell’account dello stesso sacerdote, la Messa ha in breve visto il celebrante in tenuta da ciclista celebrare in un parco servendosi di un banco improvvisato, del tutto simile a quelli dei mercatini dell’usato o della frutta. A loro volta, i presenti sono tutti vestiti da ciclisti. Ad un certo punto una bicicletta da corsa viene perfino appoggiata a quello che dovrebbe esser l’altare.

Il risultato è una funzione che ha un che di Giro d’Italia, ancorché fuori tempo massimo, un che di Coppa Cobram – per dirla in gergo fantozziano -, ma soprattutto che non sembra avere molto di cattolico e, ancor più, di rispettoso della stessa liturgia oltre che di Nostro Signore. A rafforzare questa sensazione, attenzione, non è la lettura di qualche scritto medievale, bensì della Lettera apostolica Desiderio Desideravi, datata 22 giugno 2022, e sottoscritta non da un teologo in odore di simpatie preconciliari bensì dal Santo Padre, Papa Francesco.

In Desiderio Desideravi, Lettera espressamente centrata «sulla formazione liturgica del popolo di Dio», il sommo Pontefice sviluppa una serie di ragionamenti nell’ambito dei quali non manca di elencare «atteggiamenti che caratterizzano la presidenza in modo certamente inadeguato»; ebbene, in tale elenco trova un bello spazio la denuncia di quella che – è sempre Papa Francesco – boccia come «creatività esasperata», fenomeno che non meno di altri rispecchia «un esasperato personalismo dello stile celebrativo che, a volte, esprime una mal celata mania di protagonismo».

Sono parole, queste del Santo Padre, che è difficile non trovare adeguate dinnanzi a certe celebrazioni. Anche perché, non fosse chiaro, qui il problema non sono i don Bernasconi o don Corazzina; magari fosse così semplice da stanare, il problema – denunciato anche dal cardinale Robert Sarah – di «celebrazioni liturgiche soggettive, maggiormente incentrate sulle aspirazio­ni delle singole comunità, piuttosto che sul culto sacrificale dovuto a Dio onnipotente».

No, qui il punto è quello su cui si sofferma Papa Francesco, quando chiama in causa certa «creatività esasperata» in ambito liturgico, e cioè la mancanza di una consapevolezza circa il senso della Messa, che non è un party e neppure una tappa intermedia di una biciclettata, bensì – com’ebbe a precisare il cardinale Ratzinger – un insieme di «ripetizioni solenni» a tutela del «mistero del Sacro».

Da questo punto di vista, i bagnanti sulle spiagge calabresi non possono in alcun modo essere un pretesto per inventarsi una funzione in mare e sul materassino; e non possono esserlo neppure i ciclisti che, peraltro, come santo patrono hanno una figura assai preconciliare e poco incline a mandarle a dire: santa Caterina da Siena. Non resta dunque che pregare anche lei in riparazione a certi show – lei insieme alla Madonna del Ghisallo; non solo perché pure quest’ultima è protettrice dei ciclisti, ma anche perché davanti a taluni episodi una invocazione al Cielo in più no, non guasta di certo (foto: Facebook).

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