di don Divo Barsotti
«Qual è allora la vera penitenza a cui ci richiamano il Signore e la Chiesa nel tempo quaresimale? (…) Qual è la conversione dunque a cui ci chiama il Signore, la vera penitenza?
È questo terremoto interiore, questo rivolgimento dell’essere onde tutto in noi si ordina a Lui, e per ordinarsi a Lui si strappa a un precedente amore, sfugge, si sottrae a un’attrazione che s’imponeva finora al nostro spirito e ci sottraeva, almeno in parte, a Dio stesso.
Se noi non avessimo bisogno di questa conversione, noi saremmo già santi. Possiamo dire di essere santi? No: vuol dire che abbiamo bisogno di convertirci. Se la santità è il nostro ordinarci totale a Dio, vuol dire che ancora non siamo totalmente ordinati, vuol dire che abbiamo bisogno di conversione. Ma da che cosa? Probabilmente, per noi tutti, dall’amore di noi stessi, come dice sant’Agostino: «Due amori fecero le due città: l’amore di sé fino al disprezzo di Dio, l’amore di Dio fino al disprezzo di sé».
Si impone dunque una liberazione dai nostri egoismi, si impone dunque che noi sappiamo veramente rinunciare a noi stessi. L’abnegazione di sé: ecco quello che implica la conversione del cuore». (Viareggio, 4/3/1968)
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