Carissimi,
eccomi a voi, nell’avvicinarsi del Natale, con la consueta lettera degli auguri per voi, le vostre famiglie, i vostri cari. I giorni che precedono il Natale sono sempre intensi, ricchi di impegni e di attività, a scuola e in famiglia. I ritmi delle nostre giornate aumentano di intensità, le luminarie delle vie e delle piazze danno una luce tutta nuova al buio che, progressivamente, si fa più lungo rispetto alla luce del giorno. E, in mezzo al tripudio delle luci artificiali e agli impegni che si affastellano, si rischia di non vedere quella che per chi crede è la vera luce che illumina la notte, una luce che rischia, però, paradossalmente, di non essere notata, perché illumina la notte dei pastori, degli ultimi, dei dimenticati, dei reietti dalla società.
Noi che crediamo, a maggior ragione, ma anche chi non crede nell’evento del Natale, tutti dobbiamo sapere scorgere un significato profondo che è poi quello dell’apertura alla vita, quindi alla responsabilità, quindi al cambiamento. Diversamente, se ci soffermassimo solamente alla gioia, pur bella, per lo stupore delle luci e dei doni ricevuti, coglieremmo solo parzialmente il vero significato del Natale, riducendo tutto alla pura materia.
Scriveva San Paolo VI: “L’ineffabile dono di Dio in Maria ci rianima e proclama che la perfezione è possibile: che a noi pure è accordato di ricostituire quel pensiero che Iddio ha avuto sopra di noi creandoci, per cui anche noi possiamo diventare buoni, virtuosi, santi”. Vivere, dunque, la gioia del Natale attraverso il mistero di Maria vuol dire impegnarsi per il cambiamento, un cambiamento verso il vero bene dell’uomo. E noi che siamo uomini e donne di scuola sappiamo che la vocazione al cambiamento è la nostra vocazione primigenia in una società che non solo è dimentica di Dio ma è, soprattutto, dimentica dell’uomo.
Esercitare una qualsiasi forma di violenza verso il prossimo significa dimenticare la mia e la sua umanità.
Impedire all’altro di pensarla in modo diverso dal mio significa dimenticare la mia e la sua umanità.
Manifestare la propria idea bruciando l’immagine dell’avversario significa dimenticare la mia e la sua umanità.
Trarre guadagni disonesti dalle fragilità dell’altro significa dimenticare la mia e la sua umanità.
Negare e pervicacemente contrastare il diritto all’ istruzione libera dell’altro significa dimenticare la mia e la sua umanità.
Potrei addurre ancora molteplici esempi di negazione dell’umanità. Propria e altrui. Eppure incarnatus est. Questa incarnazione, che uno creda o non creda, rimane a perenne monito al cambiamento, una chiamata generale ad innalzare i nostri sguardi, sollevandoli dalle piccole, e spesso meschine, prospettive del nostro quotidiano, puntando in alto. Duc in altum! Scrive Bonhoffer in Memoria e fedeltà: “E, se vogliamo prender parte a questo evento dell’Avvento e del Natale, non possiamo semplicemente starcene lì a fare da spettatori ma siamo trascinati con forza anche noi dentro questa azione, in questo mutamento di tutte le cose”. Credo che il mutamento di tutte le cose sia uno tra i significati più belli del Natale, perché intercetta il desiderio insito nell’uomo a fare ciò che egli sente essere e corrispondere al vero bene. E la via del cambiamento per la nostra società passa attraverso la scuola: per questo anche in questa occasione invito tutti alla responsabilità:
-le forze politiche, affinché, trasversalmente, agiscano per porre termine all’ingiustizia di una scuola non liberamente scelta e e di una scuola che a grandi passi si avvia verso il monopolio educativo della scuola statale,
-i genitori, perché facciano sentire la loro voce rivendicatrice di un diritto loro negato
-tutti i cittadini, perché non girino la faccia dall’altra parte davanti alle tante forme di fragilità che feriscono la nostra società.
Con questo invito invio i miei auguri fraterni, cordiali, ricchi di preghiera per tutti voi e le vostre famiglie.
Con stima e vicinanza,
suor Anna Monia Alfieri
(Immagine: Raffaello, Madonna sistina, Wikipedia, pubblico dominio)
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