Giovedì 9 gennaio, riporta France Bleu, almeno otto statue della Vergine Maria sono state fatte oggetto di vandalismo in quattro centri del sud della Francia, e precisamente a Pau, Artix, Lons e Mourenx. Stando alle fonti, nel momento in cui scriviamo sembrerebbe non essere ancora nota l’identità dell’artefice, o degli artefici, di questo gesto di «pèlerinage à l’envers» («pellegrinaggio al contrario»), secondo la calzante definizione del Vescovo di Bayonne, Lescar e Oloron, Mosignor Marc Aillet, tuttavia appare altresì chiaro che l’azione vandalica è coordinata. «È un atto di vandalismo, è persino una profanazione», ha affermato ancora Aillet, «inoltre è sempre la statua della Beata Vergine a essere presa di mira, è un mistero perché è la persona più venerata nella fede cattolica, dopo Dio stesso… Per noi è molto angosciante».
Di certo, purtroppo, non si tratta di un evento senza precedenti, anzi. «In generale», si legge infatti in un comunicato stampa diramato dalla Diocesi di Bayonne, Lescar e Oloron, «il numero di provocazioni e attacchi antireligiosi o razzisti (come la profanazione del cimitero ebraico di Bayonne lo scorso fine settimana) cresce nel nostro paese, dove 1.704 atti anti-religiosi (1.063 atti anti-cristiani, 541 atti antisemiti e 100 atti anti-musulmani) sono stati elencati dal Ministero degli Interni nel 2018… Sarebbe irresponsabile non preoccuparsene o minimizzare la gravità».
E sui fatti francesi si è espresso anche il cardinale Robert Sarah, con un tweet che chiama all’azione i cattolici di tutto il mondo: «La profanazione continua a crescere in Europa. I recenti atti contro le statue della Vergine Maria nelle chiese francesi mostrano quanto questi gesti siano il risultato di un barbaro odio. Servono reazioni. I cattolici non possono più rimanere in silenzio».
«LA VERA SIGNORIA STAVA PROPRIO LÌ E SOLO LÌ, IN QUELL’UMILE BAMBINO»
La situazione, come rilevato anche da Sarah, non è grave solamente oltralpe, anche se in pochi si spendono per rendere pubblica e denunciare la situazione.
Tra questi l’Arcivescovo di Trieste, monsignor Giampaolo Crepaldi (foto a fianco), che nel corso dell’omelia pronunciata per la Solennità dell’Epifania del Signore ha affermato: «Carissimi fratelli e sorelle, questa esemplare professione di fede dei Magi in Gesù Signore, Re e Salvatore universale, durante le feste natalizie è stata oggetto di un attacco senza precedenti che è andato dispiegandosi in varie forme: dalla volgare e blasfema identificazione della sua persona con l’essere gay, pedofilo e “sardina”, fino a più sofisticate interpretazioni dei testi scritturistici che lo hanno privato della natura divina».
Il tutto, ovviamente, viene portato avanti nel nome di un fantomatico “progresso” che ha come presupposto di base la negazione della Verità scritta con l’iniziale maiuscola. Un modo di vedere e di pensare, questo, che trova spesso e volentieri l’appoggio dei mass media, che non aspettano altro che dare enfasi alle posizioni di questo o quell’intellettuale «liberal». E poco importa se, nel fare questo, si calpestano i (tanto decantati, ma su altre tematiche) “diritti” di tutti coloro che nel Bambinello credono e che vorrebbero vederLo, se non onorato, quantomeno rispettato.
Di fronte a tutto questo, occorre dunque rimanere saldi, non perdere di vista la stella: «Noi cristiani, invece», ha proseguito infatti Crepaldi, «continueremo ad essere fedeli a quella regula fidei su Cristo che una luminosa e santa tradizione ecclesiale custodisce e tramanda, imitando i Magi che adorarono il Dio vivente in quel Bambino, povero, umile, che giaceva in una mangiatoia e meritava tutta la loro adorazione, la loro fede e la loro preghiera, convinti che la vera signoria – quella che libera, promuove e salva – stava proprio lì e solo lì, in quell’umile Bambino, il Verbo fatto carne».
Foto in evidenza: © DR – André Dureysseix
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