La rivoluzione disneyana all’insegna del politicamente corretto prosegue con un mea culpa sulle pellicole che hanno fatto la storia della casa americana. Dumbo è razzista e così gli Aristogatti e Peter Pan. Niente censure, però. Evidentemente la major americana ha capito che certi titoli fanno ancora cassetta nelle case dei bambini di mezzo mondo perché sono da tempo immemore del “classici”. Così, non potendo mettere una mano di bianchetto su personaggi oggi impresentabili si è pensato a un disclaimer (un avvertimento) da presentare ai piccoli lettori per educarli indottrinando.
In pratica, prima della visione dei cartoni comparirà l’avviso obbligatorio e non “skippabile” che informa gli spettatori che nel cartone/film sono presenti stereotipi razziali. In pratica la Disney di ieri viene corretta dalla Disney di oggi. Gli incassi sono gli stessi, ma il messaggio che deve passare è diverso.
Prima nella piattaforma streaming Disney plus compariva già il disclaimer “rappresentazioni culturali obsolete” che è in uso da novembre 2019 con un avviso di 12 secondi. Il nuovo disclaimer offrirà un avvertimento più approfondito sulle “rappresentazioni negative” e il “maltrattamento di persone o culture”.
Dove? In titoli come “Dumbo” (1941), “Peter Pan” (1953), “Gli Aristogatti” (1970), “Il libro della Jungla” (1967) e “Lilly e il vagabondo”.
“Questi stereotipi erano sbagliati allora e sono sbagliati ora” recita la scritta ma la Disney se ne guarda bene dal rimuovere il personaggio in questione o a cambiare il doppiaggio. «Piuttosto che rimuovere questo contenuto, vogliamo riconoscere il suo impatto dannoso, imparare da esso e stimolare la conversazione per creare un futuro più inclusivo insieme. Disney è impegnata a creare storie con temi ispiratori e aspirazioni che riflettono la ricca diversità dell’esperienza umana in tutto il mondo»
Ma quali sono i titoli sotto accusa? In “Dumbo” un corvo di nome Jim Crow parla con un accento afroamericano stereotipato, mentre in “Peter Pan” i nativi sono indicati come pellirossa che parlano una lingua incomprensibile.
Gli Aristogatti e i gatti di Lilly e il vagabondo i siamesi hanno accenti asiatici stereotipati. Ovviamente non si sa che qualche comunità afroamericana, di nativi americani o di filippini abbia mai protestato per questo trattamento che ha attraversato quasi un secolo di cinematografia per arrivare al giorno d’oggi ad essere percepito come un pericolo per l’umanità.
Ma tant’è. Arriveranno anche a toccare i personaggi doppiati in Italia? Probabile. Nel caso, Romeo, er mejo der colosseo è avvisato. Le sue doti da latin lover hanno le ore contate.
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