Lo scorso 20 maggio, dopo la recita del Regina Coeli, papa Francesco ha annunciato che il prossimo 29 giugno – nella solennità dei santi Apostoli Pietro e Paolo – creerà 14 nuovi cardinali, provenienti da quattro differenti continenti, dei quali 11 diventeranno elettori mentre gli altri 3 prelati ultraottantenni sono stati selezionati per i loro meriti nel servire Santa Madre Chiesa.
La notizia del concistoro era attesa, essendo noto che, con il mese di giugno, il numero dei cardinali elettori in conclave sarebbe sceso di ben sei unità sotto il numero-soglia di 120. Eppure l’annuncio di papa Francesco ha fatto, e continua a far, discutere.
Un primo punto di riflessione riguarda i numeri: se è vero che la nomina di ben 14 cardinali si presenta imprescindibile, dal momento che entro la fine di luglio del 2019 il numero degli elettori tornerà a quota 120, è altresì vero che questo porta a una situazione di prevalenza delle nomine di Francesco all’interno del conclave: 59 prelati su 125, che sfioreranno il 50% quando il numero degli elettori calerà al numero minimo.
Ma vi è un secondo aspetto, di portata forse ancora maggiore, che sta animando le discussioni in questi giorni: l’annunciata nomina, tra i tre cardinali ultraottantenni, dell’amico di vecchia data di Bergoglio monsignor Toribio Ticona Porco, attualmente vescovo emerito di Corocoro, in Bolivia.
Ordinato sacerdote nel 1967, all’età di trent’anni, il prelato è noto per essere stato vicino a minatori e contadini e per essere stato sindaco di Chacarilla. Nel 1986 è stato nominato vescovo titolare di Timici e ausiliare di Potosì, per essere poi trasferito – nel 1992 – a Corocoro, rassegnando quindi le dimissioni a papa Benedetto XVI nel 2012, all’età di 75 anni.
Ma le note biografiche sul futuro cardinale non si concludono qui, anzi. Secondo una indiscrezione riportata dal sito web Adelante La Fe, notizie sconcertanti emergono soprattutto in riferimento agli anni trascorsi da monsignor Ticona Porco nella prelatura territoriale di Corocoro. Leggiamo: «Durante il decennio del Vescovo-Prelato Ticona nella Prelatura di Corocoro, la comunità cattolica passò dal 94,6% all’87,6%, con la parallela crescita delle sette protestanti. Nello stesso tempo, è di dominio pubblico il fatto che, mentre lavorava a Corocoro, nel Vescovato di Oruro [distante circa 200 km, ndR] ha mantenuto una vita coniugale con una donna e che la moglie [Adelante La Fe utilizza questo termine giustificandolo con il fatto che la donna fa sempre rifermento a “suo marito”, ndR] e i suoi figli sono orgogliosi di chiamarsi moglie e figli del “Vescovo di Patacamaya”, come è anche conosciuto il vescovo Toribio Ticona».
La situazione sarebbe dunque la seguente: con la fine di giugno la Chiesa vedrà eletto cardinale “per i suoi meriti” un prelato che ha violato in maniera palese e pubblica il celibato sacerdotale, generando scandalo nelle persone e inferendo al contempo un grave danno alla Chiesa.
Possibile che papa Francesco non fosse al corrente della questione? Lasciamo nuovamente la parola ad Adelante La Fe: «Essere un principe della Chiesa comporta una responsabilità importante per coloro che sono creati tali, perché il loro servizio è fatto direttamente al ministero Petrino; la promozione di un cardinale concubino è quindi portatrice di due messaggi: da un lato, il desiderio di papa Francesco di sopprimere il celibato sacerdotale; dall’altra, quella di avere un “capro espiatorio” con il quale rompere la gerarchia dei vescovi della Bolivia. Quest’anno saranno rinnovati due arcivescovati e altre tre circoscrizioni ecclesiali della Bolivia, non dubitiamo che il “caso Barros” si ripeterà in Bolivia, dopo di che papa Francisco avrà, con il sostegno di Evo Morales [sindacalista e politico boliviano, ndR], il controllo della Chiesa boliviana, che avrebbe un’impronta di sinistra».
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