L’iniziativa è partita dalla redazione delle Iene con Belen Rodriguez che si taglia una ciocca in diretta e la redazione che twitta: «Se ve la sentite, tagliatevi una ciocca per Mahsa, morta per i suoi capelli fuori dal velo. Speditela all’ambasciata dell’Iran a Roma e pubblicate il video sui social con l’hashtag #IeneDonnVitaLibertà #LeIene». L’articolo potrebbe anche finire qui e invece da qui l’iniziativa diventa virale. Tra le prime ad aderire Claudia Gerini che dopo aver pronunciato le parole «Donna, vita e libertà» si taglia una microciocca presa da dietro la nuca naturalmente in diretta social. Poi sono arrivate le truppe scelte: Ambra Angiolini, Laura Torrisi, Nina Zilli, Rocio Munoz Morales, Chiara Scelsi, Bianca Atzei, Sofia Goggia, Costanza Caracciolo.
In seguito è stata la volta dei politici. Laura Boldrini si presenta a Roma alla marcia organizzata «Contro il regime degli ayatollah» dove i partecipanti si tagliano una ciocca sulle note di Bella Ciao «Ho tagliato una ciocca di capelli – ha twittato la ex presidenta della Camera – Un gesto di solidarietà verso le donne iraniane. Un gesto di protesta nei confronti di un regime che non le lascia libere di decidere della loro vita», forse si è dimenticata di quando indossava il velo alla Grande Moschea di Roma salutando la comunità musulmana con «Salam Aleikum».
Dopo ancora sono arrivati i salotti che contano e grazie a Luciana Littizzetto finalmente la protesta è diventata inclusiva. A Che tempo che fa pronuncia il suo sermone: «Le donne in Iran in questo momento stanno combattendo per vivere una vita più normale possibile. Che cosa possiamo fare noi? Non tantissimo, però possiamo far sentire la nostra solidarietà. Voglio chiedere anche a Fabio di fare questo gesto perché il problema non è solo femminile»- E così si è in diretta anche la parità di genere. Poco dopo infatti a anche Massimiliano Ossini, conduttore Rai, si è tagliato una ciocca e persino Luciano Ligabue che esegue il rito al Maxxi di Roma. Non manca più nessuno. Nemmeno i due leocorni.
Sembra di stare al sequel di una serie a puntate. L’ultima, andata in onda nel 2020, prevedeva l’inginocchiamento collettivo al grido di Black Lives Matter per protestare contro gli episodi di violenza nei confronti degli afroamericani da parte della polizia negli Stati Uniti, prima era stata la volta dell’hashtag #jesuischarlie dopo il sanguinoso attentato alla redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo nel 2015, l’anno successivo avevamo avuto i gessetti colorati per scrivere sull’asfalto dicendo no all’attentato al Bataclan di Parigi, nel 2005 si cantava Imagine per le strade di Londra contro gli attentati nella metropolitana. Il tutto condito da emoticon a pioggia con cuoricini, lacrime, sentimentalismo petaloso.
Non partecipare al rito del lutto collettivo non significa solo essere indifferenti alle tragedie altrui, significa dire no alla causa woke, tradire i “valori occidentali”, sedersi dalla parte sbagliata della storia, quella dei “cattivi”.
Tagliarsi una ciocca è una promessa di fedeltà al potere, esattamente il contrario di quell’atto di ribellione che vorrebbe essere e proprio per questo virale. Perché innocuo. Stucchevole. E infine inutile, se non dannoso.
(Fonte immagine: screen shot trasmissione Che Tempo che fa, Rai3)
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