Era l’8 maggio 2024, quando oltre ventimila persone si sono radunate a Sydney, in Australia, per accogliere l’arrivo di una reliquia del santo monaco maronita. Siamo nella parrocchia di San Charbel a Punchbowl nel Nuovo Galles del Sud, il secondo santuario dedicato al taumaturgo e inaugurato nel giorno dell’anniversario della sua nascita, nel 1828. E siamo di fronte ad una pietra miliare nella storia di una delle devozioni principali nella chiesa maronita d’Australia. «San Charbel non è semplicemente un santo per un popolo o un credo particolare; è un faro di fede per tutta l’umanità. – ha detto il vescovo maronita di Australia, Nuova Zelanda e Oceania, Antoine-Charbel Tarabay – Le sue azioni miracolose servono come testimonianza del potere della fede e dell’amore sconfinato del nostro Creatore».
Anche Doha, in Qatar si prepara ad accogliere i devoti dell’eremita libanese. La chiesa maronita della capitale del è quasi ultimata e si prevede di aprirne le porte ai fedeli nel 2025, in concomitanza con l’anno giubilare. Si tratterà della chiesa più grande del Paese, la seconda cattolica insieme alla Chiesa di Nostra Signore del Rosario, segno di fede in una terra dove i cristiani sono una minoranza, ma con un fuoco dentro che arde.
Oggi è San Charbel, monaco, eremita, il santo libanese il cui corpo è rimasto intatto fino alla sua beatificazione, fonte impressionante di miracoli. Almeno trentatremila quelli riconosciuti. Più di centosessanta al giorno dalla sua morte. Un numero impareggiabile, si tratta principalmente di guarigioni operate al monaco taumaturgo a chi lo prega. Fra cui spicca senza dubbio quello ottenuto da Nohad Al Chami. Madre di 12 figli, la donna nel 1993 fu colpita da un’emiplegia con doppia ostruzione della carotide, quadro di fronte a cui i medici avevano prospettato l’ipotesi di un intervento chirurgico, ma con speranze di riuscita “quasi nulle”. E’ a quel punto che il primogenito decide di andare a pregare San Charbel sulla sua tomba.
Quello che accade è semplicemente fuori dall’ordinario. La donna la mattina si sveglia con due cicatrici di 12 centimetri e i medici, togliendole i punti di sutura, la dichiarano guarita. Era stato lo stesso santo a operarla nella notte. In sogno il taumaturgo tornò a trovarla dicendo «Ti ho operata perché tutti ti vedano e la gente torni alla fede. Ti chiedo di partecipare alla messa presso l’Eremo di Annaya ogni 22 del mese». Così pur se la festa del santo è il 24 luglio, anche ogni 22 del mese viene celebrata una Messa in suo onore sia in Libano che nel monastero maronita di Roma, in zona San Giovanni, nella Chiesa dell’Immacolata, della Procura dell’Ordine dei Maroniti.
E anche oggi un fiume di preghiere saliranno al cielo, chiedendo protezione, sostegno e perché no, un miracolo. Se sono trentamila quelli che ha già operato – 196 circa dal giorno dalla sua morte – non ne potrà concedere qualcuno anche nella giornata di oggi a chi lo prega? Impressionante anche un altro fatto. Che nell’Occidente della vita frenetica, dove anche nella Chiesa spesso ci si lascia prendere dall’operosità eccessiva, dal fare a tutti i costi, San Charbel semplicemente prega. Come si legge sull’account Facebook della Procura dell’Ordine maronita di Roma, San Charbel «Non ha parlato tanto, il suo silenzio era più eloquente di ogni discorso; non ha insegnato, non ha scritto, non ha predicato, non ha evangelizzato. Ma la sua vita, il suo ascetismo e le sue preghiere divennero insegnamento, sermone e buona notizia. San Charbel, l’eremita, ci assicura che Dio, per il quale ha abbandonato tutto e di cui si è inebriato, non è solo un’“idea”, ma piuttosto una “Persona” viva e presente. Vale la pena avventurarsi con Lui e per Lui!» (Fonte foto Youtube)
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