«Siamo tutti esseri sessuali dalla nascita alla morte», sostiene Bill Taverner (foto a lato), direttore del Centro per l’educazione sessuale di Planned Parenthood del New Jersey. Affermazione cui lo stesso fa conseguire la, a suo avviso perfettamente logica, conclusione che i bambini dovrebbero essere introdotti alla sessualità fin dalla più tenera età, in quanto l’educazione sessuale è un «processo continuo». E, quando diventano un po’ più grandicelli, i ragazzini dovrebbero essere introdotti anche alla pornografia.
Taverner insomma non si fa mancare nulla, come si suol dire. A portare all’attenzione della pubblica opinione le sue affermazioni, che risalgono agli anni passati ma che pare siano rimaste immutate almeno fino al 2021, è stata Fox News Digital venerdì scorso. Nel 2012, il direttore aveva affermato: «Penso che ci sia questo desiderio di informazioni che hanno i giovani non sia cambiato. [La] modalità con cui otteniamo le informazioni è molto diversa. Penso che Internet abbia una grande influenza sul modo in cui le persone imparano a conoscere la sessualità. C’è accesso all’erotismo, alla pornografia». Il che, a suo avviso, è molto «utile».
Tanto che Taverner non comprende la resistenza che – ancora? – si avverte nel momento in cui si propone di insegnare la pornografia nelle scuole, che invece a suo avviso dovrebbe diventare parte integrante dell’alfabetizzazione sessuale delle giovani generazioni, nell’ottica di favorirne la pratica: il suo auspicio, infatti, è che questo “blocco” possa presto essere superato, così come oramai si è sdoganato il fatto che l’educazione sessuale sia parte integrante della proposta dell’istruzione scolastica e che questo venga fatto nei termini di una proposta che vede parlare dell’uso della contraccezione, in primis del preservativo.
Il che significa, tradotto in soldoni, avere il focus interamente incentrato sulla genitalità, anziché sull’affettività che invece dovrebbe precedere e fondare l’atto sessuale. E a poco vale che Taverner celi tutto questo dietro all’ammaliante idea di «offrire opportunità ai giovani di pensare, ad esempio, ai loro valori»: il fine ultimo, le parole sono ancora sue, è quello di dare vita a una «etica del porno».
Tali affermazioni, purtroppo, pronunciate dalla bocca di una persona ai vertici del colosso abortista americano sorprendono fino a un certo punto: che la linea d’azione di Planned Parenthood sia questa non è infatti un mistero, è sufficiente approfondire le affermazioni della sua fondatrice, Margaret Sanger (per la quale, per esempio, «la cosa più misericordiosa che una famiglia numerosa possa fare a uno dei suoi membri più piccoli è ucciderlo»), o analizzare la linea d’azione di PP, o ancora sfogliare per esempio la guida siglata PP dal titolo Fondamenti dell’insegnamento della sessualitàper trovare le medesime posizioni. Sessualizzazione precoce, sdoganamento della pornografia, oggettificazione dei corpi, esaltazione dell’istinto sessuale associato all’annullamento di ogni tabù… e ovviamente incentivazione dell’aborto a ogni momento della gestazione, e anche a nascita parziale, assieme alla compravendita di organi dei piccoli innocenti abortiti. Il disegno è perfettamente coerente, nella sua disumanità.
A BOLOGNA AL VIA LA “TABOOTECA”
Intanto, nella nostra Italia, si procede nella medesima direzione di sdoganamento di qualsivoglia limite e vincolo in materia di sessualità. Tra i tanti passi in tale direzione che si susseguono, ahinoi, ormai quotidianamente, citiamo la recente apertura da parte dell’Associazione Orlando, a Bologna, presso il Centro documentazione donne, di una “Tabooteca”. Che non è, come alcuni potrebbero pensare, un luogo dove divertirsi con il gioco di società “Taboo” ed esercitare così la lingua italiana e intessere nuove relazioni, bensì una particolare “biblioteca” dove vengono messi «a disposizione una serie di giochi in scatola e strumenti didattici sull’educazione alla sessualità. Vogliamo dar vita a un percorso dove giocando si arriva alla conoscenza del corpo e ad averne rispetto, ci si educa al consenso, si possono sfatare quelli che si considerano ancora oggi tabù». Il tutto, ovviamente, nell’alveo dell’ideologia gender. E, anche qui ovviamente, con un target di persone interessate che parte fin dalla più tenera età.
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