«I Santi sono i più umani tra gli uomini», affermava lo scrittore Georges Bernanos, «un eroe dà l’illusione di superare l’umanità, mentre il Santo non la supera, la assume. Si sforza di realizzarla nel miglior modo possibile, si sforza di avvicinarsi il più possibile al suo modello Gesù Cristo, cioè a Colui che è stato perfettamente uomo».
Un giorno santa Caterina da Siena (1347-1380) vide il Suo divino Sposo, Gesù Cristo, che l’abbracciava a Sé e, poi, improvvisamente, le toglieva il cuore dal petto per darle un altro cuore: il Suo! La Santa visse letteralmente la profezia contenuta nelle Sacre Scritture: Io vi darò un cuore nuovo.
Cosa ha di differente il cuore di Gesù? È un cuore capace d’amare, sempre e a ogni costo. È l’Amore! Così scrive Caterina in una sua lettera: «Io vi invito a entrare in uno mare pacifico per l’ardentissima carità di Gesù Cristo, e in uno mare profondo. Questo ho io trovato ora di nuovo (non che sia nuovo il mare, ma è nuovo a me nel sentimento dell’anima mia) in quella parola: Dio è amore».
Se Dio è amore, perché scappare da Lui? Forse perché amare è difficile: siamo troppo limitati, così poco divini e impastati anche di male. Ecco il bisogno di purificare il nostro cuore dal peccato ed essere in questo modo capaci di esercitare la carità. In tal senso – continua Caterina – «fate subito che la memoria s’apra a ricevere quello che lo intendimento intende nella divina carità; e la volontà si levi con ardentissimo desiderio, e riceva e ragguardi il cuore consumato del dolce e buono Gesù che n’è donatore; e così vi troverete affocato e vestito di fuoco, e del dono del sangue del Figliuol di Dio; e sarete privato d’ogni pena e malagevolezza».
Caterina vuol dirci che possiamo comprendere il mistero della vita con la ragione e con il cuore. Tutto riceve un senso nuovo, perché è a partire da Gesù che questo avviene: l’incontro con Lui nella preghiera ci libera da ogni male, frustrazione, fatica della vita.
Il suo invito è di amare, sapendo che siamo stati innanzi tutto amati da Dio, prima ancora che potessimo a nostra volta amare. Per qual motivo Dio ci ama? Per donarci una vita che non ha fine, la vita eterna: «ragguardando Dio in sé medesimo – spiega la Santa –, innamorossi della bellezza della sua creatura, mosso da fuoco dell’inestimabile sua carità, solo per questo fine, perché ella avesse vita eterna, e godesse quel bene infinito che Dio godeva in sé medesimo».
Con il peccato noi perdiamo questa capacità di vivere nella carità, non ne siamo più in grado, il nostro amore è disordinato, non ci colma di felicità: ci illude e ci tradisce, rimaniamo vuoti e soli. A volte, infatti, confondiamo l’amore per noi stessi con il vero amore, non comprendendo che in fondo è una forma di egoismo. Ed è così – scrive Caterina –, «quando fussimo fondati in amore proprio di noi medesimi, il quale è la più perversa lebbra e piaga che possiamo avere». E precisa ancora: «ma l’uomo, matto amatore di sé medesimo, come cieco giudica tutto il contrario, e così tiene. E chi manifesta ch’egli tenga? Il disordinato amore ed affetto ch’egli ha a sé e al mondo».
Tuttavia, il Signore non ci abbandona: davanti al nostro sincero pentimento, il suo Spirito ci dona un cuore rinnovato. Egli ci perdona perché ci ama! La Pasqua nasce dall’amore di Dio Padre, il quale non ha paura di sacrificare suo Figlio per la nostra salvezza: «O dolcissimo amore Gesù- è ancora la Santa a parlare –, tu hai giocato con la morte in sulla croce alle braccia, e la morte vinse la vita, e la vita vinse la morte; cioè che per la morte del corpo suo distrusse la morte nostra, e per la morte nostra distrusse la vita del corpo suo. Oh inestimabile dilezione di carità!».
Una volta incontrato il Risorto ogni credente dovrebbe correre per il mondo così da annunciare a tutti, come Maria di Magdala: Ho visto il Signore! È quanto ci suggerisce di fare santa Caterina, come hanno fatto le donne del Vangelo: «Correte dunque, correte, correte». (fonte foto: Bing)
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