Ad Ascoli Piceno la processione del Corpus domini quest’anno è stata speciale, perché è avvenuta con le ostie consacrate rimaste per mesi sotto le macerie della chiesa di Santa Maria Assunta di Arquata del Tronto colpita dal terremoto che ha colpito il Centro Italia del 2016.
Le 40 ostie furono ritrovate intatte senza alcun segno di decomposizione grazie allo zelo di don Angelo Ciancotti, parroco della cattedrale di Ascoli Piceno, originario di Arquata.
«Questa sera», ha detto il vescovo monsignor Giovanni D’Ercole, «abbiamo recato in processione anche alcune ostie ritrovate dopo oltre un anno e mezzo dal sisma del 24 agosto 2016. Il tempo non le ha intaccate quasi a sottolineare, anche fisicamente, che Gesù è il Signore che vince la morte e non teme l’usura del tempo e le calamità d’ogni tipo».
Triplice il messaggio di queste ostie e che il vescovo ha voluto indicare ai fedeli:
- «sono segno che Gesù condivide la nostra esistenza nei momenti belli e nelle difficoltà. Sepolte dalle macerie queste ostie consacrate hanno visto case distrutte e persone ferite, amici schiacciati, morti a causa della improvvisa violenza del sisma. Queste ostie, testimoni d’un dramma che molti di noi porteranno per sempre nel loro animo, ci parlano della compagnia di Gesù. Il nostro non è un Dio estraneo alle vicende umane; è un Dio che soffre con noi e ci assicura che se anche non può toglierci le prove anche le più dolorose, ci è accanto e mai ci abbandona; anzi ci assicura che la vittoria è sua, sempre»;
- «Sono segno di quell’unità che mantiene la comunione delle nostre comunità a fronte del rischio di ogni divisione. Queste ostie che hanno resistito alla violenza delle scosse del terremoto restando intatte e unite nella pisside senza disperdersi fra le macerie, ci parlano della potenza di Cristo capace di abbattere ogni nemico dell’unità e della fraternità nella Chiesa. Ci esortano ad affrontare insieme le sfide della vita ecclesiale mai rinunciando alla comunione e mai cedendo alle tentazioni dell’individualismo e dei particolarismi che distruggono e vanificano l’amore fraterno»;
- «sono incoraggiamento a lavorare senza stancarsi per fare della società ad ogni livello un’accogliente dimora per tutti. L’Eucaristia è cemento di fraterna solidarietà per superare le ingiustizie e le differenze sociali; è nutrimento divino che sfamandoci c’impedisce di essere felici da soli e ci sprona alla condivisione anche materiale come segno di fede vissuta».
Tutto questo, ha concluso D’Ercole, «ci porta ad amare l’Eucaristia, a celebrare con fede la Santa Messa specie quella domenicale, ad adorare la presenza reale di Cristo come prolungamento di Cristo nella nostra vita di ogni giorno».