E’ possibile che, quasi senza volerlo, si possa arrivare a raccontare, anzi a denunciare il vuoto spirituale che oggi domina il mondo occidentale? Sì, è possibile. Lo prova la laicissima e insospettabile Netflix con Bird Box, un film con i celebri attori Sandra Bullock e John Malkovich, che risulta ambientato in uno scenario post apocalittico. In estrema sintesi, la trama della pellicola è quella di un mondo invaso di misteriose entità che, se solo guardate – anche solamente tramite un monitor -, inducono al suicidio. Di qui il dilagare di morti “volontarie” e la sfida della protagonista, la pittrice in dolce attesa Malorie, interpretata dalla Bullock, per restare in vita; una sfida che alla fine la porterà a trovare rifugio, abbastanza prevedibilmente, in una scuola di non vedenti.
Ora, che cosa c’è di religioso in una storia simile? Apparentemente nulla. Eppure non ci vuole molto – come ha acutamente osservato monsignor Robert Barron, vescovo ausiliare di Los Angeles molto attivo e seguitissimo sui social media – per cogliere in questa vicenda la rappresentazione plastica di un mondo senza Dio, in cui le anime perdono i loro duelli spirituali e finiscono con il definitivo e purtroppo eterno smarrirsi. L’assenza di fede, ha notato Barron, in Bird Box come in altre pellicole simili emerge dal fatto che non solo, dinnanzi a eventi catastrofici, nessuno prova a pregare, ma chi osa tirare in ballo la religione viene, a seconda dei casi, ridicolizzato o compatito.
Un secondo aspetto interessante concerne il ruolo distruttivo che hanno per le persone le entità oscure del film della Bullock, le quali possono essere benissimo equiparate alla pericolosità dei demoni. Senza dimenticare la gravità del suicidio, atto di supremo sfregio al Creatore che nella pellicola risulta, non a caso, scopo primario delle forze malvagie e culmine del loro potere.
D’accordo, ma quale potrebbe essere, in un’ottica non cinematografica ovviamente ma cristiana, un rimedio a tutto questo? Sappiamo che la fede è un dono di Dio, ma l’anemia spirituale odierna è troppo epidemica per non avere una spiegazione anche, per così dire, sociologica. Più precisamente, la vulnerabilità spirituale di ciascuno dipende dal distacco da Dio e, conseguentemente, dalla fragilità dell’anima.
Il punto ora è chiedersi come si possa verificare, questo grave allontanamento da Dio. La risposta è molto semplice e consiste in un altro allontanamento: quello dai sacramenti. Il che, per dirla in soldoni, ha a che vedere con la mancata partecipazione alla Santa Messa e, soprattutto, al sacramento della riconciliazione. In effetti, se da un lato le presenze alle funzioni domenicali sono tristemente in calo da decenni – le statistiche occidentali e europee sono, al riguardo, impietose -, dall’altro i confessionali risultano quasi sempre deserti. E lo sono non tanto e non solo per la difficoltà delle persone a farsi l’esame di coscienza quanto, soprattutto, per la perdita di consapevolezza della battaglia spirituale che ogni giorno l’anima di ciascuno è chiamata a condurre.
Con il rischio, per tornare all’avvincente trama di Bird Box, di ritrovarsi fatalmente faccia a faccia con forze oscure senza però la capacità di proteggersi adeguatamente. Di qui l’invito a considerare, come poc’anzi detto, l’assiduità ai sacramenti come potente antidoto al peccato e alla fragilità dell’anima. Problemi che, se non considerati con la dovuta serietà, possono trascinarsi in eterno. Letteralmente. Parola, manco a dirlo, di Netflix.