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Crisi matrimoniale? Arriva il decalogo salva coppia
NEWS 28 Luglio 2021    di Raffaella Frullone

Crisi matrimoniale? Arriva il decalogo salva coppia

Si fa presto a dire crisi di coppia, più difficile guardarci dentro e trovare il modo per affrontarla, ancor più facendolo senza rinunciare all’ironia. Ci riesce Marco Scarmagnani con il suo ultimo volume Crisi di coppia, come uscirne in dieci mosse (Sempre editore), un libro agile, semplice, ma che tocca le corde più profonde e complesse della relazione. Scarmagnani si definisce «un appassionato di coppia, della sua (è sposato e vive una vita di coppia felice da 22 anni) e di quella degli altri», e infatti da quasi vent’anni soccorre e supporta chi sta vivendo un momento di fatica. Lo abbiamo raggiunto al telefono.

Bella l’idea di un libro sulla crisi di coppia, ma una coppia in crisi, o il coniuge di una coppia in crisi, ha voglia di mettersi lì a leggere un libro? Dicci tre motivi per cui dovrebbe farlo…

«È vero che spesso la crisi di coppia porta con sé anche un atteggiamento un po’ depressivo: “Non c’è più nulla da fare”, “È rotto”, “Ormai è la fine” sono pensieri che passano per la testa a chi vive con disagio la relazione. È anche vero che uno dei due – generalmente lei – questa crisi vuole risolverla o almeno vederci più chiaro. Tre motivi: guarda, io vorrei che chi legge questo libro lo facesse perché animato da sentimenti sinceri di amore, dalla consapevolezza che quella relazione è ciò che Dio (o il Karma, o il Destino, dipende dai sistemi di riferimento) gli ha messo di fronte per fargli fare un altro pezzetto di strada, per migliorarlo in qualcosa. Ma so per esperienza che non è così. Chi si ritrova in una relazione che non va è come una persona che sta per annegare, è angosciato, e si aggrappa a quello che può. Potrà leggere questo libro perché sta male con il marito ma ha dei figli (pessima motivazione, ma meglio di niente), oppure per un doverismo di principio (il cattolico che trasforma l’alleanza d’amore del Sacramento in una Legge a cui obbedire). Non mi scandalizzo. Vorrei però che alla fine del libro potesse guardare suo marito, sua moglie negli occhi, dicendo o pensando “Io scelgo te”».

Come ti sei inventato l’altrostima che fa da contraltare all’autostima e cosa c’entra con la crisi di coppia?

«Per fare questo lavoro mi sono formato nei territori più disparati. Quello che mi ha sempre colpito – ed il motivo per cui ho inventato i laboratori di coppia – è che la formazione a livelli più approfonditi è quasi sempre rivolta al singolo: crescita personale, spirituale, psicospirituale e – appunto – autostima. Credo ci sia bisogno di tradurre in chiave relazionale le tecniche interessantissime di questi percorsi. Così ho proposto di allenarsi all’altro-stima. Perché come un individuo sta bene se riesce a focalizzare i propri punti di forza, correggere benevolmente i propri punti deboli, perdonare i propri errori, a maggior ragione questo meccanismo può funzionare in una relazione. Criticare di continuo il coniuge, giudicarlo, avvelena la relazione ma anche chi esprime la critica ed il giudizio. Lodare il coniuge, valorizzarlo, fornisce un nuovo respiro alla relazione, ma anche alleggerisce il cuore di chi lo fa. Anche qui, in tutto il libro cerco di combattere la tentazione immatura di attuare cambiamenti solo se lo fa l’altro. Non va bene! Se un atteggiamento è buono va espresso anche in maniera unilaterale. Non facciamo i bambini! Gareggiamo nel fare il bene!»

Ma davvero ancora oggi, Anno Domini 2021 – come scrivi nel libro – le famiglie di origine hanno un peso nelle crisi di coppia? Quali sono i campanelli d’allarme?

«Le lunghe telefonate di fine giornata, tutti i giorni! I pranzi domenicali che da piacevole momento insieme diventano un obbligo, un ricatto affettivo. Confidare ai genitori particolari intimi delle propria relazione. La dedizione ai genitori che – fatta salva l’emergenza – toglie ogni spazio alla coppia. Il tacito accordo che questa emergenza in cui “mia madre non può stare sola” dura 10 – 20 – 30 anni. Il padre che dice al figlio che ha sbagliato a sposarsi. La madre che fa capire al figlio che fa le cose meglio della moglie… Ho pescato liberamente dalle situazioni che sto vedendo. Sì le famiglie d’origine hanno un grande peso. Ma attenzione! Nel libro non scrivo di tagliare i ponti. Al contrario. Le famiglie di origine vanno amate, come coppia. E da questa prospettiva d’amore vanno creati i giusti confini. È l’unica strategia che funziona».

La morale è che dalla crisi di coppia si può uscire, mi pare anche con un po’ di ironia…

«Uscirne se ne esce, basta volerlo, basta non credere che sia una magia. Occorre rimboccarsi le maniche e lavorare sui punti critici della propria relazione. Nel libro ci sono degli spunti. La coppia finisce quando si decide che è finita. Vabbè, questa sembra una citazione da Rocky… E allora, a proposito, l’ironia è una chiave potentissima. Aiuta a stemperare il clima, a guardarsi in maniera distaccata. Viktor Frankl, che tutto era tranne che un pensatore banale, diceva che l’ironia muove dalla capacità squisitamente umana di auto-trascendersi, come l’eroismo. Attenzione: ironia, non sarcasmo. Per riconoscerli è semplice: l’ironia fa sorridere entrambi, il sarcasmo fa ridere uno solo. Da quant’è che non ridiamo insieme? Guardate le coppie che sanno ridere insieme e prendete spunto».


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