«A nome del ministero della Cultura, facciamo una promessa, e la faccio pubblicamente qui, che saremo noi a fare in modo che il più presto possibile, Cristo Re venga intronizzato e diventi il Re della Slovacchia», ha detto Štefan Kuffa, segretario di Stato del Ministero della Cultura slovacco. Tutto ciò è avvenuto in un discorso di 12 minuti, tenutosi in una chiesa, in cui ha chiesto al clero di fare la propria parte per rendere Gesù Cristo re della Slovacchia. Il clero, però, gli ha risposto picche: «La Conferenza episcopale slovacca prende le distanze dalle parole pronunciate dal rappresentante del Ministero della Cultura durante la Novena di Trnava, che viene preparata ogni anno dall’arcidiocesi di Trnava».
La Conferenza episcopale avrebbe anche criticato il fatto che la proposta sarebbe stata avanzata all’interno della Basilica di San Nicola: «Il tempio è un luogo di preghiera e non dovrebbe essere un luogo di appelli che dividono i credenti. Mescolare un’agenda politica con una parola spirituale provoca risentimento e reazioni negative che comprendiamo». Dichiarare Gesù Cristo re, non è una mossa senza precedenti in Europa: la Polonia, ad esempio, ha intrapreso il processo di intronizzazione di Gesù Cristo nel 2016, dopo un voto del Parlamento con un atto ufficiale e pubblico per impedire il degrado morale e la secolarizzazione del paese. Alla cerimonia avevano partecipato addirittura il presidente Andrzej Duda e diversi parlamentari.
Il discorso di Kuffa è stato criticato, oltre che dai vescovi, anche dall’europarlamentare dell’opposizione Veronika Remišová, secondo la quale «non era mai successo prima che un politico di alto rango predicasse durante una Santa Messa e usasse il terreno della chiesa per i suoi scopi politici». In più la Messa sarebbe stata trasmessa online, inizialmente rimossa dai social network, per poi essere caricata, successivamente, con i dieci minuti del discorso di Kuffa, tagliati dalla trasmissione. Forse anche per la risonanza data alla celebrazione, il gesto sarebbe stato percepito come troppo eclatante.
Diversi politici dell’opposizione si sono arrabbiati per le osservazioni di Kuffa, come Alojz Hlina, un deputato indipendente eletto nella lista liberale SASKA: «Ne sono inorridito. Non lo voglio davvero. Possano lasciare in pace le chiese, tutti questi che strumentalizzano la fede», ha detto Hlina. František Majerský dei cristiano-democratici ha aggiunto: «Sono anche sorpreso che gli sia stata data la possibilità di esprimersi su questioni politiche in una chiesa, cosa che non rientra assolutamente in questo contesto».
Insomma, la fede relegata a fatto privato, perché diversamente, se si ha il coraggio di professarla pubblicamente, cosa che rientrerebbe proprio nel concetto di libertà religiosa, si è divisivi, ovviamente per il semplice fatto di essere cristiani. E così accadrà che, con questa scusa, molto presto, i cristiani cattolici saranno messi a tacere del tutto e non solo nei contesti politici, con buona pace del “mondo” che di diktat ideologici, invece, ne impone ancora e del politicamente corretto che ne è il braccio armato. (Fonte foto: Screenshot Denník N, Youtube, Pexels).
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