In questi tempi di crisi, che mostrano i grandi limiti dell’individualismo, i vescovi europei hanno voluto sottolineare il ruolo centrale che la famiglia ha svolto, «la vera cellula di solidarietà e condivisione, ma anche un luogo dove pregare insieme. Investire nella famiglia è il primo passo verso una giusta ripresa sociale, economica ed ecclesiale». Così si sono espresse le due organizzazioni che rappresentano i vescovi europei, COMECE (che rappresenta le Conferenze episcopali dell’Unione europea) e CCEE (che include anche quelle dei paesi Europei non incorporati nell’Unione).
I vescovi hanno rinnovato la loro vicinanza a tutti coloro che continuano a combattere il Covid-19, a «le vittime, le loro famiglie e tutti gli operatori sanitari». Hanno anche espresso preoccupazione per «la crisi economica e la conseguente perdita di un gran numero di posti di lavoro». Chiedono che tutti in Europa lavorino «insieme per una ripresa che non lasci nessuno indietro». Inoltre, i vescovi hanno commentato «la forte limitazione imposta alla libertà di religione nel contesto della chiusura dei luoghi di culto e del divieto delle liturgie, chiedendo il ripristino delle normali relazioni Stato-Chiesa basate sul dialogo e il rispetto dei diritti fondamentali». I vescovi credono che da tutto questo possa essere estrapolata un’opportunità, con i fedeli che ora possono tornare nelle chiese e la speranza è che i cattolici riscoprano l’importanza delle celebrazioni nei luoghi di culto
Anche l’arcivescovo di Kampala (Uganda), Kizito Lwanga, ricordando l’esempio dei martiri ugandesi, ha chiesto di rafforzare la fede domestica, in famiglia. Il giorno dei martiri viene celebrato il 3 giugno in Uganda. Questa festa nazionale commemora i 22 cattolici assassinati per ordine di Kabaka Mwanga II. Inoltre, ha incoraggiato le famiglie a leggere quotidianamente la Bibbia, osservando che, come cattolici, i fedeli sono chiamati a meditare su queste letture e a rinnovare la loro fede.
Riflette anche sulla situazione del COVID-19 nel paese e ricorda che, nel momento in cui i luoghi di culto non sono accessibili, i martiri «ci insegnano a rimanere saldi nella fede». «C’è una forte tentazione di rimanere nell’egoismo, nell’individualismo e nell’egocentrismo. C’è anche la tentazione di sviluppare una logica della legge della giungla, la sopravvivenza del più adatto, che va contro la virtù cristiana della carità», ha avvertito. Il prelato ha sottolineato che in tempi di crisi i martiri insegnano che «dobbiamo aumentare le nostre opere di carità, le nostre opere d’amore e non ridurle o distruggerle». «Cerchiamo di avere speranza in Dio e un atteggiamento e un approccio che ci ricordino il nostro battesimo e i nostri obblighi cristiani», ha concluso. (Fonte)
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