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«Il cristiano non è in vendita!»
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25 Novembre 2019

«Il cristiano non è in vendita!»

Il Patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, che in questi giorni ha affrontato con dedizione e cura pastorale il dramma dell’acqua alta che ha devastato la città lagunare, ha indicato ai giovani della diocesi l’esempio di un giovane austriaco che andò incontro alla morte pur di non tradire la sua coscienza di cristiano. Pubblichiamo uno stralcio di questa omelia del Patriarca pronunciata in occasione della festa della Madonna della Salute il 21 novembre 2019.

di Francesco Moraglia*

Franz Jägerstätter era un contadino austriaco, intelligente, coraggioso, che non aveva potuto studiare ma che appezzava la cultura. “Chi non legge niente – diceva – non potrà reggersi in piedi e sarà sempre una marionetta nelle mani degli altri”. Ho chiesto ai nostri ragazzi di guardarsi da questo pericolo.

Parlare di questo testimone della fede significa parlare della libertà di coscienza e del diritto all’obiezione di coscienza; per il cristiano è qualcosa di irrinunciabile, di fronte alle esigenze del Vangelo e della dignità degli uomini, ed è condizione previa ad ogni ulteriore parola e gesto.

Franz Jägerstätter era nato nel 1907 in Austria e visse gli anni di quella follia collettiva che fu il nazionalsocialismo, quei tredici anni di pazzia e di pazzie – dal 1933 al 1945 – in cui, in nome di un’ideologia che parlava di un uomo superiore, si pianificò la distruzione dell’uomo. Il mito della razza “pura” portò ai drammi dell’olocausto e della seconda guerra mondiale causando, insieme, la morte di 50 milioni di persone!

Così Franz, a 36 anni, andò da solo alla morte per non andar contro la sua coscienza. Era sposato e padre di tre bambine in tenera età; come si dice, “teneva famiglia”. Rinunciò a tutto per non rinnegare il suo battesimo ed era consapevole di quello che faceva. Ci lascia queste parole: “Se consideriamo con serietà il momento attuale, dobbiamo riconoscere che per noi cristiani tedeschi la situazione è più disperata e più confusa di quella dei cristiani dei primi secoli, durante le persecuzioni più sanguinose”. Un pensiero che affido anche alla vostra riflessione.

La giovinezza di Franz fu esuberante – l’ho ricordato ai nostri giovani – e, a tratti, turbolenta; era prestante e sportivo, desiderava primeggiare. In paese fu il primo ad avere la motocicletta (siamo negli anni Venti del secolo scorso). Franz era sensibilissimo al fascino femminile; da una relazione con una coetanea ebbe una figlia.

Poi la grazia di Dio – che sa far miracoli – lo raggiunse. Franz ripensò tutta la sua vita e il giovane spavaldo cede il passo al credente. A ventinove anni, quando gli viene negato il matrimonio con la madre della sua figlia naturale, sposa Franziska ed ha tre figlie: Rösl, Maridl, Loisl. Franz si fece anche terziario francescano.

Quando giunge il 1938 – anno drammatico per l’Europa con la Conferenza di Monaco e l’annessione dell’Austria al Terzo Reich – Franz è l’unico che, in paese, vota contro l’annessione perché dice che un cristiano non può aderire ai principi del nazionalsocialismo.

Franz si confida così con l’amata Franziska: “Dio mi ha mostrato che devo scegliere tra il nazionalsocialismo e la mia religione cattolica e si è appellato alla mia coscienza”. Sì, ho voluto dire ai nostri giovani che Dio si appella alle nostre coscienze per far andare meglio le cose di questo mondo. D’ora in poi, Franz seguirà la sua coscienza per rimanere fedele a Dio, a se stesso e agli uomini.

Nel 1943 rifiuta di prestare il servizio militare ed è conscio di quello che fa e di quello che tale gesto comporterà. Scrive, allora, al suo parroco: “Indossando quella uniforme, quante volte dovrei anch’io rinnegare il Cristo?”. E aggiunge: “Oggi mi avvio su un cammino difficile…”.

Il 6 luglio arriva la condanna a morte; poco prima aveva ricevuto una fotografia delle figlie di 6, 5 e 2 anni con la scritta: “Papà, torna presto!”. Su un tavolo gli lasciano un foglio e una penna: basta una semplice firma – gli dicono – e torni libero. È terribile a cosa giunga la persecuzione.

Franz scrive: “Sarebbe davvero una gioia poter trascorrere i pochi giorni di vita nell’abbraccio di una famiglia felice: abbiamo, comunque, la lieta speranza che i pochi giorni di vita, in cui dobbiamo essere separati, ci verranno restituiti mille volte nell’eternità… assieme a Dio e alla nostra madre celeste”. La fede non è l’oppio dei popoli; come possiamo aver creduto a certe ideologie? La fede ci fa vivere, quando è vera, diversamente.

Franz Jägerstätter viene giustiziato il 9 agosto 1943.

Il cristiano si rivela proprio quando è chiamato a dare testimonianza e non si ritrae. Certo, per i cristiani mondanizzati queste scelte sono incomprensibili perché sono una condanna del loro modo di fare.

Che cosa ha permesso a Franz, solo contro tutto, di non venir meno? Come ha potuto non tirarsi indietro di fronte al consiglio di molti, anche di alcuni sacerdoti? La risposta è la sua fede, la stessa che ha sorretto Maria ai piedi della croce, una fede che dice appartenenza a Dio e che non si lascia comprare da nessuno perché il cristiano non è in vendita.

L’apostolo Paolo scrive ai Colossesi: “In lui [Cristo] camminate, radicati e costruiti su di lui, saldi nella fede come vi è stato insegnato… Fate attenzione che nessuno faccia di voi sua preda…, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo” (Col 2,6-8).

La libertà di coscienza è il bene di cui il cristiano non potrà mai fare a meno nella vita. Grazie a questa libertà Franz Jägerstätter, giovane, sposo e padre, ha avuto la forza di dire il suo “sì” totale a Gesù e un “no” altrettanto totale a uno dei regimi più disumani e violenti che la storia abbia conosciuto e che si era prefisso di distruggere l’uomo – prima che con i lager e i forni crematori – col mito della razza, con l’odio verso l’altro e presentando la guerra come un bene.

Tali forme di odio e violenza talora riesplodono e vanno combattute sempre e comunque; talvolta c’è anche una carica più sottile di violenza ed intolleranza in chi si professa “non violento” e tollerante, avendo a disposizione mezzi sofisticati e possibilità che altri non hanno.

La libertà di giudizio – l’ho detto ai nostri giovani –, per il battezzato, è virtù umana e cristiana che si costruisce ricercando la verità che – per il cristiano – è il Vangelo, è Gesù.

Per il cristiano, se tutti fanno una cosa non è un buon motivo perché anche lui la faccia; il cristiano – lo ripeto – non è in vendita! E se il nostro pensare fosse contro qualcuno o qualcosa fermiamoci prima di agire e pensiamo bene prima di fare qualcosa. Così il cristiano cresce e diventa adulto!

L’obiezione di coscienza poi, in certi casi, quando è in gioco la persona umana, è l’ultima difesa e la scelta più umana che rimane e dalla quale non si può recedere. (…) [fonte: Patriarcato di Venezia]

*Patriarca di Venezia

Sarà nelle sale cinematografiche nel 2020 il film La vita nascosta che racconta la vicenda di Franz Jägerstätter. Vi proponiamo il trailer:

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