Come Gesù bambino da Erode, come gli ebrei dal faraone, oggi è una Chiesa fuggitiva l’immagine che ci viene presentata dal nuovo rapporto pubblicato da Open Doors, Ong internazionale che monitora costantemente le persecuzioni contro i cristiani di tutto il mondo. Lo studio ha un titolo emblematico: “Chiesa fuggitiva. Rapporto 2022 sugli sfollati interni e sui rifugiati”.
Diffuso in occasione della Giornata mondiale del rifugiato del 20 giugno, incrocia i dati sulla libertà religiosa con quelli che di recente hanno portato l’UNHCR a registrare che oggi nel mondo sono 100 milioni le persone costrette a fuggire dalle loro comunità. Il risultato che emerge è che in 58 dei primi 76 Paesi della Open Doors World Watch List, ci sono cristiani che dichiarano di essere stati espulsi con la forza dalle loro case a causa della loro identità religiosa.
Tra gli sfollati interni poi, quelli costretti a lasciare le proprie case ma rimangono entro i confini del proprio Paese, quasi la metà proviene dai 5 Paesi che sono in cima all’elenco di quelli dove soffrono maggiormente i cristiani: Siria, Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Colombia e Yemen.
E se pensiamo che non vi sia un collegamento tra Paesi di origine dei rifugiati e Paesi tra i peggiori violatori della libertà religiosa, Open Doors chiarisce: «Per avere un quadro completo della persecuzione religiosa, dobbiamo guardare sia alla Chiesa in casa che alla Chiesa in fuga», afferma Helene Fisher, esperta del team che ha condotto la ricerca. «La divisione delle comunità religiose fa parte di una strategia deliberata. Lo sfollamento non è solo un sottoprodotto della persecuzione, ma in molti casi fa intenzionalmente parte di una strategia più ampia per sradicare il cristianesimo dalla comunità o dal Paese».
L’esempio più palese ce lo fornisce il Medio Oriente, in particolare l’Iraq dove, stando ai dati di Open Doors, sono rimasti solo 166mila cristiani, e vent’anni fa erano un milione. Per quanto riguarda il resto dell’Asia, i principali fattori che portano le persone ad abbandonare la propria casa sono la famiglia e la comunità locale, con forti pressioni su chi si converte al cristianesimo da un’altra religione. In questo contesto, spicca il caso del Pakistan dove le minoranze religiose vivono sotto un regime di persecuzione e si ritrovano a combattere contro l’apostasia e la blasfemia.
Tra le altre cause dello sfollamento ci sono l’instabilità politica e l’ascesa di gruppi religiosi estremisti, come per esempio accade in Myanmar, soprattutto negli stati di Karen, Chin, Kayah e Kachin. In Corea del Nord non è ammessa alcuna religione e chi fugge cerca libertà maggiori superando il confine, per esempio in Cina. Il che è tutto dire, visto che il Covid ha inasprito la situazione: gli uomini nordcoreani sono maggiormente esposti a minacce di denuncia da parte dei datori di lavoro cinesi e le donne rischiano di essere vittime della tratta.
E se è vero che oggi si fa un gran parlare di violenza, è altrettanto vero che alcune violenze di serie B rimangono nell’ombra, quasi dimenticate. È il caso dei tanti cristiani sfollati interamente e richiedenti asilo. Sensibilizzare, informarsi e diffondere i dati è un modo per proteggerli nella loro fuga, non è raro infatti che debbano affrontare persecuzioni perfino nei campi di accoglienza dove non viene dato il giusto peso al tema della violenza per motivi religiosi. «In alcuni casi», spiega Eva Brown, analista presso Open Doors, «i governi e persino le organizzazioni internazionali ben intenzionate possono purtroppo essere complici nell’aggravare la discriminazione contro i cristiani sfollati. Ecco perché la consapevolezza di questa vulnerabilità su più livelli è vitale, in modo che i bisogni degli sfollati e dei rifugiati emarginati possano essere affrontati meglio».
«Egli è colui che prese su di sé le sofferenze di tutti. Egli è colui che fu ucciso in Abele, e in Isacco fu legato ai piedi. Andò pellegrinando in Giacobbe, e in Giuseppe fu venduto. Fu esposto sulle acque in Mosè, e nell’agnello fu sgozzato. Fu perseguitato in Davide e nei profeti fu disonorato». (Omelia pasquale di Melitone di Sardi)
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