Fino a dieci anni fa Zachary Morgan lavorava dalle 80 alle 110 ore settimanali. Aveva cinque figli e si occupava dei corsi prematrimoniali per l’arcidiocesi di Saint Paul e Minneapolis, seguendo 500 coppie all’anno, sia per la parte spirituale che per quella burocratica, organizzando ritiri e presenziando a centinaia di matrimoni ogni anno. Successivamente gli fu chiesto di seguire anche altri eventi legati alla Cattedrale, in particolare le 26 giornate con il conferimento del sacramento della Cresima che coinvolgevano circa 4.500 ragazzi. Nel tempo libero riusciva perfino ad aiutare una piccola fabbrica di birra che aveva contribuito a fondare. Fino a quando non ebbe un attacco di cuore e rischiò di morire.
Solo allora si rese conto di essere in piena dipendenza da lavoro, un workaholic come dicono gli americani. «Per anni ho vissuto convinto che fosse giusto consumarsi per il lavoro», ha raccontato al National Catholic Register, «perché era per un fine nobile, ma così facendo ho messo da parte molte cose, come pregare con mia moglie».
Così ebbe inizio il suo viaggio in compagnia di san Giuseppe, spinto dal desiderio di riuscire a vivere il lavoro come faceva il santo falegname di Nazareth, di cui oggi ricorre la solennità liturgica. Perciò fonderà l’associazione Men of St. Joseph (Uomini di San Giuseppe), una fratellanza di padri uniti dal desiderio di aiutarsi a diventare ogni giorno di più guide salde per le proprie famiglie.
Morgan spiega che san Giuseppe era un uomo giusto in tutti gli aspetti: «Era un maestro nel suo lavoro eppure fu disposto a lasciarlo quando dovette fuggire in Egitto per proteggere Gesù. Giuseppe è quindi di grande aiuto nel mettere il lavoro nella giusta prospettiva. Se qualcosa mette in pericolo o danneggia la nostra famiglia, la nostra fede, nostra moglie o i nostri figli allora abbiamo il dovere non solo di allontanarci, ma di fuggire. Non è un atto codardo, ma di conservazione e di custodia»
E a proposito di custodia gli Uomini di San Giuseppe non sono l’unica realtà di uomini che guardano al padre putativo di Gesù: ci sono anche i St. Joseph Covenant Keepers (Custodi del Patto di San Giuseppe), una realtà che si rivolge principalmente a uomini con bimbi piccoli ma che è aperta a cattolici di tutte le età. La loro missione si sviluppa su otto punti:
Sempre negli Stati Uniti, nel 2011, sono nati i Figli di San Giuseppe, la cui missione è quella di «di integrare le verità eterne insegnate da Gesù attraverso la Chiesa nelle nostre vite e relazioni, in primo luogo attraverso lo studio e l’imitazione di Cristo, poiché Egli è la fonte e l’archetipo di tutta la mascolinità, e secondariamente aiutandoci l’un l’altro nel cammino di fede. La grazia si basa sulla natura, quindi la mascolinità richiede una maggiore intimità con il nostro Signore attraverso i sacramenti e una vita di virtù e sacrificio. Gli obiettivi di Cristo devono essere i nostri obiettivi, vale a dire la nostra salvezza e la salvezza dei nostri cari e del mondo intero».
Oggi, più di ogni altro giorno, san Giuseppe ci ricolmerà di grazie se a lui ci affideremo, in lui confideremo, a lui chiederemo come a un padre.
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