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26.12.2024

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Don Camillo e il requiem per il ghiacciaio
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24 Luglio 2023

Don Camillo e il requiem per il ghiacciaio

Domani, 25 luglio, alle ore 12:00 si celebreranno le solenni esequie nella cappella della Visitazione dello Zugspitze, in Alta Baviera al confine con l’Austria. La cerimonia ecumenica verrà officiata insieme dal pastore Uli Wilhel, della comunità protestante di Garmisch-Partenkirchen, e dal cattolico don Florian Hammerl, responsabile della pastorale del turismo del Werdenfelser Land. Ma chi è il caro estinto? Si tratta del ghiacciaio dello Zugspitze.

Ma non pensate che questa sia una trovata originale, perché già nel 2019 si resero gli estremi onori all’Okjokull, ghiacciaio islandese ucciso dal riscaldamento globale. L’occasione dell’Okjokull quindi aveva già animato un racconto, che trovate qui di seguito e che è uno dei 35 che potete trovare nel libro Don Camillo e la bocciata finale (Ed. Il timone, pag. 112, € 12,00), una serie di brevi storie di fan fiction che riportano in vita i celebri personaggi guareschiani ai giorni nostri. E sono sorsi di «mondo piccolo» alla faccia del «mondo globale».

Tutti i “gretini” si erano dati appuntamento nello slargo dietro la parrocchia, uno spiazzo belvedere con tanto di nuove panchine per ambientalisti romantico-pensosi. L’assessora alla cultura erano giorni che chiamava all’adunata ricordando che il 29 luglio si era superato l’Overshoot day e che bisognava fare tutti come Greta Thunberg impegnandosi nei Friday for future.

«L’impegno sociale per il progresso ci chiama alla partecipazione per la salvezza del pianeta», aveva prestabilito Peppone con gli arzilli del Tresette del bar. I quali arzilli non masticavano molto l’idioma anglosassone, ma avevano visto la Greta in Tv e soprattutto si erano sincerati che alla cerimonia ci fosse da mangiare, attività per cui la facoltà masticatoria sapevano esercitarla con successo.

«Oggi siamo qui riuniti per ricordare chi non c’è più, in unione con i nostri fratelli islandesi, perché un giorno non si dica che non sapevamo». E mentre il trombettiere della banda suonava il silenzio, l’assessora scoprì la targa che intestava il belvedere al ghiacciaio Okjokull, estintosi, dicevano le cronache, in Islanda a causa del cambiamento climatico. Gli arzilli del Tresette erano fedeli alla linea (e allo gnocco fritto e al lambrusco), applaudirono l’assessora, ma questo Okjokull non lo avevano mai visto e non sapevano chi fosse. La questione però aveva un suo risvolto.

Il vecchio slargo dietro la parrocchia, che l’assessora aveva pensato bene di nobilitare con Okjokull, infatti, un intestatario ce l’aveva già: “Largo Antonio Benfatti, caduto eroicamente per la libertà – 05/11/1948”. Il fatto stava che davanti a quella lapide venivano ogni anno l’anziana moglie e i figli di Antonio, sindacalista bianco che i partigiani rossi avevano fatto fuori in quegli anni cattivi dell’immediato dopoguerra. La vedova quando vide Okjokull al posto del suo Antonio si sentì come se glielo avessero ammazzato un’altra volta, prima i rossi e ora i verdi.

Don Camillo aveva sbirciato la scena della delegazione della famiglia Benfatti dalla finestra del tinello e corse al belvedere non appena vide il figlio dell’Antonio armarsi di scala, mazzetta e scalpello per farsi giustizia da solo. «Fermo», disse la voce di Peppone che dal bar aveva supervisionato la scena. «Questa è una decisione del Consiglio comunale con tanto di regolare delibera! Non fate pazzie!».

«E quale sarebbe la motivazione?», chiese l’anziana vedova.

«È l’attenzione ai segni dei tempi, oggi la battaglia per la libertà si combatte qui perché le vecchie storie non dicono più niente ai giovani d’oggi».

«Qui di confuso c’è solo la testa di chi fa queste belle pensate», sbottò don Camillo. «Inoltre i giovani restano confusi se nessuno gli spiega bene il passato, vero Peppone?». Il parroco, requisiti mazzetta e scalpello, prese sottobraccio la vedova e guardando bieco verso Peppone si avviò in sagrestia per calmare gli animi.

Il giorno dopo lo slargo davanti al cimitero del crinale poteva vantare una lapide tutta nuova: “Piazza Antonio Benfatti, martire per la libertà – 05/11/1948”. Seduti sotto una quercia si riposavano don Camillo e Peppone, dopo aver lavorato tutta la notte.

«Su questa piazza prima o poi devono passare tutti e Antonio ricorderà ai passanti che l’ecologia è prima di tutto un fatto di sana e robusta costituzione di natura umana».

«Lei adesso non faccia della politica e si limiti a fare il parroco», rispose Peppone colpito nell’orgoglio.

Don Camillo non rispose perché, in fondo, sapeva che il caro vecchio proletariato, pur confuso, aveva ben chiaro quale era la meta finale. Nonostante la propaganda e il caro estinto Okjokull.

(Immagine: screenshot canale Youtube Arirang news)

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