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24.12.2024

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Delpini scrive a una sedicenne. Nei panni di santa Gianna
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24 Dicembre 2021

Delpini scrive a una sedicenne. Nei panni di santa Gianna

Per gentile concessione dell’editore pubblichiamo una delle lettere immaginarie di Santa Gianna Beretta Molla scritte dall’arcivescovo di Milano Mario Delpini, Cari amici vi scrivo… Lettere immaginarie di santa Gianna per il Natale in famiglia, ITL Libri, pp. 32

A Martina, 16 anni

«Cara Martina,

sei bellissima! A 16 anni fiorisci come una promessa. La tua festa di compleanno è stata un’occasione per accorgerti che hai tanti amici e amiche.

A volte ti senti giù. Ti sembra di non essere abbastanza bella, abbastanza alta, abbastanza interessante. Se poi metti in fila quello che ti rimprovera la mamma («Sarebbe ora che imparassi a vestirti un po’ decentemente»), quello che ti rimprovera il papà («Ma che voti sono questi? Quando ti metti a studiare?»), le osservazioni di Gigi, tuo fratello maggiore («Piangi e ti disperi per un messaggio che non arriva? Ma sei proprio scema! Lorenzo non si ricorda più neppure che esisti. L’ho visto in moto con Sofia…»), le lamentele di Kitty, tua sorella minore, idolo dei tuoi genitori («Mamma, Martina non mi aiuta mai a fare i compiti!»), allora ti viene una rabbia! E dentro nasce il sospetto: ma sarò adatta alla vita? Sarò adatta all’amore?

Eppure tu sei bellissima. Non assomigli a nessuna delle fotografie delle modelle che guardi di continuo. Non invidiare nessuna. Tu sei una bellissima Martina!

Quello che in te c’è di buono, di bello, di desiderabile è un tesoro inesauribile che potrà far felici le persone che ti sono e saranno vicine.

Ti incanti a contemplare gli abiti da sposa. Ne hai registrata una collezione. E sogni. Quando pensi al tuo ragazzo, vedi un volto ancora indefinito, ma l’uomo c’è tutto: alto, bello, sportivo, spiritoso, tenero. Chissà come si chiama?

E ti vedi vestita da sposa a incantare parenti e amici, a partire per il giro del mondo, ad aprire la porta di una casa tutta vostra. Chissà come si chiama il ragazzo che verrà…

Vorrei svegliarti dai tuoi sogni e dalle tue visioni. La chiamata alla vita di famiglia non vuol dire fidanzarsi a 14 anni. Questo è solo un segno d’allarme. Devi prepararti fin da adesso alla famiglia. Non si può addentrarsi in questa strada se non c’è amore. Amore vero: che vuol dire che ti perfezioni nell’amore solo donandoti con tutta te stessa a un’altra persona. L’amore deve essere totale, pieno, completo, regolato dalle leggi di Dio e deve eternarsi in cielo.

L’amore che rende bella la vita non è l’eccitazione per un messaggio sbadato ed esibizionista di Lorenzo, che manda lo stesso messaggio anche a Sofia, a Katia e a Consuelo. L’amore vero è un’arte da imparare. È la sapienza di conoscere la verità della persona amata. È il realismo di accettare anche i suoi limiti. È la serietà di pretendere una risposta onesta, affidabile. Costante. È la disponibilità a rinunciare a qualche cosa di sé per accogliere qualche cosa dell’altro. È la prontezza nel sacrificio. È l’intensità di condividere i pensieri più intimi, la visione della vita più tua, la fede e la preghiera.

Nelle abitudini e nei racconti che circolano si presenta l’amore come un dramma che rende la vita complicata, avventurosa e infelice. Ma tu sai che quello che mostrano gli spettacoli è una recita e tu ricordi l’angoscia che hai spesso provato di fronte a litigi tra papà e mamma che sembravano insanabili. Per fortuna si sono riconciliati! Se ti immagini sposata, hai certo il diritto di essere felice, ma proponiti anche di non voler rendere infelice nessuno!

A Natale si contempla il mistero: il Verbo di Dio si è fatto uomo, Gesù. Gesù non si è sposato, ma ha molto da dire a proposito dell’amore di chi si sposa. Ha amato con cuore d’uomo, ha vissuto in casa con Maria e Giuseppe che si amavano in un modo speciale. Ha compreso e perdonato anche la donna che ha tradito il marito, ma non per approvarla perché ha seguito il suo sentimento di un momento, ma per incoraggiarla a tornare a casa e a non peccare più.

Cara Martina, con i tuoi 16 anni puoi ancora celebrare il Natale: non solo per goderti qualche giorno senza scuola, con i più fermi propositi di recuperare storia o inglese, non solo per organizzare qualche momento di festa e di euforia nella notte di capodanno, non solo per curiosare tra i regali e provare gioia o stizza a seconda che abbiano indovinato le tue attese.

Puoi celebrare il Natale come un tempo adatto per esercitarti nella contemplazione di come ama Gesù, Dio con cuore e storia d’uomo, e con lui praticare in qualche forma l’arte di amare.

Ti saluto con affetto e prego per te, io che, quando avevo la tua età, ho trovato grande aiuto nel condividere con le amiche pensieri e sogni, preghiere e attese e mi sono spesso domandata che volto avesse il mio amore, l’uomo della mia vita.

Tua Gianna»

Mario Delpini

 

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