È uscito in questi giorni un nuovo libro della collana UOMOVIVO – Umorismo, vita di coppia e Dio, edita da Berica Editrice: Guida bioetica per terrestri. Da Fulton Sheen al cybersesso, a firma di Giulia Bovassi, giovane filosofa e bioeticista, research scholar della Cattedra UNESCO in Bioetica e Diritti Umani di Roma.
Il testo, si legge nell’introduzione, si propone di «tracciare il fil rouge che collega gli insegnamenti in tema di teologia morale familiare e sessuale dell’arcivescovo statunitense Fulton John Sheen contenuti in una delle sue più famose pubblicazioni, Tre per sposarsi, con un particolare settore di indagine bioetica, quello dei dilemmi cosiddetti di “inizio vita”, legati a problematiche su sessualità, famiglia, aborto, procreazione, per citarne alcune».
Fin dalle prime battute l’Autrice prende il lettore per mano e lo accompagna lungo un percorso fatto di tanti piccoli passi, conseguenti uno all’altro: chi è l’uomo? Cos’è l’amore? Come va interpretata la nozione della libertà? Come si declina la responsabilità verso se stessi e verso il prossimo? La castità prematrimoniale ha (ancora) senso? Qual è il senso dell’istituto familiare?
«Atomi isolati, persone in relazione, famiglia sono tre step in cui ogni cellula deve, appunto, perdersi per poi ritrovarsi sotto nuove vesti, con differenti equilibri», scrive la Bovassi. Famiglia che, si legge in un altro passaggio, è «l’arena della fecondità umana, non solo in termini generativi-biologici, ma relazionali, dove l’alterità costretta alla convivenza sa trarre esercizi di rispetto tra individui unici, originariamente estranei, poi complici». Il tutto nella consapevolezza che siamo tutti figli: in senso di certo orizzontale, ma soprattutto in senso verticale.
Di qui, il legame con il pensiero di Fulton Sheen – Arcivescovo titolare di Newport, già Vescovo di Rochester, noto al mondo per le sue apparizioni televisive: la forma trinitaria dell’amore lo rende totalizzante. Affermava il monsignore: «Amare ciò che è inferiore all’umano è degradazione; amare l’umano per l’umano, è mediocrità; amare l’umano per il Divino, è arricchimento di sé; amare il Divino per ciò che è, è santità».
Nella seconda parte del testo, quindi, il focus va dunque alla bioetica “di inizio vita”, che – lungi dall’essere una cosa distante dalla quotidianità di ognuno di noi – la Bovassi definisce «come “uno sguardo sull’uomo attraverso l’uomo” a partire da uno sguardo attento sulla realtà. La nozione che tendo far mia è da intendersi agli antipodi di un approccio riduttivo avente l’uomo come cardine misurativo di tutte le cose. Egli è oggetto protagonista del ragionamento bio-etico in quanto agente e destinatario, fine e fondamento».
La trattazione interessa la contraccezione, il cybersesso, l’aborto e il post aborto, l’utero in affitto e altre tematiche che intersecano oramai quotidianamente la vita di ognuno di noi e che necessitano di precise argomentazioni per essere comprese nell’essenza della loro portata presente e futura. Argomentazioni che l’autrice fornisce in maniera precisa, ma pur tuttavia accessibile: per “terrestri”, appunto.
Nella conclusione, l’Autrice si congeda dal lettore utilizzando le parole dello stesso Fulton Sheen: «Viviamo in una civiltà “usa e getta”. […] Quando la Vita Divina venne al mondo, anche Lui fu trattato “vita usa e getta”. La sacralità della vita non c’entra con l’inizio della vita; dipende da chi ha prodotto la vita. L’elemento tempo ha poco a che fare valore della vita, altrimenti si potrebbe fissare un limite di età per vivere. La vita è sacra perché è prodotta dall’uomo; i girini generano girini, gli elefanti generano elefanti, l’uomo genera l’uomo. La vita è sacra in sé: il suo valore non è relativo, non è utile o non utile a qualsiasi altra persona o cosa».
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