Pubblichiamo l’omelia dell’Arcivescovo di Parigi, monsignor Michel Aupetit, in occasione della messa di domenica 29 settembre (la traduzione è nostra)
di Michel Aupetit*
Non dimentichiamo che [l’Arcangelo San Michele] è il santo protettore della Chiesa e credo che al momento ne abbia davvero bisogno.
Voi sapete cosa significa Michele? Significa “Chi è come Dio?”. Ciò non vuol dire che San Michele sia come Dio o pensi di essere Dio, ma indica che questo Arcangelo pone una questione, l’unica che è importante. “Mi” in ebraico significa l’interrogativa. “El” è il diminutivo di Dio. Il nome dell’arcangelo indica la sua missione, che è quella di dire che nessuno può paragonarsi a Dio. Ed è per questo che è lui che combatte il diavolo, poiché Satana è un angelo il cui orgoglio gli fa credere di potersi paragonare a Dio.
Questa è anche la tentazione che questo angelo malvagio cerca di infondere nel cuore dell’uomo. In effetti, nel libro della Genesi avanza verso la donna dicendogli che se mangia dei frutti proibiti lei e suo marito saranno come dei.
Questa tentazione non è soltanto quella dell’inizio. Credo che sia sempre profondamente radicata nel cuore dell’uomo, soprattutto ai nostri tempi. Con la sua onnipotenza tecnica, l’umanità ha distrutto il pianeta che Dio gli aveva affidato. Questo orgoglio di una divina onnipotenza lo si vede anche nei tentativi di distruggere l’ordine naturale della filiazione come vediamo con le leggi in materia bioetica.
L’Arcangelo san Michele è colui che ci fa pensare di nuovo e ci ricorda che siamo solo creature che devono ricevere con ringraziamento tutto ciò che Dio ci ha dato: la nostra vita, che è una cosa meravigliosa, il più bello dei doni; la bellezza della creazione che deve essere ammirata piuttosto che danneggiata; il rispetto per tutto ciò che ci circonda e l’apprendimento dell’amore del prossimo che il Signore ci insegna e che abbiamo così tanti problemi a mettere in opera.
Dobbiamo guardare Gesù che è venuto umilmente ad abitare la nostra umanità rispettando l’ordine naturale, anche se lui stesso è Dio e attraverso di lui tutto è stato creato. Certo, gli elementi gli obbediscono, calma la tempesta, cammina sulle acque e tuttavia non usa la natura che lo circonda e rispetta tutte le persone che incontra, specialmente quelle deboli , gli scartati, i malati, i posseduti. È passato facendo del bene e ci ha chiesto di fare lo stesso. Ecco perché oggi, nel nome di Gesù Cristo, vi proponiamo di lasciare agire in voi la grazia di Dio, perché egli vi liberi da tutto ciò che vi opprime, le angosce, la sofferenza, la malattia, la maledizione, tutto il male di cui potete essere vittime.
Gesù vede più lontano, anche quando lo consideriamo solo con pregiudizi, come quel Natanaele che pensa che da Nazaret non possa venire nulla di buono. Gesù conosce il cuore di quest’uomo ed è per questo che sa che egli è un uomo leale, su cui può contare e che diventerà uno dei suoi discepoli. Che anche noi allora possiamo lasciarci guardare da Gesù, lasciarci amare da lui, offrirgli il nostro cuore con fiducia in modo che possa agire in noi e attraverso di noi. Come Natanaele diventeremo quindi discepoli missionari come ci chiede Papa Francesco. (fonte)
*Arcivescovo di Parigi
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