Tante persone, in Italia ma non solo, sono costrette tra le mura domestiche per via dell’emergenza del Coronavirus. Una condizione che, «nella gioia e nel dolore», ha fatto emergere la centralità della sfera familiare (sia essa quella di origine o quella che si è costruita unendosi con un’altra persona), che racchiude le nostre relazioni primarie. Naturalmente, le condizioni sono molto variegate e parlano sia in chiave positiva, sia negativa: da chi è costretto alla separazione fisica dal proprio coniuge o dai propri genitori, a chi vive con fatica la condivisione dei tempi e degli spazi, a chi rimpiange la famiglia che aveva e che si è sfasciata, a chi ancora sogna di formarne una propria, ma anche chi sta godendo della possibilità dello stare assieme, a chi sta sfruttando questo tempo per ricucire un rapporto zoppicante… Quello che accomuna tutti, ad ogni modo, è il fatto che stiamo vivendo una situazione inedita, che può necessitare di consigli da parte di persone competenti per essere affrontata al meglio: con questo articolo ci soffermeremo in particolare sulla relazione di coppia e sulla gestione dei figli.
MANUTENZIONE DELLA COPPIA
In tanti, sul web, hanno provato a domandarsi, tra il serio e il faceto, se questa quarantena porterà in eredità più figli o più divorzi. Naturalmente la speranza è che a prevalere siano i fiocchi rosa e azzurri, ma è importante prendere consapevolezza della necessità che, affinché una coppia possa stare bene, venga fatta una “manutenzione” della relazione.
John Cuddeback, padre di sei figli e docente di filosofia, sul suo blog Life Craft ha proposto tre semplici idee rivolte agli uomini per riscoprire il proprio matrimonio in questo periodo di pandemia (ma, a ben vedere, sono valide in ogni tempo), perché – scrive – «un buon generale risponde alla realtà che ha di fronte». In primo luogo, fare qualcosa per semplificare la vita della propria moglie: nulla di eccezionale, cose della quotidianità, ma fatte con sincerità e senza grandi proclami; accanto a questo, dire alla propria sposa quanto si apprezza quello che fa: anche qui, con sincerità, senza affidarsi alle proprie (reali o meno) capacità di recitazione; da ultimo, chiedere alla propria compagna di vita in cosa si può migliorare, ascoltando i suoi consigli e cercando così di lavorare sui propri difetti.
EDUCAZIONE E DINTORNI: ESSERE, E FARE, I GENITORI
Un altro aspetto che ha molto interrogato chi ha figli, soprattutto se ancora piccoli, è poi stata la preoccupazione circa gli effetti dell’isolamento.
Catherine L´Ecuyer, cattolica e mamma di quattro bambini, ma anche grande esperta in materia di educazione, dopo aver specificato che non esistono evidenze scientifiche su questo tema, dal momento che «sarebbe immorale fare un simile esperimento su bambini in gruppi controllati», ha messo a fuoco due aspetti: da un lato, la grande predisposizione all’adattamento dei bambini, molto più marcata rispetto a quella degli adulti, che per esempio li aiuta a vivere consuetudinariamente una quotidianità che di “pediatrico” ha poco o nulla e che è più una continua rincorsa a rispondere alle esigenze di un mondo che scorre secondo logiche “adulte”; dall’altra, che ogni situazione è a sé (varia l’età, la situazione abitativa, il fatto che ci siano entrambi genitori o no e che vadano d’accordo o meno, etc.), ma di fondo vie è il fatto che se i «genitori stanno bene [non sono in ansia o depressi, mantengono un clima gioioso, sono pazienti, si intrattengono con attività utili, etc.], i bambini stanno bene». Chiosa quindi L’Ecuyer: «Quello che stiamo vivendo è un esperimento su larga scala per il quale non esiste un manuale di istruzioni, tranne per il buon umore, la gentilezza, l’affetto e la generosità. È un’occasione unica per imparare ad amarsi di più a casa. Spero con tutto il cuore che tutti possiamo resistere a questo grande test e che le famiglie ne escano rafforzate anziché spezzate».
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