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In discussione 5 ddl contro l’omotransfobia. Coghe: «In gioco c’è la libertà»
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22 Febbraio 2020

In discussione 5 ddl contro l’omotransfobia. Coghe: «In gioco c’è la libertà»

Martedì 18 febbraio sono iniziate, in Commissione Giustizia, le audizioni informali delle proposte di legge C. 107 Boldrini, C. 569 Zan, C. 868 Scalfarotto, C. 2171 Perantoni e C. 2255 Bartolozzi, recanti modifiche al codice penale in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere. Si tratta di cinque disegni di legge in parte differenti tra loro, ma che hanno tutti alla base il tema comune dell’omotransfobia.

Nelle prossime settimane saranno auditi diversi esperti vicini al mondo pro family (medici, psichiatri, avvocati, sociologi, magistrati…), che evidenzieranno, ognuno nel proprio ambito, la pericolosità insita nell’approvazione di questi testi e il sotteso ideologico che le governa. Oltre a questi, interverranno anche diverse associazioni, tra le quali Pro Vita & Famiglia: il Timone ha contatto quindi il vicepresidente, Jacopo Coghe, per chiedergli un commento in merito.

Jacopo, provando a sintetizzare per i nostri lettori, qual è il nucleo fondamentale dei cinque ddl in esame?

«In estrema sintesi, si vorrebbe estendere alle condotte motivate da omofobia e transfobia le fattispecie di reato già prevista dalla legge Reale, nonché l’aggravante di cui alla legge Mancino, che puniscono gli atti di discriminazione, odio e violenza causati da motivi etnici, nazionali, religiosi o razziali».

In tutto questo, la libertà di pensiero, di opinione e di espressione, sancita dall’articolo 21 della nostra Costituzione, viene in qualche modo tutelata?

«Assolutamente no, anzi è proprio questa a venir messa in discussione con questi che sono delle vere e proprie “leggi bavaglio”, che hanno quale intento ultimo quello di tappare la bocca a chi ha opinioni contrarie alla vita omosessuale, all’utero in affitto o alle unioni omosessuali. Infatti, con questi ddl si punta a creare una categoria protetta e privilegiata sulla base di un comportamento sessuale che ha un carattere completamente privato.

Semplificando, pur senza banalizzare, nelle scuole non si potrà più festeggiare la festa della mamma o del papà perché questo discriminerà i bambini che hanno “due papà” o “due mamma”; sui moduli scolastici, o della burocrazia comunale o statale scompariranno i termini “Madre” e “Padre” per “Genitore 1” e “Genitore 2”; ancora: non si potranno più fare conferenze pubbliche per dire che i bambini nascono maschi o femmine perché si discrimineranno le persone omosessuali o transessuali… Non solo: prendendo come esempio il caso reale del pasticciere degli Stati Uniti che si era rifiutato di fare una torta per una coppia gay e che è stato processato fino all’ultimo grado, per poi essere finalmente assolto, tutti coloro che si rifiuteranno di offrire un “servizio” alle persone omosessuali in base al proprio credo religioso rischieranno una condanna.

Un altro concetto chiave è poi che è ingiusto qualificare una critica morale alla condotta omosessuale come un incitamento all’odio».

L’omotransfobia è dunque un’emergenza nel nostro Paese?

«In realtà no, e a dirlo sono i dati dell’Oscad, l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori. Nel 2019 sono infatti calate le aggressioni fisiche legate all’orientamento sessuale e all’orientamento di genere (da 43 a 29), che sono peraltro una minima parte di quei 969 reati d’odio registrati nel 2019. Chiariamolo: ogni tipo di violenza va condannata nei confronti di qualsiasi persona, ma non si tratta di un’emergenza. Più che altro è un espediente per tappare la bocca a chi vuole difendere i diritti dei bambini».

Quali saranno le tempistiche dell’iter di discussione e approvazione dei ddl, per quanto è ad ora noto?

«Non si sa, ma di certo ci sono pressioni per l’approvazione in tempi brevi».

Il ddl Scalfarotto, a suo tempo, era stato fermato da due fattori distinti, ma che uniti hanno consentito di raggiungere l’obiettivo: l’opposizione in Aula e la massiccia discesa in piazza di tante persone comuni. Per contrastare i ddl in esame, Pro Vita & Famiglia e le altre associazioni stanno già pensando a un’azione simile?

«Assolutamente sì. Stiamo scaldando i motori per organizzare una mobilitazione davanti al Parlamento, chiamando a raccolta tutti i cittadini italiani perché quello che è in gioco oggi è un valore che riguarda tutti: la libertà».

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