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21.12.2024

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Da che parte stare nella crisi Ucraina
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4 Marzo 2022

Da che parte stare nella crisi Ucraina

La realtà non è il gioco del RisiKo, i carrarmati e i missili, nella realtà, cadono in testa alla gente. In queste giornate tragiche per il popolo ucraino, a causa della scelta della Russia di «demilitarizzarla e denazificarla», secondo le parole utilizzate dal presidente Vladimir Putin per ordinare l’attacco militare, mi pare che in tanti si balocchino con armi e guerra. Appunto come se si stesse giocando a Risiko.

Sappiamo che purtroppo le armi a volte sembrano diventare necessarie, quando la ragione si spegne. Ma non si può mai smettere di riaccenderla questa ragione, per evitare «l’inutile strage» o il «guerrone», come disse papa Pio X che morì poco prima della Grande Guerra. Proprio san Pio X si spese fino all’ultimo per evitare la Prima guerra mondiale, ricordando alle Nazioni europee di impegnarsi «per progetti di pace e non di sventura».

L’Italia e le altre nazioni europee che in questi giorni hanno ben pensato di inviare armi agli ucraini non si sono certamente impegnate per «progetti di pace». Semmai hanno soffiato sul fuoco della «sventura».

Di fronte alle bombe e ai missili che cadono in testa al popolo ucraino, stiamo con papa Pio X che invitava sempre a impegnarsi «per progetti di pace e non di sventura». E si rivelano progetti di sventura anche le macchinazioni e le politiche che gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno malamente messo in campo dalla caduta del Muro di Berlino, nel 1989, fino ad oggi, per “gestire” l’ex Unione sovietica. Così come sono progetti di sventura quelli del presidente Putin che ha la responsabilità di aver inviato truppe, missili e carri armati per «demilitarizzare e denazificare» l’Ucraina.

Di fronte al conflitto in corso non ci sentiamo di dover prendere alcuna posizione se non quella della preghiera e della necessità della ricerca di un dialogo diplomatico, per una tregua e una soluzione decorosa ad una situazione molto complessa.

Il mondo cosiddetto Occidentale vive, come abbiamo scritto a suo tempo sulle nostre pagine, il cortocircuito di un liberalismo politico che appare strettamente associato a limitazioni della libertà che riguardano la parola, il pensiero, la coscienza, la religione. Questo occidente lo sappiamo essere capace anche di azioni militari «sventurate» (si potrebbe ricordare l’Iraq o la Siria, ad esempio, ma non solo). Tuttavia, non è guardando alla Russia di Putin che possiamo metterci al riparo o, peggio, sperare che si risolvano così le nostre beghe da post liberali globalizzati. Chi pensa questo si mette nella stessa posizione di quelli che, qualche decennio fa, pensavano fosse sufficiente mettersi contro l’Urss per sedersi dal lato giusto della storia.

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