Insieme a quello demografico, un altro minaccioso inverno si sta abbattendo sull’Occidente: quello dell’attività sessuale. A certificarlo in modo chiaro è uno studio pubblicato sulla rivista Archives of Sexual Behavior che, monitorando un campione di oltre 26.000 statunitensi di età compresa tra i 18 e i 96 anni, ha rilevato come i giovani adulti di oggi abbiano, in media, 53 rapporti sessuali all’anno, più di 10 in meno rispetto ai loro coetanei degli anni Novanta. Un fenomeno che, per la verità, gli addetti ai lavori rilevano da anni, come testimonia per esempio il saggio Il sesso spuntato (Lindau) nel quale già otto anni fa lo statistico Roberto Volpi spiegava chiaramente come, a causa di tutta una serie di fattori, oggi le persone sperimentino un numero di rapporti sessuali inferiore a quelli che i loro coetanei, apparentemente prede d’una società moralistica, intrattenevano decenni fa. Paradossale, ma vero.
D’accordo, ma come mai tutto questo? Cosa sta spegnendo la fiamma del desiderio nei giovani di oggi? Secondo un sessuologo affermato come Olivier Florant, il pur complesso fenomeno una causa principale l’ha, ed è la pornografia. «Il 40% dei pazienti che vengono da me sono dipendenti dalla pornografia e questo flagello colpisce tutti gli ambienti», ha spiegato l’esperto. Il motivo per cui il porno sta uccidendo il desiderio è abbastanza intuitivo: lo rispedisce al mittente, lo banalizza e, in definitiva, lo umilia. Tutto ciò, secondo Florant, sta portando ad una pericolosa autosufficienza sessuale, tale per cui il piacere istantaneo e privo di qualsivoglia responsabilità procreativa, alla fine, viene preferito ad ogni altro.
«La scorciatoia più semplice», ha sottolineato il sessuologo francese ad Aleteia.org, «è quella di chiuderti nella tua stanza con il tablet e fare uso di pornografia, che tu sia una ragazza o un ragazzo. E sognare. Perché è più facile sognare che agire. Alcune donne possono accontentarsi di avventure erotiche attraverso siti di appuntamenti, senza necessariamente andare all’atto, quando gli uomini trovano il loro sollievo attraverso la pornografia. Autosufficienza sessuale, sia maschile che femminile, che rompe letteralmente le relazioni tra uomini e donne e, se andiamo oltre, firma finalmente l’estinzione della specie umana».
Possono sembrare conclusioni in qualche modo apocalittiche, almeno a prima vista. Eppure basta pensare all’andazzo della natalità in Occidente, che è a dir poco cimiteriale, per capire che non è così. D’accordo, ma allora come uscirne? Secondo Florant, occorre ricominciare non solo a vivere bensì, prima, a pensare il piacere sessuale. E, soprattutto, a pensarlo in relazione al piacere del prossimo, vale a dire del proprio marito e della propria moglie, prima che al proprio. L’etimologia va nella medesima direzione se si considera che lo stesso termine sexus, essendo traducibile con «separato», rinvia ad un’alterità in assenza della quale perde di significato e bellezza. Non resta quindi che augurarsi che gli auspici del sessuologo d’Oltralpe, peraltro simili a quelli di altri esperti del ramo, non passino inascoltati.
Diversamente, l’umanità rimarrà sempre più ingabbiata nella masturbazione o in rapporti sterilizzati dalla contraccezione, quelli che un altro pensatore francese, Fabrice Hadjadj, ha chiamato forme di «masturbazione assistita». Il punto è che un’umanità simile, semplicemente, non ha futuro. Ragion per cui c’è da sperare che quanto prima, a questo Occidente sazio e disperato, per dirla alla Biffi, cadano le bende dagli occhi. Così che, quando non serve, si riesca a spegnere il tablet.
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